Nell'Afganistan dell'era talebana le donne non possono uscire di casa liberamente senza essere accompagnate da un uomo. Non possono cercare un lavoro e non possono neanche manifestare per tentare di affermare i propri diritti. Nella sua famiglia di sole donne, Maria, per evitare tutto questo alla propria figlia, non può far altro che travestirla da ragazzo. La ragazza perciò diventa Osama e comincia a lavorare ma non riesce ad adattarsi all'ambinete e a comportarsi come un uomo.
SCHEDA FILM
Regia: Siddiq Barmak
Attori: Marina Golbahari - Osama, Arif Herati - Espandi, Zobeydeh Sahar - Madre, Mohamad Nader Khadjeh, Gol Rahman Ghorbandi, Mohamad Haref Harati, Khwaja Nader
Soggetto: Siddiq Barmak
Sceneggiatura: Siddiq Barmak
Fotografia: Ebrahim Ghafori
Musiche: Mohammad Reza Darvishi
Montaggio: Siddiq Barmak
Scenografia: Akbar Meshkini
Durata: 82
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: BARMAK FILM, LEBROCQUY FRASER PRODUCTIONS, NHK, HUBERT BALLS FUND OF ROTTERDAM FILM FESTIVAL
Distribuzione: LUCKY RED (2004)
Data uscita: 2004-01-30
NOTE
- CAMERA D'OR, MENZIONE SPECIALE, ALLA QUINZAINE DES REALISATEURS AL FESTIVAL DI CANNES 2003.
- GOLDEN GLOBE 2004 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
CRITICA
"Come mettere in immagini la follia di un regime che proibì proprio le immagini? Diretto dall'esordiente Siddiq Barmak (già allievo del Vgik di Mosca), il primo film girato nella Kabul del dopo-talebani è semplice come un apologo, diretto come un documentario, violento come una frustata. Ma anche capace di giochi sofisticati quanto significativi sul fuori campo. Produce Makhmalbaf. Si vede." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 30 gennaio 2004)
"Non ha solo un alto valore di testimonianza, questo povero film afgano. Perché è anche un bel film, fin dalla prima scena di una manifestazione femminile di protesta repressa sanguinosamente dal regime talebano liberticida e misogino. (...) Uno spaccato per niente pittoresco o patetico, anzi molto energetico. Un altro tassello di quel dovere della memoria che per fortuna non tutti dimenticano". (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 31 gennaio 2004)