In un remoto villaggio della Turchia, all'inizio della stagione estiva, Lale e le sue quattro sorelle mentre tornano a casa da scuola scherzano e giocano con un gruppo di ragazzi. Il loro gesto scatena uno scandalo dalle conseguenze inaspettate: la casa si trasforma gradualmente in una prigione, gli studi vengono sostituiti dalle pratiche domestiche e la famiglia inizia a organizzare matrimoni combinati. Le cinque sorelle, animate dallo stesso desiderio di libertà, troveranno un modo per aggirare i limiti imposti...
SCHEDA FILM
Regia: Deniz Gamze Ergüven
Attori: Günes Nezihe Sensoy - Lale, Doga Zeynep Doguslu - Nur, Elit Iscan - Ece, Tugba Sunguroglu - Selma, Ilayda Akdogan - Sonay, Nihal Koldas - Nonna, Ayberk Pekcan - Erol, Bahar Kerimoglu - Dilek, Burak Yigit - Yasin, Erol Afsin - Osman, Suzanne Marrot - Zia Hanife, Serife Kara - Prozia, Aynur Kömeçoglu - Zia Emine, Sevval Aydin - Erin, Enes Sürüm - Ekin, Aziz Kömeçoglu - Padre di Osman, Serpil Reis - Madre di Osman, Rukiye Sariahmet - Zia di Osman, Kadir Çelebi - Padre di Ekin, Müzeyyen Çelebi - Madre di Ekin, Tuncer Kumcular - Ginecologa, Aykut Karatay - Ragazzo in macchina, Ercan Köksal - Zio Seref, Serpil Uçar - Petek Hanim, Hüseyin Baysal - Uomo con la pistola, Utku Zeka - Amico di Dilek, Seril Reis - Vicino di Petek
Sceneggiatura: Deniz Gamze Ergüven, Alice Winocour
Fotografia: David Chizallet, Ersin Gök
Musiche: Warren Ellis
Montaggio: Mathilde Van de Moortel
Scenografia: Serdar Yemisçi
Costumi: Selin Sözen
Durata: 94
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: (1:2.39)
Produzione: CG CINÉMA, IN COPRODUZIONE CON BAM FILM, VISTAMAR FILMPRODUKTION, UHLANDFILM, DOHA FILM INSTITUTE
Distribuzione: LUCKY RED
Data uscita: 2015-10-29
TRAILER
NOTE
- EUROPA CINEMAS LABEL ALLA 47. 'QUINZAINE DES RÉALISATEURS' (CANNES, 2015).
- MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA DEL PREMIO CAMERA D'ORO TAODUE ALLA XIII EDIZIONE DELLA SEZIONE AUTONOMA E PARALLELA 'ALICE NELLA CITTÀ' (FESTA DEL CINEMA DI ROMA, 2015).
- CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2016 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
- CANDIDATO ALL'OSCAR 2016 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
CRITICA
"La forza del film, che cerca spesso di allentare i momenti di tensione con alcuni indovinati tocchi scanzonati (la partita di calcio con pubblico solo femminile, le inferiate messe alle finestre per impedire le fughe notturne che si trasformano in isperati schermi di difesa), la forza del film - dicevo - sta tutta nella capacità della regista di sfiorare temi tabù (come aggirare l'imperativo della verginità prematrimoniale o il «rito» del sangue sul lenzuolo la prima notte di nozze) per poi fingere di spostare l'attenzione dello spettatore su altro ma lasciando invece nella memoria di chi guarda altrettanti affondi a una tradizione tanto anacronistica quanto conservata con forza dalla parte più arretrata del Paese. Educata in Francia, dove ha studiato cinema, l'esordiente regista vuole evidentemente aprire gli occhi di tutti (e soprattutto di tutte) su una cultura che soffoca nel profondo l'evoluzione delle donne turche e del Paese stesso verso la modernità, e lo fa con una energia e una gioia di vivere contagiose, che sa sfruttare al meglio la carica vitale delle sue cinque interpreti (solo le due sorelle più grandi sono interpretate da professioniste, le altre tre sono bravissime esordienti). E alla fine, dopo che la tragedia che attende una delle sorelle verrà bilanciata da un finale utopico (più che davvero realista), il film sarà capace di regalare allo spettatore il ritratto indimenticabile di una generazione decisa davvero a riprendersi i propri sogni." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 27 ottobre 2015)
"Il cammino che conduce all'affermazione dei diritti non è una passeggiata. Si sono versate lacrime, è lastricato di sangue, sudore e polvere da sparo. E lo si dimentica sempre una volta che la conquista si è consolidata. E' di questo che parla il film franco-turco (...) 'Mustang', che la Francia ha scelto per essere rappresentata alla corsa all'Oscar per il miglior film straniero. Parlato in lingua turca, in questo caso: conferma della storica vocazione francese a farsi centro di riferimento e patria adottiva per cineasti dalle più diverse provenienze, ad attrarre risorse creative e valorizzarle. L'inizio dice molto del suo tono, leggero nell'assumere un punto di vista adolescente, e al tempo stesso di solido spessore drammatico. (...) È un film dominato da un'urgenza extra artistica (e alimentato da qualche esperienza autobiografica ) ma la sua disarmante freschezza, molto per merito delle cinque interpreti sicuramente non professioniste, riesce a farne un'opera di valore e non solo piattamente di denuncia." (Paolo D'Agostini', 'La Repubblica', 27 ottobre 2015)
"Sembra una storia d'altri tempi, che pochi decenni addietro si sarebbe potuta ambientare tranquillamente nell'Italia del Sud (e non solo), con il suo corteo di fremiti, divieti, sotterfugi e sconcezze generati immancabilmente dal tentativo di esercitare un controllo assoluto sul corpo femminile. Invece è una storia attualissima nella Turchia retriva di Erdogan, ci ricorda la regista. Che coglie con molta esattezza il paradosso generato da questo tipo di prescrizioni, a tutte le latitudini (...). In questo contesto insieme repressivo e ipersessualizzato si trovano dunque a crescere queste sorelle che ricordano quelle di un altro storico esordio, 'Il giardino delle vergini suicide' di Sofia Coppola. Solo che qui non ci sono tormenti interiori e misteriosi, ma minacce esterne e molto concrete. (...) raccontato incrociando accenti da fiaba e disturbante realismo, ma senza rinunciare all'energia, l'impudenza, il buonumore che appartengono alle protagoniste e alla loro età. Con lo sguardo fisso su quello che è forse l'unico vero tratto distintivo dei film delle donne: il corpo. L'attenzione al corpo femminile, con il suo carico di prescrizioni sociali, culturali, mediche, religiose. Un corpo che diventa non solo il motore del racconto ma la posta in gioco, l'oggetto del contendere, l'inizio e la fine di ogni percorso di trasformazione." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 29 ottobre 2015)
"Mustang, ovvero il cavallo selvatico, a simbolo di fanciulle in fiore dallo spirito ribelle che è difficile intrappolare in tradizionali ruoli femminili. (...) Molti hanno visto, e in qualche modo giustamente, echi delle 'Vergini suicide' di Sofia Coppola nel film di Deniz Gamze Ergüven, ma lo stile dell'esordiente regista turco, che vive a Parigi, riecheggia semmai il modello del cinema francese per il tocco lieve e la naturalezza con cui si intona ai palpiti adolescenziali della protagoniste, tutte (salvo una) prese dalla vita. L'opera prima non manca di qualche incongruenza e squilibrio di tono, la voce narrante di Lal e risulta pleonastica ma Ergüven, che ha scritto il copione con Alice Winocour, dimostra una bella abilità a dare a ognuna delle ragazze un proprio carattere e nello stesso tempo suggerire l'idea di una complicità profonda, lasciando che il messaggio sulla colpevole repressività delle società patriarcali (e non soltanto quella islamica) emerga dagli eventi." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 29 ottobre 2015)
"Come le «Virgin Suicides» di Sofia Coppola, che molto ricordano nella dolcezza morbida della loro fisicità, e nella complice vicinanza in rivolta che le fa apparire come un corpo indivisibile, le sorelle di Deniz Gamze Ergüven (...) devono combattere l'«età adulta», le convenzioni che comporta e la violenza di una vita che gli è negato scegliere, che altri governano come se fosse cosa loro. L'oscurantismo, religioso o sociale che sia, e i limiti che insieme a loro stringono anche chi accetta passivamente e senza farsi domande, i paladini della censura. Le donne sono le protagoniste ma la loro condizione riassume quella di tutti (...). Sono loro i cavalli selvaggi di cui parla Deniz Gamze Ergüven, è il loro desiderio di riprendersi spazi, esistenza, piacere del mondo sempre più negato. E' un film politico 'Mustang' con la forma del racconto mitologico (...) e la potenza magnifica delle sue protagoniste (solo due sono attrici, per le altre era la prima volta), un film sulla giovinezza e sulle sue utopie semplici, sui gesti quotidiani che diventano una sfida così pericolosa da far tremare l'ordine nelle sue fondamenta. Senza arrendersi nemmeno alla paura." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 29 ottobre 2015)
"Dramma contemporaneo ben recitato e raccontato in questa opera prima, con apprezzabile tatto." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 29 ottobre 2015)
"(...) regista esordiente ma molto valida Deniz Gamze Ergüven (...). Una presa di posizione in favore delle donne che non induce però la regista ad affrontare il tema con accenti del tutto polemici , anzi, con modi quasi sommessi. (...) Di colpo, dalle atmosfere solari dell'inizio si passa, sia pure in cifre sempre sospese, in climi plumbei e soffocanti che da quel momento pesano di continuo su tutta l'azione. Seguono episodi che mettono in contrasto quelle ragazze spigliatissime ed effervescenti (come i cavalli mustang con cui si intitola loro vicenda) con la realtà aspra in cui sono immerse (...). Tutto, salvo l'inizio festoso e la rivolta finale, espresso sempre con realismo quieto lasciando che i fatti, oltre a un parco commento di una delle sorelle, parlino da soli. Si ascoltano dal principio alla fine con convinzione." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 31 ottobre 2015)