Nel regno di Napoli

Neapolitanische Geschwister

GERMANIA OVEST, ITALIA 1978

Una saga famigliare ambientata in un quartiere difficile della Napoli postbellica. Dopo la morte prematura della moglie, un uomo fatica ad allevare i suoi due figli. Anni dopo, il figlio scalerà i ranghi del partito comunista nei suoi anni d’oro, mentre la figlia prenderà i voti.

SCHEDA FILM

Regia: Werner Schroeter

Attori: Romeo Giro - Il piccolo Massimiliano, Antonio Orlando - Massimo Pagano, Tiziana Ambretti - La piccola Vittoria, Maria Antonietta Riegel - Vittoria, adolescente, Cristina Donadio - Vittoria, ragazza, Dino Mele - Padre Pagano, Renata Zamengo - La madre, Liana Trouché - Valeria, Laura Sodano - Rosa, Raúl Jiménez - Simonetti, Margareth Clémenti - Rosaria, la francese, Gerardo D'Andrea - Avv. Palumbo, Ida Di Benedetto - Pupetta Ferrante, Percy Hogan - Soldato americano

Soggetto: Werner Schroeter

Sceneggiatura: Werner Schroeter, Wolf Wondratschek - collaborazione, Gerardo D'Andrea - collaborazione

Fotografia: Thomas Mauch

Musiche: Roberto Pregadio

Montaggio: Werner Schroeter, Ursula West

Scenografia: Francesco Calabrese

Arredamento: Alberte Barsacq

Aiuto regia: Gerardo D'Andrea

Altri titoli:

Spaccanapoli

Durata: 125

Colore: C

Genere: DRAMMATICO SOCIALE

Specifiche tecniche: 35 MM, PANORAMICA, EASTMANCOLOR

Produzione: DIETER GEISSLER (MONACO) - PBC (ROMA)

Distribuzione: PBC DRAI (1979) - SAN PAOLO AUDIOVISIVI

NOTE
- PRESENTATO AL FESTIVAL DI CANNES 1979.

- PREMIO "CARIDDI D'ORO" AL FESTIVAL DI TAORMINA E "GRAN PREMIO DELL'ACCADEMIA ARTISTICA" A BERLINO.
CRITICA
"E' stato fatto giustamente notare come "Nel regno di Napoli" sia molto più vicino a "Carosello Napoletano" di Ettore Giannini che non ad altre opere che hanno cercato di fornire una visione più meditata ed analitica dei mali di Napoli. (...) Il film di Schroeter è infatti un susseguirsi di luoghi comuni, quei luoghi comuni che ritroviamo puntualmente in certe raffigurazioni stereotipe e populiste di una Napoli, che ormai sa un po' troppo di letteratura e di teatro". ("Carlo Tagliabue, "Rivista del Cinematografo", 3, marzo 1979)