Teheran. Una gioielleria dei quartieri alti. Hussein, per vendicarsi del padrone che lo ha umiliato, lo uccide. Poi si toglie la vita. Qualche giorno prima Hussein, insieme al suo amico Ali, fratello della sua fidanzata, spinti dalla curiosità, avevano tentato di accedere alla gioielleria per ritirare una preziosa collana grazie a una ricevuta contenuta in una borsa trovata per strada. A causa del loro aspetto miserevole gli era stato proibito l'ingresso nel negozio, per cui ritentano, inutilmente, dopo aver indossato abiti più eleganti. Arrabbiato e umiliato, Hussein passa l'ennesima serata a consegnare pizze con la sua moto nei quartieri ricchi della città, che conosciamo attraverso le sue avventure. L'onnipresente ipocrisia del sistema in cui vive l'opprime sempre più e lo spinge, disperato, a compiere il gesto estremo...
SCHEDA FILM
Regia: Jafar Panahi
Attori: Hussain Emadeddin - Hussein, Kamyar Sheisi - Ali, Azita Rayeji - Sposa, Shahram Vaziri - Gioielliere, Ehsan Amani - Sconosciuto Al Bar, Pourang Nakhayi - Uomo Ricco, Kaveh Najmabadi - Venditore, Saber Safael - Soldato
Soggetto: Abbas Kiarostami
Sceneggiatura: Abbas Kiarostami
Fotografia: Hossain Jafarian
Musiche: Peyman Yazdanian
Montaggio: Jafar Panahi
Scenografia: Iraj Raminfar
Altri titoli:
SANG ET OR
CRIMSON GOLD
Durata: 97
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1,66)
Tratto da: ISPIRATO A UN FATTO DI CRONACA VERA
Produzione: JAFAR PANAHI PRODUCTIONS, MIKADO, LUMEN FILMS
Distribuzione: MIKADO (2004)
Data uscita: 2004-05-28
NOTE
- PREMIO DELLA GIURIA AL FESTIVAL DI CANNES 2003 NELLA SEZIONE "UN CERTAIN REGARD".
CRITICA
"Presentato lo scorso anno nella sezione Un Certain Regard, 'Oro rosso' conferma l'indubbio talento del cineasta iraniano e il magistero di Abbas Kiarostami, che ha sceneggiato il film ispirandosi a un fatto di cronaca, nel rispecchiare sempre nuovi aspetti della realtà del suo paese. (...) Recitato da non professionisti, ben girato e modernissimo nei dialoghi, 'Oro rosso' ci introduce in un universo islamico molto più complesso di come lo immaginiamo; e facendo emergere dinamiche umane e sociali simili alle nostre, in un momento tanto delicato dei rapporti fra mondo cristiano e mussulmano aiuta a capire." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 30 maggio 2004)
"Il regista Jafar Panahi ha poco più di quarant'anni ed è carico di onori. Caméra d'or (per la migliore opera prima) a Cannes nel '95 con 'Il palloncino bianco', Pardo d'oro a Locarno nel '96 con 'Lo specchio', Leone d'oro a Venezia nel 2000 con 'Il cerchio'. Questo è il suo quarto film. La sua scuola è quella del maestro iraniano Abbas Kiarostami, dietro cui fa capolino la scuola neorealista italiana, che qui ha scritto la sceneggiatura. (...) Piccole essenziali pennellate, una 'lentezza' di narrazione che non è sinonimo di calo di tensione, di superfluo, al contrario. L'idea. Suggerita in un lampo, di una società che malgrado precetti e restrizioni non ha abolito il baratro tra folle diseredate e privilegiati". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 11 giugno 2004)