Documentario di montaggio sulla vita del dittatore Nicolae Ceausescu. Oltre mille ore di materiale d'archivio (per venticinque anni il dittatore romeno si fece riprendere in media per un'ora al giorno dai fedeli operatori ufficiali) sono state condensate in 180' per raccontare Ceausescu senza manipolazioni esterne, solo attraverso le immagini: incontri con i capi di Stato, saluti e bagni di folla, parate e riunioni di partito fino a quando fu processato e giustiziato, insieme alla moglie Elena, il 25 dicembre del 1989.
SCHEDA FILM
Regia: Andrei Ujica
Sceneggiatura: Andrei Ujica
Montaggio: Dana Bunescu
Altri titoli:
The Autobiography of Nicolae Ceausescu
Durata: 180
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Produzione: ICON PRODUCTION
Distribuzione: CINECITTA' LUCE (2011)
NOTE
- RICERCHE: TITUS MUNTEAN.
- CONSULENTE VISIVO: VIVI DRÃGAN VASILE.
- FUORI CONCORSO AL 63. FESTIVAL DI CANNES (2010).
CRITICA
"Abbiamo visto poche parate in vita nostra, quindi manca l'esperienza. Che sfilassero davanti a Ceausecu i militari, lo potevamo immaginare. Che sfilassero carri dedicati agli sport, con uno sciatore bella statuina in posa da discesa e uno in fase di lancio, pure era immaginabile (intanto un diavoletto fa venire in mente Calvino che parla a Fruttero dei carri allegorici del Pci). Che sfilassero campi mobili di pallavolo e di calcio recinti semoventi, porte e reti come sopra, giocatori impegnati nella partitella senza perdere il passo è stata una sorpresa. Puro materiale d'archivio, senza voce fuori campo, per tre ore." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 19 maggio 2010)
"Abbiamo visto poche parate in vita nostra, quindi manca l'esperienza. Che sfilassero davanti a Ceausecu i militari, lo potevamo immaginare. Che sfilassero carri dedicati agli sport, con uno sciatore bella statuina in posa da discesa e uno in fase di lancio, pure era immaginabile (intanto un diavoletto fa venire in mente Calvino che parla a Fruttero dei carri allegorici del Pci). Che sfilassero campi mobili di pallavolo e di calcio recinti semoventi, porte e reti come sopra, giocatori impegnati nella partitella senza perdere il passo è stata una sorpresa. Puro materiale d'archivio, senza voce fuori campo, per tre ore." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 19 maggio 2010)
"Nicolae Ceausescu salutava la folla non scuotendo la manina orizzontalmente, ma verticalmente, un po' come le vecchie dame con fazzoletto salutavano i propri cavalieri partire. Un gesto ripetuto decine di volte in questo compendio d'archivio, capolavoro documentario Fuori Concorso a Cannes 63, a firma del documentarista rumeno Andrei Ujica. Attenzione però: nelle tre ore di proiezione di 'The autobiography of Nicolae Ceausescu' non si vogliono dimostrare tesi, confermare pregiudizi politici, riscrivere colpe e colpevoli storici, rendere servizio agiografico rispetto al segretario generale del partito comunista rumeno (1965-1989) divenuto presto intoccabile dittatore. Semmai l'operazione cinematografica è la composizione pura e semplice di una immensa successione di frammenti storici. (...) Un cinema che tende a raccontare la storia e la sua trasformazione. Così dentro alle sequenze di 'The autobiography...' si assiste a tre generi di mutazione: quella del dittatore, un po' come se ci fosse il compatto make-up, visto che l'acconciatura di Ceausescu si fa sempre più curata parallelamente al consolidamento del potere e più dimessa al momento della caduta; quella del cambiamento nelle relazioni internazionali passando, come se ci fosse uno sceneggiatore a intingere il proprio acido pennino, dai capi di stato occidentali a Mao e Kim Il-Sung; quella antropologica delle masse, da abnormi e smisurate a forzate, malinconiche, assenti. Un po' come se anche qui ci fosse un tragico, definitivo comparto direzione dei figuranti a scrivere 'the end' ad un determinato periodo storico." (Davide Turrini, Liberazione', 19 maggio 2010)
"Che il famoso popolo non abbia sempre ragione? Che sbaglino anche i grandi capi di stato, per interesse o indifferenza? Il rumeno Andrei Ujuca, con il monumentale materiale dell'archivio privato di Ceausescu, ne ha ricostruito, in tre ore, una specie di Autobiografia dal 65 all'89, quando la sua dittatura fu spazzata via dallo stesso popolo. Nessuna voce fuori- campo, o filmato estraneo, che non sia di devozione e trionfo del presidente e della sua apparentemente scialba signora. Ma sono proprio quelle immense piazze con centinaia di migliaia di sudditi impazziti d'amore, e i festosi applausi e i discorsi sempre uguali e vacui, non una sola immagine della drammatica realtà rumena, a rendere il documentario ancora più agghiacciante. Senza contare l'accoglienza trionfale di questo ometto insignificante, dallo sguardo crudele, di Breznev e di Mao, ma anche dei presidenti Carter e Ford e della regina d'Inghilterra che per la coppia destinata a una tragica fine sfoggia i suoi più preziosi diademi." (Natalia Aspesi, 'La Repubblica', 19 maggio 2010)
"Il carro della parata del primo maggio per le vie di Bucarest celebra le glorie della Romania comunista. Gli atleti avanti a tutti, svettano tra la folla: lo sciatore abbarbicato sulla parete a sfidare ogni forza di gravità, la ginnasta sospesa chissà per quanto sulla punta di un piede e, sublimi, un gruppo di giocatori di palla a volo che marciano simulando una partita con rete mobile. La scena è degna dei Monty Python e le risate scoppiano tra il pubblico in sala. Se ne vanno così, con affascinante leggerezza, le tre ore tre di 'Autobiografia di Nicolae Ceausescu', l'altro film-evento di questo festival, passato ieri fuori concorso. A firmarlo è il navigato regista rumeno Andrei Ujica, abile 'manipolatore' di immagini di repertorio che, con questo lavoro, firma l'ultima parte di una trilogia di documentari sulla fine del comunismo. Un lavoro straordinario in cui ci racconta l'era Ceausescu, mettendo insieme, unicamente il repertorio di propaganda: il regime che racconta il regime, attraverso le sue immagini ufficiali. (...) Il film gioca col repertorio di propaganda svelandone il trascinante potere. 'Il cinema è l'arma più forte' diceva Lenin. Mussolini lo imparò subito. E ancora non c'era la tv." (Gabriella Gallozzi, 'L'Unità', 19 maggio 2010)