Sull'isola di Tahiti, nella Polinesia francese, l'Alto Commissario della Repubblica e funzionario del governo francese De Roller è un uomo calcolatore con modi impeccabili. La sua percezione alquanto ampia del suo ruolo lo porta a navigare nell'"establishment" di fascia alta e in luoghi ombrosi dove si mescola con la gente del posto. Soprattutto da quando gira una voce insistente: l'avvistamento di un sottomarino la cui presenza spettrale potrebbe annunciare il ritorno dei test nucleari francesi.
SCHEDA FILM
Regia: Albert Serra
Attori: Benoît Magimel, Pahoa Mahagafanau, Marc Susini, Matahi Pambrun, Alexandre Melo, Sergi López, Montse Triola, Michael Vautor, Cécile Guilbert, Lluís Serrat, Mike Landscape, Cyrus Arai, Mareva Wong, Baptiste Pinteaux
Sceneggiatura: Albert Serra, Baptiste Pinteaux - dialoghi
Fotografia: Artur Tort
Musiche: Marc Verdaguer, Joe Robinson
Montaggio: Albert Serra, Artur Tort, Ariadna Ribas
Scenografia: Sebastián Vogler
Durata: 165
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: IDEALE AUDIENCE, ALBERT SERRA PER ANDERGRAUN FILMS, TAMTAM FILM GMBH, ROSA FILMES
Distribuzione: MOVIES INSPIRED
Data uscita: 2023-05-18
NOTE
- PRODUTTORI ESECUTIVI: LAURENT JACQUEMIN, ELISABETH PAWLOWSKI, MONTSE TRIOLA. - IN CONCORSO AL 75. FESTIVAL DI CANNES (2022). - NELLA SEZIONE NUOVIMONDI DEL 40° TORINO FILM FESTIVAL (2022)
CRITICA
"(...) un film magnifico, che segna un passaggio importante nel cinema del regista catalano toccando una grazia e una intensità di messinscena in cui si moltiplicano visioni e figure della sua poetica. Col sottotitolo «Tourment sur les iles» - di eco conradiano - ha come protagonista l' alto commissario della repubblica nella Polinesia francese, De Roller, un uomo inafferrabile, che sembra muoversi tra calcolo personale e intrighi politici (Benoit Magimel straordinario) - coi quali manovrare a suo favore. L'isola è Tahiti, lui indossa sempre un abito chiaro e gli occhiali da sole bluette, non toglie la giacca di lino neppure sulle moto d' acqua nel mezzo del mare sottolineando così il suo essere «straniero», la propria diversità rispetto agli altri pure se è amichevole, e si dichiara legato profondamente a quel luogo. Intorno a lui c'è un universo di avventurieri (...). Ognuno di loro racchiude il segno di una possibile minaccia, di un mondo oscuro, di un frammento della narrazione - e delle molte storie che vi confluiscono - mancante. De Roller si sente responsabile, ha le maniere un po'paternaliste dell' istituzione buona, vorrebbe controllare tutto, sapere ogni cosa. Pian piano diviene sempre più allucinato, si lascia trasportare dalle voci che circolano sull' isola e inanellano ciascuna una diversa versione di ciò che avviene ma forse è tutto solo nella sua testa, una fantasmagoria riflesso di quel paesaggio notturno che percorre senza comprenderne fino in fondo i segni. (...) Serra ha detto di essersi ispirato alle storie raccontate da Tarita Teriipaia, la moglie di Marlon Brando: cosa ci suggerisce allora il titolo, Pacifiction? Il paradiso di De Roller ha i colori dei quadri di Gauguin e la «finzione» di un'«innocenza» perduta nei rituali recitati per i turisti, un sincretismo di cartoline delle danze locali e dei tramonti che si fondono con le insegne al neon rosa pallido. E su questo bordo di «verosimiglianze» si muove il regista per costruire la sua rappresentazione che è del mondo e di ciò che lo immagina (...). È attraverso il suo protagonista che Serra ci mostra questo Pacifico altrove letterario di fascinazione e di avventure dove il tempo cola ipnotico, si avvita, traccia cartografie che dicono di un' impotenza e forse di una realtà. Un thriller-politico, il flusso degli esotismi, noi spettatori rimaniamo sempre nella sua testa, il suo sguardo crea le suggestioni a cui assistiamo dandogli un diverso significato. Lì, in questa paranoia crescente, e sontuosamente barocca, si palesa la contemporaneità, l'aggressione di un postcoloniale che afferma in modo sottile il suo controllo e cerca di mantenere le antiche geografie nell' autofinzione gentile di sé. La stessa che contiene i segni di una dinamica mai finita, che stride con quegli universi e con le loro rivendicazioni: un corpo a corpo intorno al potere - che al protagonista nella sua progressiva esaltazione sfugge, mentre «la politica è solo una discoteca». Questo affresco imponente Serra lo rende materia di un'immagine la cui bellezza non è mai accessoria, che si fa macchina cinematografica sensuale e desiderante, capace di muoversi in profondità senza rinunciare alla propria sorpresa." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 27 maggio 2022) "Deludentissimo (...), estenuante divagazione dietro i dubbi dell' Alto Commissario di Francia in Polinesia (Benoît Magimel): mentre i locali temono la ripresa degli esperimenti nucleari, la macchina da presa si perde dietro il protagonista, i suoi pensieri e i suoi comportamenti, senza mai riuscire davvero a capire cosa voglia o cosa cerchi. Forse l'idea era quella di registrare la mancanza di senso delle azioni umane, ma quello che alla fine arriva sullo schermo è la superficialità e l' assoluta inconsistenza di un gruppo di persone che sembrano interessate solo a ubriacarsi e approfittare delle bellezze locali. Due ore e tre quarti buttate via." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 27 maggio 2022)