L'attrice Jeanne Balibar è qui ritratta in veste di cantante.
SCHEDA FILM
Regia: Pedro Costa
Attori: Jeanne Balibar - Se stessa, Rodolphe Burger - Se stesso, Hervé Loos - Se stesso, Arnaud Dieterlen - Se stesso, Joël Theux - Se stesso
Fotografia: Pedro Costa
Montaggio: Patricia Saramago
Durata: 100
Colore: B/N
Genere: MUSICALE DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: SOCIEDADE OPTICA TECNICA, RED STAR CINÉMA
NOTE
- PRESENTATO ALLA 41. QUINZAINE DES RÉALISATEURS, CANNES 2009.
CRITICA
"Ne change rien' si svolge forse lungo la stessa duplice linea, di prossimità e distanza, col suo soggetto cerca la stessa intimità, non forzata né dovuta ma rivelata a poco poco dalla materia. Lì, appunto, era il cinema, qui è la musica con cui si confronta Jeanne Balibar, attrice e da poco cantante che Costa segue nelle lezioni di canto, faticose fino alla spossatezza: qualche concerto, mentre canta la sua versione di 'Johnny Guitar', sul palco di un caffè a Tokyo, in studio dove insieme a Rodolphe Burger registra il suo album. Il film è il filo di questa vita, l'orizzonte di un personaggio che vive in un unico spazio, quello della sua ricerca, nel bianco e nero di potenza plastica e di bellezza mai patinata, riflessione costante sulla luce e sulla sua fisicità. La vita che non è musica, che non riguarda questa sfida, rimane fuori campo. Appena accennata, pochi istanti, una telefonata col sorriso, il gatto che girovaga nello studio, frammenti di frasi lasciati vagare nell'aria. Due donne giapponesi che fumano davanti alla porta dello studio per le prove. Non ci sono interviste, spiegazioni, bla bla mezzo busto, altri luoghi che non siano quelli della musica, nei trentacinque piani fissi lungo i quali si svolge il film. Non vediamo il pubblico dei concerti pur sentendone la presenza, non ci sono paesaggi; finestre, punti di fuga. Si resta sempre dentro, nel confronto a due tra Balibar e la musica. L'intimità è il corpo a corpo dell'artista con la sua materia, la fatica, gli esercizi, il tempo di una canzone che non riesce a afferrare, la ricerca dell'intonazione. E ripetere fino allo sfinimento. Accennare un motivo con le parole, senza musica; la sigaretta aspirata con gusto. I momenti di allegria, il vino che non manca mai nelle lunghe ripetizioni in studio, i confronti con Burger. 'Ne change rien' documenta una battaglia, e la ricerca di una libertà. Con violenza a volte, che fa parte della ricerca, di un fare che mette in gioco sensi e cervello, corpo e riflessione. La cantante Balibar alla fine è la donna Balibar, abbiamo visto i suo momenti di stanchezza e i suoi sorrisi, la sua sfida diventare cinema. Qualsiasi cosa in più sarebbe superflua." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 17 maggio 2009)