Film sull'identità nazionale nell'epoca delle 'passioni spente', della crisi radicale della politica, in senso lato. In modo non ideologico, ma attraverso le storie personali di uomini e donne comuni, di personaggi noti e dello stesso Ligabue, il film offre una panoramica su come siamo e come eravamo, da dove veniamo e quale Paese siamo diventati oggi.
SCHEDA FILM
Regia: Piergiorgio Gay
Attori: Luciano Ligabue - Se stesso, Giovanni Soldini - Se stesso, Stefano Rodotà - Se stesso, Carlo Verdone - Se stesso, Paolo Rossi - Se stesso, Margherita Hack - Se stessa, Fabio Volo - Se stesso, Beppino Englaro - Se stesso, Umberto Veronesi - Se stesso, Javier Zanetti - Se stesso, Don Luigi Ciotti - Se stesso, Sabina Rossa - Se stessa, Luciana Castellina - Se stessa, Annalisa Casartelli - Se stessa, Giulia Ranzani - Se stessa, Daisy Spoldi - Se stessa, Luca Morabito - Se stesso, Gemmi Sufali - Se stessa, Giuliana Valentino - Se stessa, Silvia Andreetta - Se stessa, Roberta Maggio - Se stessa, Mattia Muratore - Se stesso, Daniela Cammarella - Se stesso, Valeria Rimoldi - Se stessa, Marianna Di Pietro - Se stessa
Soggetto: Piergiorgio Gay
Sceneggiatura: Piergiorgio Gay, Piergiorgio Paterlini
Fotografia: Marco Sgorbati
Musiche: Luciano Ligabue
Montaggio: Carlotta Cristiani
Suono: Riccardo Milano
Altri titoli:
Niente paura - Come siamo e come eravamo e le canzoni di Luciano Ligabue
Durata: 85
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: LIONELLO CERRI, VALERIO DE PAOLIS, NICO COLONNA E CLAUDIO MAIOLI PER LUMIERE & CO, BIM DISTRIBUZIONE IN COLLABORAZIONE CON FONDAZIONE SMEMORANDA E RISERVAROSSA
Distribuzione: BIM
Data uscita: 2010-09-17
TRAILER
NOTE
- RICERCHE IMMAGINI DI REPERTORIO: NADIA BORIOTTI.
- FUORI CONCORSO ALLA 67. MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA (2010).
CRITICA
"Da zero a dieci. Da regista inventato, e mai definitivamente nato, a colonna sonora portante di un docu sul come eravamo noi italiani prima che diventassimo tutti Io. Luciano Ligabue ce le canta e ce le suona diretto da Piergiorgio Gay, tornato ottimo documentarista (si sente che è stato svezzato da Olmi) in pausa di riflessione lunga otto anni dall'ultimo film 'La forza del passato'. E' 'Niente paura', presentato a Venezia Fuori Concorso insieme ad altri ricordi di una nazione. (...) Tema di fondo: la proprietà del paese. Di chi è? Dei cittadini o dei governanti? Di una collettività rappresentata o del singolo egoista? Così, il garbato doc di Gay sarà ricordato come l'ennesima testimonianza di un momento di disgusto, socialmente trasversale, nei confronti dell'attuale classe politica. La paura fa 2010. Anche se Ligabue prova a tirarci su il morale."(Francesco Alò, 'Il Messaggero', 17 settembre 2010)
"Un film politicamente corretto, fin troppo, che pratica la via del documentario in modo originale anche se non sempre gli equilibri in campo sono parimenti in sintonia e di egual peso: da un lato il filo sincero ma esile delle canzoni, dall'altro la strage alla stazione di Bologna, l'assassinio di Falcone e Borsellino, la morte di Eluana Engiaro. Non sempre c'è un rapporto di causa effetto che a volte sembra forzato. (...) Il film ipotizza ed indica senza reticenze nel senso vietato della circolazione delle idee oggi affidata alla virtualità sempre più servile della tv, la crisi di democrazia che si porta dietro la crisi di valori e l'amoralità diffusa. Basterà un hit? Certo non manca a Gay, cineasta di rigore, quel certo ottimismo della volontà a correzione del pessimismo della ragione che sentiamo tutti nel momento della politica del dito medio e che la simpatia musical-umana di Ligabue aiuta a sciogliere in un documento che teniamo a futura memoria." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 17 settembre 2010)
"'Niente paura' di Piergiorgio Gay, regista convinto che 'la musica popolare può raccontare l'Italia'. D'altronde, il Liga è quello che chiude i concerti con la buona notte a tutti quelli che vivono in questo Paese ma che non si sentono in affitto, perché questo paese è di chi lo abita e non di chi lo governa'. Dal Fuori concorso veneziano alla sala, un doc poco rock che interroga la meglio Italia da don Ciotti a Stefano Rodotà, da Giovanni Soldini a Carlo Verdone e la lega alle canzoni e memoria, memoria personale e memoria collettiva. Fin qui tutto bene, o quasi - non sono solo canzonette? Ma il problema di questo messaggio positivo è il messaggero: quelle del rocker di Correggio sono in realtà note a margine, di un ospite inatteso se non, addirittura, inviso alla drammaturgia del film. Se non manca genuina e civile emozione da Falcone e Borsellino agli albanesi della Vlora, passando per i 'campi di concentramento culturale' di Paolo Rossi il Liga è l'anello che non tiene, la guest star che non brilla." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 17 settembre 2010)