MUSIC GRAFFITI

THAT THING' YOU DO

USA 1996
Nell'estate del 1964, ad Erie, in Pennsylvania, Guy Patterson lavora come commesso nel negozio di elettrodomestici del padre. La sera, però, si ritira nel seminterrato di casa per suonare la batteria. Un giorno, un gruppo rock locale gli chiede di sostituire il batterista per una esibizione al college. Quasi per caso nascono i "Wonders", un gruppo che incontra un grande successo.
SCHEDA FILM

Regia: Tom Hanks

Attori: Tom Everett Scott - Guy Patterson, Liv Tyler - Faye Dolan, Johnathon Schaech - Jimmy, Steve Zahn - Lenny, Ethan Embry - Il Basista, Chris Ellis - Horage, Alex Rocco - Sol Siler, Bill Cobbs - Del Paxton, Giovanni Ribisi - Chad, Obba Babatundé - Lamarr, Charlize Theron - Tina, Tom Hanks - Signor White

Soggetto: Tom Hanks

Sceneggiatura: Tom Hanks

Fotografia: Tak Fujimoto

Musiche: Howard Shore

Montaggio: Richard Chew

Scenografia: Victor Kempster

Effetti: Thomas R. Ward

Durata: 107

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI

Produzione: G. GOETZMAN - E. SAXON J. DEMME

Distribuzione: TWENTIETH CENTURY FOX ITALIA (1997)

NOTE
REVISIONE MINISTERO MAGGIO 1997
CRITICA
"In un vecchio film hollywoodiano - ce ne sono sempre stati dato che nella musica, e nel cinema, si è espressa la creatività americana - la storia sarebbe finita qui: sotto le luci della ribalta. Ma, pur rispettoso della leggerezza di un prodotto di confezione che cerca i suoi primi spettatori fra i giovani 'Music Graffiti' va oltre gli schemi di un 'genere'; prima di tutto nella costruzione e poi nei risvolti narrativi. Le figure obbligate in un film su un gruppo musicale sono schizzate senza ossequio e senza disprezzo. Il cinismo di fondo del manager che lancia il gruppo della Pennsylvania battezzandolo: The Wonders, interpretato da Hanks, è sottilmente rilevato. E il film mette a punto la tracotanza dell'affarista che scrittura cantanti senza averli mai ascoltati, i 'tics' delle 'stelle', la volgarità di sagre paesane e spettacoli. Senza, tuttavia, astio: lo conferma il giudizio negativo, ma così, senza starci molto a pensar su, che Hanks dà del quarto componente il complesso, un ragazzo che va matto per i marines. E altre annotazioni che fanno di 'Music Graffiti' un film giovane ma non giovanilistico". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 30 maggio 1997)

"'That thing you do!' resta un amabile (e lussuoso) divertimento fra amici, una collezione di 'numeri' personali: Jonathan Demme, produttore del film, appare nel panni del regista da spiaggia 'alla Corman' in una delle scene più divertenti, il cantante Chris Isaak fa lo zio religioso che incide il loro primo disco con le macchine usate per cori e sermoni. Tutti quanti rifanno un'epoca molto amata e già mitizzata da troppi altri film per riuscire non nuova ma almeno diversa, interessante, in risonanza con i nostri giorni". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 31 maggio 1997)

"Nell'evocazione degli Anni Sessanta, nell'amore di Liv Tyler molto appesantita per due dei musicisti, nell'esultanza del successo inatteso, c'è una qualche grazia. C'è una qualche sapienza musicale nella creazione di canzoni nel gusto dell'epoca, tutte originali e interpretate da cantanti e musicisti contemporanei. Ma dal punto di vista cinematografico, narrativo, psicologico, il film coprodotto da Jonathan Demme è una qualsiasi scemenza: se si pensa all'intensità e all'eloquenza di 'The Commitments' di Alan Parker, che aveva un soggetto assai simile, il confronto è impossibile, 'Music Graffiti' somiglia di più a 'Happy Days' o ad altri teleserial". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 1 giugno 1997)

"Perché questo esordio? Perché un esordio di una tale mancanza di interesse? È questo l'unico piccolo mistero di un film con la consistenza dell'acqua. trasparente e indolore. che scivola via dalla memoria senza lasciare tracce. Domande che non si dovrebbero fare se il regista non fosse il pluriacclamato e pluripremiato Tom Hanks, a cui la Fox ha messo a disposizione ben 26 milioni di dollari per raccontare la storiellina di un complesso che nell'estate del 1964 scala le vette delle classifiche con un motivetto orecchiabile e poi, alla vigilia di fare il salto di qualità. si dissolve per liti interne. Non c'è dramma, non c'è (quasi) messaggio. non c'è tensione né curiosità nelle troppe esibizioni di quattro ragazzotti di provincia che credono di aver realizzato il sogno americano. E sì che esistono i film di Lester coi Beatles per ispirarsi. Ma soprattutto non si capisce perché Hanks abbia scelto un soggetto così poco ambizioso: se aveva bisogno di esercitarsi con la macchina da presa poteva farlo con la handycam di famiglia senza disturbare la Fox. Afono". (Paolo Mereghetti, 'Sette', 19 giugno 1997)