Padre e figlio dividono un appartamento sui tetti. Da molto tempo vivono da soli, in un mondo a parte, pieno di rituali quotidiani. Seguendo l'esempio del padre, Alexei si è iscritto alla scuola militare. Ama lo sport, non pensa ad altro. La sua compagna è però gelosa del rapporto così intimo che lui ha con il padre. Anche se prima o poi tutti i figli devono lasciare la famiglia, Alexei ne è turbato. Suo padre sa che dovrebbe accettare un posto migliore in un'altra città e forse anche risposarsi ma allora chi consolerebbe Alexei? Mai un amore tra padre e figlio è stato così forte.
SCHEDA FILM
Regia: Aleksandr Sokurov
Attori: Andrej Shetinin - Il padre, Alexei Nejmyshev - Il figlio, Alexander Rasbash - Il vicino, Fedor Lavrov - Fyodor, Marina Zasukhina - La ragazza
Sceneggiatura: Sergey Potepalov
Fotografia: Aleksandr Burov
Musiche: Andrey Sigle
Scenografia: Natalya Kochergina
Durata: 83
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Produzione: ZERO FILM
NOTE
- PREMIO FIPRESCI AL 56MO FESTIVAL DI CANNES (2003).
CRITICA
"Quasi nessuna trama, ma un vertiginoso dipanarsi di risonanze emotive nell'ipnotico 'Padre e figlio' di Aleksandr Sokurov. Che cerca nei corpi atletici dei due protagonisti membra, epidermidi, volti in primissimo piano la cifra di un rapporto difficile a dirsi e soprattutto a figurarsi, perché carico di interdetti e di echi religiosi. Un legame perfino soffocante, come testimonia quella ragazza bella come un angelo, ma esclusa dalla coreografia di gesti e di emozioni che Sokurov intreccia in una casa sui tetti di un vecchio caseggiato che domina Pietroburgo, o forse una città onirica composta con frammenti di località diverse. In ogni caso, uno dei pochi film di Cannes 2003 che vedremmo una seconda volta". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 24 maggio 2003)
"Forse non è un capolavoro nello stesso modo del suo predecessore 'Taurus' o anche dell'ultimo 'Arca russa', ma 'Padre e figlio' reca la sua inconfondibile impronta. Sempre ai bordi del sogno, o di una deformazione personalissima della realtà, sempre fedele al suo caratteristico impiego del sonoro ossessivo e bisbigliato, Sokurov riesce a dare una rappresentazione dell'amore paterno e di quello filiale che, nel suo omettere quasi del tutto le informazioni, emoziona, turba, scava, regalandoci momenti di eccezionale potenza evocativa". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 24 maggio 2003)
"Il senso ultimo è condensato nella frase: 'Un padre che ama il figlio lo crocifigge, un figlio che ama il padre si fa crocifiggere'. Pare poi che non si possa amare il padre e la morosa nella stessa misura: Sokurov, almeno, la pensa così. Morboso, sibillino e suggestivo, il film è quello che è. Prendere o lasciare". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 24 maggio 2003)