Nell'America piegata dalla Grande Depressione Economica un uomo fuori dal comune riuscì ad attirarsi il favore e l'attenzione dell'opinione pubblica: John Dillinger, qualificato dalle autorità statunitensi come Nemico Pubblico Numero Uno. Spietato ma galante, Dillinger e la sua banda seminarono il terrore nelle banche degli Stati Uniti e si fecero beffe di J. Edgar Hoover e del suo Bureau of Investigation (futuro F.B.I.), guadagnandosi il plauso di coloro che avevano visto i risparmi di una vita confiscati dagli istituti di credito. A porre fine all'attività criminale di Dillinger fu poi Melvin Purvis, soprannominato 'il Clark Gable dell'FBI', che dopo un'interminabile serie di inseguimenti e sparatorie, con l'ausilio di un gruppo di sceriffi del West e di alcuni sedicenti amici di Dillinger, riuscì a tendere una letale trappola al celebre ed acclamato malvivente, ucciso all'uscita di un cinema di Chicago nel luglio del '43.
SCHEDA FILM
Regia: Michael Mann
Attori: Johnny Depp - John Dillinger, Christian Bale - Melvin Purvis, Marion Cotillard - Billie Frechette, Billy Crudup - J. Edgar Hoover, Channing Tatum - Pretty Boy Floyd, Leelee Sobieski - Polly Hamilton, Emilie de Ravin - Anna Patzke, David Wenham - Pete Pierpont, Giovanni Ribisi - Alvin Karpis, Stephen Dorff - Homer Van Meter, Rory Cochrane - W. Carter Baum, Stephen Graham - Baby Face Nelson, Lili Taylor - Sceriffo Lillian Holley, John Ortiz - Phil D'Andrea, Stephen Lang - Charles Winstead, Carey Mulligan - Carole, Shawn Hatosy - John Madala, James Russo - Walter Dietrich, Matt Craven - Gerry Campbell, Branka Katic - Anna Sage, Jason Clarke - John 'Red' Hamilton, Christian Stolte - Charles Makley, Richard Short - Sam Cowley, Michael Bentt - Herbert Youngblood, Adam Mucci - Harold Reinecke, John Michael Bolger - Martin Zarkovich, Alan Wilder - Robert Estill, Peter Gerety - Louis Piquett, Bill Camp - Frank Nitti, Spencer Garrett - Tommy Carroll
Soggetto: Brian Burrough - saggio
Sceneggiatura: Ronan Bennett, Ann Biderman - revisione, Michael Mann - revisione
Fotografia: Dante Spinotti
Musiche: Elliot Goldenthal
Montaggio: Paul Rubell, Jeffrey Ford
Scenografia: Nathan Crowley
Arredamento: Rosemary Brandenburg
Costumi: Colleen Atwood
Effetti: Robert Stadd
Durata: 140
Colore: B/N-C
Genere: BIOGRAFICO DRAMMATICO POLIZIESCO
Specifiche tecniche: ARRIFLEX 235 / ARRIFLEX 435 / SONY CINEALTA F23 / SONY CINEALTA HDC-F950 / SONY PMW-EX1, HDCAM SR, 35 MM (1:2.35)
Tratto da: saggio "Public Enemies: America's Greatest Crime Wave and the Birth of the FBI, 1933-34" di Brian Burrough
Produzione: KEVIN MISHER E MICHAEL MANN PER FORWARD PASS, MISHER FILMS, TRIBECA PRODUCTIONS
Distribuzione: UNIVERSAL - DVD E BLU-RAY: UNIVERSAL PICTURES HOME ENTERTAINMENT HOMEVIDEO (2010)
Data uscita: 2009-11-06
TRAILER
NOTE
- TRA I PRODUTTORI ESECUTIVI FIGURA ROBERT DE NIRO.
CRITICA
"Mann è un cineasta radicale che da giovane ha lavorato molto in Inghilterra perché negli Usa, per lui, tirava un'ariaccia: pur essendo un ebreo bianco, le sue simpatie per le Black Panthers lo avevano messo nei guai. Poi, è anche un grande stilista, e 'Nemico pubblico' è un clamoroso esercizio di stile, né più né meno di 'Collateral' o 'Miami Vìce': lo straordinario realismo delle sparatorie si sovrappone all'uso straniante della colonna sonora quasi rock, e nel finale il suddetto gangster-movie con Gable e Powell diventa un controcanto ironico alla fine di Dillinger, un po' come il numero di tip-tap in 'Cotton Club' di Coppola. Johnny Depp, bravo come sempre, sfida il mito di Gable: ed è forse l'unico attore vivente a poterci provare." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 06 novembre 2009)
"In cifre in cui si tende via via sempre di più a un iperrealismo che di ogni personaggio fa una persona, di ogni evento, vivo e immediato, fa un fatto di cronaca. Naturalmente tanta ricerca della verità concreta avrebbe difficilmente dato i suoi frutti senza l'interpretazione magistrale di Johnny Depp: mai gridata, mai sopra le righe, con un intimismo e perfino un minimalismo che risolve tutto negli sguardi, se non addirittura nei silenzi. Mentre intorno esplodono solo gli spari dei revolver e dei mitra. Fino all'ossessione." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 06 novembre 2009)
"Dopo diverse trasposizioni di nemici pubblici (James Cagney per William Wellman nel '31, Warren Oates per John Milius nel '74), Mann propone l'esposizione del rapinatore lavorando sull'abbellimento e la coreograficità dell'atto furtivo come dei mortali scontri a fuoco. Le rapine, le sparatorie, le spartizioni di bottino sono seguite sia con un voluttuoso montaggio, sia con una macchina da presa che stringe d'improvviso il quadro, seguendo la direzione del gesto (per esempio lo smontaggio delle armi al ritorno dalla prima evasione). Anche se alla fine è sempre la sintesi compositiva tra sguardo, suono e cromatismi a infondere la carica. L'arrembaggio arriva sempre da fuori, da chi compone e non da chi interpreta il componimento. Prendete un qualsiasi inseguimento (tutti i set del film, tra Illinois e Wisconsin, sono stati veri luoghi battuti dalla banda di Dillinger) e noterete i raggi di sole che creano bolle e riflessi sull'otturatore, clangore di auto e armi d'epoca, epiche armonie di Elliot Goldenthal a riecheggiare 'L'Ultimo dei Mohicani'. Opinabile la presenza della pupa del gangster (Marion Cotillard). Da ricordare uno degli highlights del cinema di superficie di Mann: la concitata presentazione dell'agente Purvis (Christian Bale) sulle note di 'Ten million slames'. Un paio di minuti in visibilio, un paio di secondi per l'oblio." (Davide Turrini, 'Liberazione', 06 novembre 2009)
"La psicologia non interessa Mann, che resta un fenomenologo: il narcisismo del gangster è senza spessore e background. Il che (con la pretestuosa polemica di Dillinger contro le banche che 'rapinano' la gente) fa la modernità del film, un catalogo del male spregiudicato e deduttivo, ma senza ideali né romanticismo, ormai privo dell'aura del mito, più reality che realtà." (Piera Detassis, 'Panorama', 13 novembre 2009)
"Allo spettatore europeo resterà ostica la questione delle giurisdizioni dei singoli Stati, che terminavano ai loro confini. Allora il crimine federale era una figura meno diffusa di quanto lo sia oggi. Perché bastava un'auto, come prima era bastato un cavallo, per stabilirsi altrove quasi serenamente. Ma vediamo all'essenziale. Milius aveva capito da Raymond Chandler che non esiste una faccia pulita del dollaro. Perciò aveva messo sullo stesso piano il cacciato (Dillinger) e il cacciatore (Purvis). Mann ci prova, ma non ci riesce. Rende Purvis più rispettabile, ma anche più grigio, fino all'acquiescenza verso il doppiopetto (e negligé di seta, nell'intimità) del capo dell'Fbi, Edgar Hoover. Insomma, tutto funziona e nulla rimane di 'Nemico pubblico'." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 6 novembre 2009)
"Fa piacere ritrovare Depp in un ruolo adulto e in una recitazione a basso voltaggio. L'attore, 47 anni, sfodera il suo carisma, credibile in Borsalino e mitra Thompson, mentre alterna lampi di fredda ferocia agli slanci romantici verso la compagna Billie Frenchette." (Arianna Finos, 'Il Venerdì', 06 novembre 2009)
"Il regista Michael Mann, ispirandosi al romanzo criminale 'Nemico Pubblico' di Bryan Burrough, ha realizzato un racconto molto bello, pacato e crudele. Su assedi e fughe grava una strana malinconia, Johnny Depp impersona benissimo l'eleganza cattiva, triste e innamorata del giovane gangster." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 06 novembre 2009)