Tre storie che si svolgono contemporaneamente a Memphis, durante ventiquattr'ore.
"Lontano da Yokohama" - Una coppia di giovani giapponesi, completamente americanizzati, giunge a Memphis per visitare i mitici luoghi del Rock e soprattutto quelli legati alla memoria di Elvis Presley. I due prendono alloggio nello squallido Hotel Arcade, dove è portiere un solenne afro-americano aiutato da un fattorino. Mentre il giovanotto, Jun, è sempre silenzioso e accigliato, la ciarliera Mitzuko parla in continuazione del cantante defunto, il cui ritratto è appeso in capo al letto. Compiuto il pellegrinaggio previsto nella città, che appare vuota e fatiscente, i due, tornati nella loro camera, fanno l'amore, e, all'alba, dopo aver ascoltato alla radio la voce di Elvis, che canta Blue Moon, sentono provenire da una stanza vicina il rumore di un colpo di pistola. Senza preoccuparsene, i due giapponesi ripartono per il Giappone.
"Un fantasma" - Luisa, giovane vedova italiana in procinto di tornare in patria con la salma del marito, viene avvicinata da uno strano tipo, che sostiene di aver avuto dal fantasma di Presley l'incarico di consegnarle un pettinino e per questo vuole da lei 20 dollari. Per toglierselo di torno, la donna gli dà il denaro e si rifugia nell'Hotel Arcade, dove divide la camera con una ragazza americana sconosciuta e chiacchierona, Dee Dee, anche lei prossima a lasciare Memphis, che le racconta di essersi appena separata dall'amante Johnny (chiamato Elvis, perchè imita la pettinatura del cantante). Durante la notte, appare a Luisa il fantasma di Presley, e lei non può dormire. All'alba, quando stanno per partire, le due ragazze sentono prima la canzone Blue Moon, e poi lo sparo.
"Perduti nello spazio" - Johnny, l'ex amante di Dee Dee, afflitto per la perdita del lavoro e della donna, prende una pistola con l'intenzione di suicidarsi, ma va prima ad ubriacarsi con gli amici Charlie e Bill, poi, mentre rapina un negozio di liquori, ferisce con l'arma il proprietario. I tre, ricercati dalla polizia, si rifugiano nell'Hotel Arcade, dove trascorrono una notte agitatissima. All'alba, dopo aver ascoltato anch'essi Blue Moon, si azzuffano e Charlie viene accidentalmente ferito da un colpo di pistola al ginocchio. E' il colpo che tutti i clienti delle stanze vicine hanno udito. I tre giovani fuggono allora in un camioncino, in cui Charlie è stato caricato alla meglio. Mentre loro sono in viaggio verso l'Arkansas, sui vicini binari sfreccia il treno in cui viaggiano Dee Dee e i due giapponesi.
SCHEDA FILM
Regia: Jim Jarmusch
Attori: Masato Shi Nagase - Jun, Youki Kudoh - Mitzuko, Screamin' Jay Hawkinsi - Portiere di notte, Cinqué Lee - Fattorino, Rufus Thomas - Uomo alla stazione, Jodie Markell - Guida al Sun Studio, Nicoletta Braschi - Luisa, Elizabeth Bracco - Dee Dee, sorella di Charlie, Steve Buscemi - Charlie, Joe Strummer - Johnny detto Elvis, Stephen Jones - Il fantasma, Rick Aviles - Will Robinson, Vondie Curtis-Hall - Ed, Royale Johnson - Earl, Winston Hoffman - Wilbur
Soggetto: Jim Jarmusch
Sceneggiatura: Jim Jarmusch
Fotografia: Robby Müller
Musiche: John Lurie
Montaggio: Melody London
Scenografia: Dan Bishop
Arredamento: Dianna Freas
Costumi: Carol Wood
Effetti: Gary L. King
Altri titoli:
One Night in Memphis
Durata: 113
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: ARRIFLEX, PANORAMICA, 35 MM (1:1.85)
Produzione: JVC, MYSTERY TRAIN INCORPORATED, ORION
Distribuzione: ACADEMY PICTURES (1989)
NOTE
- LA VOCE DEL DJ ALLA RADIO E' DI TOM WAITS.
- PRESENTATO IN CONCORSO AL 42° FESTIVAL DI CANNES, DOVE HA VINTO UN PREMIO PER IL MIGLIOR CONTRIBUTO ARTISTICO.
CRITICA
"L'eleganza del racconto viene toccata da una certa freddezza e da un pauperismo quasi snobistico, tuttavia il film risulta un piccolo capolavoro di ironia e di raffinatezza, di silenzi e di stupefazione, di gioco e di avventura. Un mondo crocevia di fantasmi e di sogni che muoiono all'alba: dove la struggente musica di John Lurie e la roca voce di Tom Waits sono degni accompagnatori di questo viaggio, a metà fra la fuga e il vagabondaggio, lungo l'insensatezza della vita. Non a caso il film si intitola 'Il treno del mistero': i tre episodi sono i vagoni di un treno chiamato Memphis (o, come dice Jarmushc, 'è propriamente l'hotel Arcade'), e l'invisibile Elvis Presley fa da Virgilio ai tre gironi dell'opera. Chi sono mai i visitatori che versano in anticipo i venti dollari ai neri morti di sonno nella reception? Il mondo delle loro illusioni farà presto giustizia sommaria. Neppure a Memphis si può più sognare." (Vittorio Spiga, 'Il Resto del Carlino', 31 Ottobre 1989)
"Non si capisce bene se 'Mystery Train' si propone come apologia o condanna di Memphis e della sua musica (è lo stesso dubbio che produceva 'Nashville' di Altman), ma tra sospiri poetici e affondi minimalisti vince il divertimento. Ed è irresistibile, dietro le amene presenze degli interpreti principali tutti bravissimi (con una menzione speciale per la nostra Nicoletta), lo schizzo dei clowns di contorno: Screamin' Jay Hawkins e Cinqué Lee, rispettivamente un gigantesco portiere nero in giacca rossa e un groom con il berretto sulle ventitré. Anche grazie al puntuale controcanto dei due buffoni, Jarmusch si conferma una specie di Lubitsch della generazione post-rockettara: nato per filmare, nato per far ridere e con uno specialissimo 'touch' ormai inconfondibile." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 1 Novembre 1989)
"Il primo episodio è in cadenze di commedia ironica, mantenute anche negli altri due, ma con toni sempre più cupi: la paura alita il suo soffio freddo nel secondo dove il fantasma di Presley si materializza, mentre nel terzo, storia di tre balordi beoni con rapina e morto ammazzato, c'è un brusco cambiamento di tono che mette a fuoco il tema centrale anche se sotterraneo del film: lo scarto tra valenze mitiche e realtà sociale di una Memphis degradata. Il tono è quello di un accorto narratore minimalista, ravvivato da zampate di un umorismo sornione. Col contrappunto impagabile del duetto tra il placido portiere di notte ('Screamin' Jay Hawkins) e il fattorino sventato, 'Mystery Train' è anche una divertita e ironica riflessione sulla cultura popolare americana che ha contagiato tutto, o quasi, il pianeta." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 2 Novembre 1989)
"Il primo episodio è in cadenze di commedia ironica, mantenute anche negli altri due, ma con toni sempre più cupi: la paura alita il suo soffio freddo nel secondo dove il fantasma di Presley si materializza, mentre nel terzo, storia di tre balordi beoni con rapina e morto ammazzato, c'è un brusco cambiamento di tono che mette a fuoco il tema centrale anche se sotterraneo del film: lo scarto tra valenze mitiche e realtà sociale di una Memphis degradata. Il tono è quello di un accorto narratore minimalista, ravvivato da zampate di un umorismo sornione. Col contrappunto impagabile del duetto tra il placido portiere di notte ('Screamin' Jay Hawkins) e il fattorino sventato, 'Mystery Train' è anche una divertita e ironica riflessione sulla cultura popolare americana che ha contagiato tutto, o quasi, il pianeta." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 2 Novembre 1989)
"Sinceramente non siamo mai riusciti a condividere l'entusiasmo di parte dei colleghi per Jim Jarmusch, regista di difficile collocazione (e non sarebbe un torto, vuol dire che va per la sua strada) e di ardua (forse inesistente) poetica. Per la prima metà il suo 'Daunbailò' (1985) era una fiera pizza. Si risollevava solo quando entrava in scena Roberto Benigni. Benigni purtroppo non c'è in 'Mystery Train'. C'è la sua abituale compagna Nicoletta Braschi, che il Roberto si ostina a definire la più sexy del cinema italiano. Mentre non è la più sexy. Né la più brava (rovinò mezzo 'Piccolo diavolo' rubando il secondo tempo a Walter Matthau). Qui non rovina (ma nemmeno riabilita) il 'Mystery Train', o almeno un terzo di 'Mystery', l'episodio che le compete." (Giorgio Carbone, 'La Notte', 8 Novembre 1989)