C'è un uomo che tutti odiano, Jongdu Hong, grande e grosso fuori ma terribilmente infantile dentro. Un dissociato dalla realtà. La sua vita è un costante andirivieni dalla prigione a causa di violenze di vario tipo. Un giorno, mentre è ubriaco alla guida della propria macchina e senza patente, uccide una persona in un incidente stradale e per questo viene condannato a scontare due anni e mezzo di prigione. Subito dopo essere stato scarcerato - mentre decide di tentare di reinserirsi nella società lavorando nella fabbrica del fratello - tenta goffamente di porre le sue scuse alla famiglia della persona morta nell'incidente. Qui incontra la figlia della vittima, Seolee Han, colpita da un ictus cerebrale che l'ha costretta a vivere su una sedia a rotelle.
SCHEDA FILM
Regia: Lee Chang-dong
Attori: Sol Kyung-gu - Hong Jong Du, Moon So-ri - Han Gong Ju, Ahn Nae-Sang - Hong Jong-Li, Ryoo Seung-wan - Hong Jong-Sae, Chu Gui-Jeong - Moglie Di Jong-Li, Kim Jin-Jin - Sig.Ra Hong, Sohn Byung-Ho - Han Sang-Shik, Yoon Ga-Hyun - Moglie Di Sang-Shik, Park Kyung-Geun - Marito Della Vicina, Park Myeong-shin - Vicina
Soggetto: Lee Chang-dong
Sceneggiatura: Lee Chang-dong
Fotografia: Choi Young-Taek
Musiche: Lee Jae-Jin
Montaggio: Kim Hyun
Scenografia: Shin Jeom-Hie
Costumi: Cha Sun-Young
Durata: 132
Colore: C
Genere: ROMANTICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1,85)
Produzione: EAST FILM COMPANY
Distribuzione: REVOLVER
Data uscita: 2003-04-11
NOTE
- PREMIO SPECIALE PER LA REGIA A LEE CHNG-DONG E PREMIO MARCELLO MASTROIANNI PER GIOVANE ATTORE/ATTRICE EMERGENTE A MOON SO-RI ALLA 59MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2002).
CRITICA
"'Oasis' prende la storia dei minorati dal lato amore, non dal lato 'diritto all'amore'; dal lato tenerezza, non dal lato risentimento. Comunque è difficile reggere in sala per le due ore e un quarto che il film dura". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 8 settembre 2002)
"Solo in un film coreano si può trovare una coppia come quella di 'Oasis' di Lee Chang-Dong. Solo un coreano può avere il coraggio (e la forza) di costruire una storia d'amore su questi due dropout. Schivando trappole di ogni tipo: al primo incontro infatti il sempliciotto, istintivo come un bambino, la prende con la forza. Ma dalla seconda volta è lei a cercarlo. Perché lui è veramente innamorato, perché le aveva portato dei fiori, perché è l'unico a vederla come una donna. E lei stessa fiorisce a nuova vita nelle soggettive più audaci ed emozionanti dell'anno. Comico, disperato, estremo, spiazzante, commovente. L'oasi del titolo è quella di una stoffa indiana appesa nella stanza di lei. Regno dell'immaginazione, dell'amore, del possibile. Da difendere con ogni mezzo, come si vedrà". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 aprile 2003)
"'Oasis' è un racconto estremo governato da una forte istanza etica. Anziché suggerire l'amore tra personaggi socialmente svantaggiati, il cineasta preferisce rappresentarlo nella maniera più diretta e violenta, incluse sequenze di sesso all'opposto del levigato e del 'carino'. Inizialmente lo spettatore ne è disturbato, le rifiuta: poi si rende conto che sta agendo come i personaggi negativi del film - le famiglie, i tutori dell'ordine - e cambia atteggiamento". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 12 aprile 2003)
"C'è qualcosa di più di dell'amore (fisico) tra un ritardato appena uscito di prigione e una disgraziata storpiata da una paralisi cerebrale? La risposta di questo stupefacente e poetico film di Lee Chang-dong (scrittore, 'premiato speciale' a Venezia per 'Oasis' e già autore dell'ottimo 'Peppermint Candy', visto solo a Cannes) è sì. Per due ragioni: perché scopriamo che quello che li circonda è disgustoso e squallido e soprattutto perché il loro rapporto si colora della lancinante bellezza della poesia. Che il regista immette con surrealismo nell'oggettività della descrizione: luci che diventano farfalle a riempire una stanza, cortei indiani che sfilano nei tinelli, la ragazza che si trasforma di colpo nella più sana e desiderabile delle fanciulle. Straziante e sublime". (Massimo Lastrucci, 'Ciak', 28 febbraio 2003)
"È per la capacità di controllare il confine tra ricatto sentimentale e verità che questo cineasta coreano ha meritato a Venezia il premio per la miglior regia, e non c'è dubbio che il fascino del film viene dal notevole equilibrio tra la spinta emozionale, d'improvvisazione, degli attori, e la capacità d'esplorazione della cinepresa. (...) Tra fughe di libertà e la scoperta del sesso, anche nella sua bestialità, l'amore si alza come un finale di sinfonia, contro le convenzioni e osteggiato dai parenti 'normali'. Straziante e potente la scena dell'invocazione dell'amata davanti alla finestra. Da vedere". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 12 aprile 2003)