Per uno stop non rispettato da un automobilista una ragazza di quindici anni sbalzata dal motorino viene portata in ambulanza all'ospedale. Il medico di guardia capisce che è la figlia di un loro chirurgo, Timoteo. Mentre un collega la opera, il padre ripercorre la sua vita e getta la maschera di uomo perfetto e sicuro di sè. Nella speranza di avere risposta dalla figlia in coma, le racconta la storia di un suo appassionato amore extraconiugale, di tanti anni prima, per una donna derelitta e del tutto lontana dal loro ambiente, Italia.
SCHEDA FILM
Regia: Sergio Castellitto
Attori: Sergio Castellitto - Timoteo, Penélope Cruz - Italia, Claudia Gerini - Elsa, Angela Finocchiaro - Ada, Marco Giallini - Manlio, Pietro De Silva - Alfredo, Vittoria Piancastelli - Raffaella, Elena Perino - Angela, Renato Marchetti - Pino Il Barista, Lina Bernardi - Nora, Madre Di Elsa, Gianni Musy Glori - Duilio, Padre Di Elsa
Soggetto: Margaret Mazzantini
Sceneggiatura: Margaret Mazzantini, Sergio Castellitto
Fotografia: Gian Filippo Corticelli
Musiche: Lucio Godoy
Montaggio: Patrizio Marone
Scenografia: Francesco Frigeri
Costumi: Isabella Rizza
Effetti: Giulia Infurna
Altri titoli:
No te muevas
Don't Move
Ne bouge pas
Durata: 120
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: Romanzo omonimo di Margaret Mazzantini - Premio Strega 2002 - Edizione Mondadori
Produzione: RICCARDO TOZZI, GIOVANNI STABILINI, MARCO CHIMENZ PER CATTLEYA, MEDUSA FILM, FRANCISCO RAMOS PER ALQUIMIA
Distribuzione: MEDUSA
Data uscita: 2004-03-12
NOTE
- FONICO DI PRESA DIRETTA: MARIO IAQUONE.
- DAVID DI DONATELLO 2004 PER MIGLIOR ATTRICE (PENELOPE CRUZ) E MIGLIOR ATTORE (SERGIO CASTELLITTO).
- GLOBO D'ORO 2004 PER IL MIGLIOR FILM.
- PRESENTATO AL 57MO FESTIVAL DI CANNES (2004) NELLA SEZIONE "UN CERTAIN REGARD".
- NASTRO D'ARGENTO 2005 PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA (MARGARET MAZZANTINI E SERGIO CASTELLITTO), MIGLIOR MONTAGGIO (PATRIZIO MARONE), MIGLIOR CANZONE ("UN SENSO" DI VASCO ROSSI, SAVERIO GRANDI E GAETANO CURRERI) E MIGLIORE SCENOGRAFIA (FRANCESCO FRIGERI).
CRITICA
"C'è un nucleo incandescente in 'Non ti muovere', che Sergio Castellitto ha tratto dal romanzo premio Strega di sua moglie Margaret Mazzantini. Incandescente e sfacciatamente simbolico, ma non adeguatamente sviluppato sullo schermo. La reietta infatti si chiama Italia. E l'amore disperato, inspiegabile che finirà per legare il chirurgo alla devota Italia, è così forte da relegare sullo sfondo tutto il resto, la moglie, la figlia in coma, il Timoteo arrivato che non riesce mai a interessarci. Mentre il film fa la spola fra i due mondi e insiste proprio su questo, sulla duplicità del protagonista, sul suo non saper (non poter) scegliere. Che avrà conseguenze tragiche quando sia la preborghese e premoderna Italia che la moglie fredda e rampante (Claudia Gerini) si scopriranno incinte. In breve, e senza raccontar oltre: fino a che punto possiamo mentire a noi stessi? Quanto tempo si può vivere in letargo? Domande poste con insistita sgradevolezza. Col risultato di mandare cattolicamente assolto questo personaggio capace di riconoscere il cuore pulsante della vita, ma non di rispettarlo e proteggerlo. Per odioso che sia, è facile capire Timoteo, le sue rabbie, le sue viltà. Più arduo accettare che il fantasma di Italia benedica il ritorno all'ordine finale. A meno di prendere la metafora alla lettera. Allora però nella bara non finisce solo una poveraccia, ma una parte essenziale di noi. Ed è questo, dopo tanto furore, a lasciare turbati e irritati." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 13 marzo 2004)
"Era una sfida coi fiocchi portare sullo schermo 'Non ti muovere', restituirne in pieno la ricchezza di pieghe e di sfumature. Quali imperscrutabili strade possa scegliere l'amore per esprimersi, quali terribili prove e scolte la vita possa riservare. Contro Sergio Castellitto aveva un solo tentativo di regia ('Libero Burro') generoso ma claudicante. A favore: un'autorevolezza come interprete che fa ormai di lui l'erede di Mastroianni. Chissà se a favore o contro, il fatto che il romanzo lo ha scritto sua moglie: complice sicuramente, ma anche guardiana ravvicinata. Il libro è molto famoso e sarà fatale la sorveglianza di chi l'ha letto, apprezzato, amato, su quanto si ritrovi il giusto clima del primo incontro tra Timoteo e Italia, sotto una cappa di caldo soffocante, in una specie di squallida bidonville ai margini della città. (...) Sì, c'è riuscito in pieno Castellitto e auguriamo a questo suo film intenso e ispirato - fino nella scelta delle canzoni: da Cutugno a Vasco, da Leonard Cohen a Lennie Tristano - la meritata fortuna." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 14 marzo 2004)