My Life - Questa mia vita

My Life

USA 1993
Robert è un uomo di successo. Ha una bella casa, una bella moglie, un lavoro che lo soddisfa. La felice vita della giovane coppia viene allietata dalla notizia dell'attesa del loro primo bambino. La loro gioia è di breve durata: Bob ha un male incurabile ed ha soltanto pochi mesi di vita. Sconvolto dagli eventi Bob inizia una lotta contro il tempo: vuole, a tutti i costi, conoscere suo figlio ma soprattutto vuole che suo figlio conosca il padre. Decide, così, di realizzare un film sulla sua vita il cui messaggio possa non solo lasciare una memoria di sé, ma anche essere un'indicazione e un suggerimento per la vita futura del figlio. L'ideazione e la preparazione di questo insolito racconto è per Bob un momento di riflessione nel quale, a volte con estrema ironia, ripercorre e ripensa al suo passato scoprendo la sua vera identità.
SCHEDA FILM

Regia: Bruce Joel Rubin

Attori: Michael Keaton - Bob Jones, Nicole Kidman - Gail Jones, Bradley Whitford - Paul, Queen Latifah - Theresa, Michael Constantine - Bill, Stephen Taylor Knot - Paul bambino, Lee Garlington - Carol Sandman, Mark Holton - Sam, Bruce Jarchow - Walter, Jane Morris - Dorothy, Ray Reinhardt - Dr. Altman, Romy Rosemont - Anya Stasiuk, Tony Sawyer - Doris, Rebecca Schull - Rose, Brenda Strong - Laura, Mary Ann Thebus - Miss Morgenstern, Kenneth Tigar - Dr. Califano, Lisa Walers - Deborah, Mark Lowenthal - Dr. Mills, Andrew & Brian Camuccio - Brian bambino, Ruth De Sosa - Rose bambina, Danny Rimmer - Bob bambino, Colbu Sawyer Garabedian - Brian bambino, Richard Schiff - Bill bambino, Haing S. Ngor - Mr. Ho, Rudi Davis - George

Soggetto: Bruce Joel Rubin

Sceneggiatura: Bruce Joel Rubin

Fotografia: Peter James

Musiche: John Barry

Montaggio: Richard Chew

Scenografia: Neil Spisak

Costumi: Judy L. Ruskin

Effetti: Larz Anderson, Sony Pictures Imageworks Inc.

Altri titoli:

My Life (La mia vita)

Durata: 112

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Produzione: JERRY ZUCKER, BRUCE JOEL RUBIN, HUNT LOWRY PER CAPELLA FILMS, COLUMBIA PICTURES CORPORATION, ZUCKER BROTHERS PRODUCTIONS

Distribuzione: ARTISTI ASSOCIATI (1994)

NOTE
- REVISIONE MINISTERO APRILE 1994.
CRITICA
"Almeno una trentina di volte risuonano le classiche battute Ti voglio bene, Anch'io te ne voglio; il sentimentalismo più stucchevole cancella ogni tragicità e nobiltà del dolore; fioccano le sentenze falsamente dense ed eloquenti (Morire è un modo drastico per capire la vita); compaiono il Circo e il Luna Park, sempre segni bruttissimi di poeticismo, il film è illuminato soltanto dalla grande bellezza di Nicole Kidman." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 16 aprile 1994)

"Potendo contare su Michael Keaton, attore eclettico e spesso sottovalulato (non ha fatto solo 'Batman'), il film si risolleva solo quando applica certe sottolineature ironiche al funereo contesto, come nel caso della corsa sulle temute montagne russe al suono di 'Momenti di gloria'. Ma nell'insieme 'My life' è un disastro: banale nella descrizione delle sindromi familiari, fasullo nella rappresentazione del dolore melenso nella messa in scena del sogno che si realizza a un passo dalla morte (no, il circo no!). Sembra che Rubin abbia disseminato nel film esperienze autobiografiche, al pari di Nicole Kidman, moglie di Tom Cruise, già alle prese in passato con una difficile maternità. Però 'Ghost' era riuscito ed emozionante, nel suo dolente romanticismo, mentre 'My Life' incespica nei suoi psicologismi di maniera, rivelando i vizi di una regia più cinica che ispirata (a Rubin bisognerebbe suggerire di vedere 'Daddy Nostalgie' di Tavernier)." (Michele Anselmi, 'L'Unità', 17 aprile 1994)

"Temi patetici (e anche un po' angoscianti), risolti però dalla regia dell'esordiente Bruce Joel Rubin in modo abbastanza lieve, specie quando nell'azione, costellata di medicine e di medici, intervengono quei racconti autobiografici sui videotape che abbondano spesso di sale, e anche di pepe. Certo, lo sfondo è quella morte annunciata, covata e attesa dalla moglie con infiniti tremori, ma l'alternarsi frequente di quei ricordi registrati, oltre a dare un tono del tutto insolito alla vicenda, riescono a sfrondarla dei suoi climi più lugubri, quasi con leggerezza." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 18 aprile 1994)