L'ex campione di sci Jomar Henriksen, reduce da un esaurimento nervoso, decide di ritirarsi in un parco sciistico per condurre un'esistenza solitaria. Per lavoro perlustra la montagna con una pattuglia che ha il compito di controllare le piste. Incapace di adattarsi alla nuova e anonima vita, l'uomo trascura i suoi doveri lavorativi dedicandosi ai suoi sport preferiti: il fumo, l'alcool e il divertimento. Ma quando scopre di avere un figlio che vive nel nord del paese, Jomar inizia un viaggio a bordo di una motoslitta attraverso tutta la Norvegia. Le uniche provviste che ha con sé sono cinque litri d'alcool e Jomar sembra fare di tutto per non arrivare a destinazione e corteggiare la morte e la solitudine. L'incontro con una giovane donna, solitaria ed introversa come lui, gli cambierà la vita.
SCHEDA FILM
Regia: Rune Denstad Langlo
Attori: Anders Baasmo Christiansen - Jomar Henriksen, Kyrre Hellum - Lasse, Marte Aunemo - Lotte, Mads Sjøgård Pettersen - Ulrik, Lars Olsen - Ailo, Astrid Solhaug - Mari, Even Vesterhus - Thomas, Ragnhild Vannebo - Rigmor, Celine Engebrigtsen - Dottoressa, Ole Dalen - Sir Trøndelag
Soggetto: Erlend Loe
Sceneggiatura: Erlend Loe
Fotografia: Philip Øgaard
Musiche: Ola Kvernberg
Montaggio: Zaklina Stojcevska
Scenografia: Hege Pålsrud
Costumi: Emina Mahmuljin
Effetti: Dan Erik Heggelund
Altri titoli:
North
Durata: 78
Colore: C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM, CINEMASCOPE
Produzione: BREDE HOVLAND, SIGVE ENDRESEN, RUNE DENSTAD LANGLO PER MOTLYS
Distribuzione: SACHER DISTRIBUZIONE (2010)
Data uscita: 2010-02-26
NOTE
- PRESENTATO AL 59. FSTIVAL DI BERLINO (2009) NELLA SEZIONE 'PANORAMA SPECIAL'.
- IN CONCORSO AL 27. FESTIVAL DI TORINO (2009).
CRITICA
"I registi che vengono dal freddo stanno dando vita a una nouvelle vague esaltante. Non parliamo solo del cinema impegnato svedese, di quello assurdo e geniale del finlandese Kaurismaki, della generazione di splendidi quarantenni danesi. (...) Un film calibrato alla perfezione, malinconia e comicità qui sono sorelle generose l'una con l'altra, la macchina da presa si prende spazi, tempi e rischi ben scelti. Applausi a scena aperta, strameritati. E ci si chiede perché, invece, il cinema italiano naufraga ogni volta che si mette in viaggio." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 8 febbraio 2009)
"Sorprendente road-movie alpino in Norvegia. Per ricongiungersi alla compagna, e al figlio di 4 anni che non sapeva di avere, Jomar abbandona il rifugio dove lavora e, da Trondheim, viaggia, prima in motoslitta, poi sugli sci, verso Narvik, centinaia di chilometri di resistenza e sopravvivenza oltre il circolo polare in pieno inverno. Gli incontri, una ragazzina che lo salva da momentanea cecità per i riflessi della neve, un giovane meccanico nel deserto glaciale di una Norvegia affascinante e immensa, sono 'di formazione', con musica folkloristica western. Indimenticabile il lappone novantenne, ammalato, che, nella tenda, con un piede incatenato, aspetta lo scioglimento del ghiaccio e si lascia trascinare nel lago, 'fine-vita' in simbiosi con la natura." (Silvio Danese, 'Nazione, Carlino, Giorno', 26 febbraio 2010)
"'Nord' di Rune Denstad Langlo è un road movie svitato e poetico, ambientato nella zona nord della nordica Norvegia, con attori non professionisti, tranne il protagonista, e una vaga ispirazione autobiografica, il regista ha pensato il personaggio principale in un periodo di depressione. E non fosse per un tessuto musicale perennemente country, che fa più deserto che inuit, non si resisterebbe dal freddo. Anche se la vodka russa scorre a fiumi e scaldano le 'freddure' che lo sceneggiatore (Erlend Lee, scrittore di fama) dissemina, pensando sia a Kaurismaki che all'appena superfesteggiato poeta nazionale Knut Hamsun, il pre-beat... Tra zen e burlesque. (...) I dialoghi non formano narrazione, anzi la dissipano. Il movimento non è orizzontale, da a a b, ma verticale e spiraliforme, e attraverso la fiaba, ricca di metafore, questa piccola nazione indipendente da un secolo festeggia la scoperta di una sua identità 'a parte', fatta di dolcezza, durezza, ferocia, stranezza, tenerezza e ansia vichinga di viaggio oltre i confini." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 26 febbraio 2010)
"Un viaggio dì mille chilometri (in motoslitta, sugli sci, a piedi) nel paesaggio nevoso magnifico della Norvegia. (...) La profonda solitudine circostante e la durezza del clima, che in certo modo somigliano al desolato paesaggio interiore che la malattia disegna nel protagonista, rendono unico e bello, anche se un poco punitivo, il film interpretato da un bravissimo attore, capace di comunicare senza una parola il disprezzo che prova per se stesso (è una sensazione tipica della depressione), la graduale e quasi impercettibile guarigione durante il viaggio, un mix di brutalità e dolcezza." (Lietta Tornabuoni 'La Stampa', 26 febbraio 2010)
"Premio della critica a Berlino 2009 e miglior regia al Tribeca Film Festival. Due ottime ragioni per non andare a vedere il norvegese 'Nord'. Se ne può aggiungere una terza, il filmino è distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti, uno che con la noia va a nozze. Tra le valli imbiancate di neve il giovane depresso Jomar, non per nulla in cura psichiatrica, apprende dall'amico che gli ha rubato la donna, di avere un figlio di quattro anni. S'avvia quindi sulla motoslitta, poi sugli sci. Un'ora e dodici minuti per fare novecento chilometri. Troppo." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 26 febbraio 2010)
"C'era una volta il surreale. Ma anche l'irreale. O soltanto il leggermente deviato dalla realtà. 'Nord', del norvegese Rune Denstad Langlo, ha quella inconsistenza materica tipica di chi, raccontando una possibile realtà per immagini, non sa trovare un suo linguaggio. Quindi vaga tra i generi, sbanda nel didascalismo e finisce per essere vanamente bizzarro. (...) La sbandata nel didascalismo arriva poi dall'uso che Langlo fa delle musiche d'accompagnamento di Ola Kvernberg: vero e proprio puntello drammaturgico, letteralmente umorali come nei cartoni animati Disney anni 50 in sintonia con lo stato d'animo bipolare del protagonista. La bizzarria, infine, prova ad essere il vano tentativo del materializzarsi dell'assurdo: i personaggi incontrati on the road, come la maleducazione e la sfacciataggine di Jomar irrimediabilmente razionalizzati da tradizionali e ripetute telefonate a vuoto alla figlia. A Langlo servirebbe il ripasso della sequenza del cervo travolto dell'automobilista in 'Una storia vera' per capire lo sciolto non-sense del linguaggio dell'assurdo. Non siamo tutti Lynch, ma di sue copie sbiadite non se ne sentiva grande urgenza." (Davide Turrini, 'Liberazione', 26 febbraio 2010)