Gennaro Barone ha ormai chiuso con la camorra e gestisce a Napoli un ristorante in compagnia della moglie e del figlio Masaniello. Non può però mancare alla festa in onore di don Raffaele, vecchio boss della malavita italoamericana. Durante la festa la moglie di Gennaro rimane uccisa. Gennaro per vendicarla si mette sulle tracce dei banditi. Ma non è facile. Troppe relazioni e interessi intercorrono tra le varie bande mafiose, Benché innocente, finirà in carcere. Ne uscirà per riprendere la caccia che lo porterà prima a Palermo poi a New York. Gli verrà sequestrato il figlio, dovrà sventare una serie di attentati, ma alla fine con l'aiuto del commissario Galante riuscirà nel suo intento.
SCHEDA FILM
Regia: Alfonso Brescia
Attori: Mario Merola - Gennaro Barone, Renato Rossini - Commissario Galante, Massimo Mollica - Don Raffaele, Liana Trouché - Teresa, Guido Leontini - Malvasia, Guido Alberti - Questore, Fabrizio Nascimben - Masaniello, Salvatore Puccinelli, Vittorio La Rosa, Biagio Pelligra
Soggetto: Gino Capone, Alfonso Brescia
Sceneggiatura: Gino Capone, Alfonso Brescia
Fotografia: Silvio Fraschetti
Musiche: Eduardo Alfieri
Montaggio: Carlo Broglio
Scenografia: Francesco Calabrese
Costumi: Valeria Valenza
Effetti: Celeste Battistelli
Altri titoli:
The Mafia Triangle
Durata: 95
Colore: C
Genere: DRAMMATICO SCENEGGIATA NAPOLETANA
Specifiche tecniche: PANORAMICO, EASTMANCOLOR
Produzione: VITO DI BARI PER PANDA CINEMATOGRAFICA SRL
Distribuzione: M. FIORITO (REGIONALE)
CRITICA
"Il film, dopo un discreto inizio, si sfalda nei temi improbabili di un poliziesco di ambiente mafioso. Girato alla svelta con sceneggiatura ripetitiva (si vedano le sequenze americane montate con ritagli di materiale già utilizzato per 'Zappatore') contravviene ai dettami del genere 'sceneggiata', la commozione è ai minimi termini e il bambino appare solo in fugaci momenti, mentre dominano il poliziotto e il clan dei camorristi. L'individuo che si sostituisce alla legge e compie la sua vendetta, la partecipazione dello spettatore spinto su binari falsi, le scene di violenza danno al film una fisionomia ambigua." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 92, 1982)