Leon Bernstein, in arte "Bernzi", campione del fotografi "free lance"di un'America alle prese con i problemi della recessione degli anni '40, fotografa di tutto, ma soprattutto morti ammazzati e gangster. Conosce tutti i poliziotti e tutti i delinquenti, e mantiene prudentemente un atteggiamento neutro dal punto di vista etico: lui fotografa soltanto, e tenta invano di vendere un album di istantanee ad un editore che glielo pubblichi. Incontra ad un party una fascinosa vedova, Kay Levitz, che ha ereditato un club dal marito, ma si vede spuntare presunti soci, non molto graditi, da ogni parte. Tra tutti spicca tale Portofino, che allude a misteriose collusioni tra lui ed il defunto consorte di lei. Leon promette di aiutarla, ma Portofino viene trovato morto. L'Fbi minaccia Bernzi pensando che sappla qualcosa, e così fa la mafia. Insospettito, Bernzi manomette lo schedario della Polizia e scopre che il fascicolo Portofino è censurato, ma fa riferimento alla "Benzina nera", ossia al racket del buoni benzina in cui era implicato il marito di Kay, un politico e le due principali famiglie mafiose, i Farinelli e gli Spoleto. Un uomo di Farinelli, Sal Minetto, fa il doppio gioco: Leon lo fotografa e lo ricatta venendo a sapere che le due bande sono in lotta per il racket della benzina, e che Sal sta per tradire l'intero clan Farinelli, che verrà massacrato in un ristorante di Little Italy. Nascosto nel locale, Leon fotografa il massacro, viene ferito, ma, prima di venir arrestato, dà le foto ad un amico perchè le consegni ai giornali. Così, quando la polizia lo interroga, minacciandolo, arriva il Capo in persona con un quotidiano che lo proclama eroe del giorno. All'ospedale Kay, che ha avuto con lui un tenero quanto effimero incontro amoroso, gli confessa di averlo venduto a Spoleto in cambio del mantenimento del suo club. Ma Leon l'aveva capito, e non gli resta che lasciare, affranto, che la donna se ne vada. Dimesso, avrà l'amara consolazione di vedere il suo libro pubblicato e la sua arte apprezzata, ma avrà perso l'unico affetto della sua vita randagia e solitaria.
SCHEDA FILM
Regia: Howard Franklin
Attori: Joe Pesci - Leon Bernstein, Richard Riehle - Agente O'Brien, Bryan Travis Smith - Il Giovane Poliziotto, Max Brooks - Ragazzo A Thompson Street, Richard Schiff - Fotografo, Ellen McElduff, Chuck Gillespie, Jerry Adler - Arthur Nabler, Richard Foronjy - Farinelli, Steve Forleo, Kevin Dorsey, Stanley Tucci - San Minetto, Del Close - H.R. Rineman, Bob Gunton - L'Agente Anziano, Dominic Chianese - Marc-Anthony Spoleto, Laura Ceron, Maurice Bravo, Henry Bolzon, Gerry Becker - Conklin, Vinny Argiro, Jack Denbo, Mick McGovern, Christian Stolti, Gian Carlo Scanduzzi, David Gianopoulos, Kyle Moore, Jared Harris, Tom Lauricella, Louie Lanciloti, Marge Kotlisky, Jared Harris - Danny Il Portiere, Barbara Hershey - Kay Levitz, Del Close, Timothy Hendrickson
Soggetto: Howard Franklin
Sceneggiatura: Howard Franklin
Fotografia: Peter Suschitzky
Musiche: John Barry, Mark Isham
Montaggio: Evan A. Lottman
Scenografia: Ben Glass
Costumi: Jane Robinson
Effetti: Ed Jones, Industrial Light & Magic (ILM), Martin Bresin
Durata: 98
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI
Produzione: EVAN LOTTMAN - ROBERT ZEMECKIS - UNIVERSAL
Distribuzione: UIP - CIC VIDEO
NOTE
- REVISIONE MINISTERO NOVEMBRE 1992.
CRITICA
"La trama assai densa non deve far pensare alla solita storia farraginosa ed immaginifica sul gangsterismo anni '40. Qui ogni sequenza si dipana, lineare ed incisiva, con un dialogo sobrio, spesso frizzante in battute sapide ed intelligenti con immagini tagliate come vecchie istantanee dell'epoca. Pesci si muove davanti alla camera come se questa non esistesse, tanta è la sua naturalezza, disegnando un personaggio di straordinaria efficacia, sia quando si mette la maschera del gaglioffo sornione che ha visto tutto dalla vita e prega il poliziotto di mettere il cappello accanto ad un cadavere perchè è un particolare che piace al pubblico, o quando fotografa i barboni e i miserabili dei ghetti, o quando mostra l'apparizione della donna, una fatale ed incisiva Barbara Hershey, fa vibrare le corde di un'umanità e di una capacità di emozione che la vita sembrava aver completamente prosciugato in lui. I personaggi di contorno sono poi tutti calibratissimi nelle rispettive parti. Purtroppo il cinismo di fondo di una vicenda assai riprovevole sotto tutti i punti di vista, non consente di accettare il film, che peraltro si astiene con molta eleganza (ed è uno dei suoi non pochi meriti), da scivolate di dubbio gusto sia per quanto riguarda il dialogo, sia per le immagini che pur sgradevoli o violente non sono mai sottolineate con compiacimento". ("Segnalazioni Cinematografiche").