Moon

4/5
Ottima sintesi tra sci-fi e indie per l'esordio di Duncan Jones. Straordinario Rockwell, ipnotiche le musiche di Mansell

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GRAN BRETAGNA 2009
Da quasi tre anni, l'astronauta Sam Bell conduce un'esistenza solitaria nella base lunare 'Sarang', un impianto costruito dalla Lunar Industries per estrarre dal satellite terrestre la principale fonte di energia per il pianeta Terra: l'Elio-3. Il suo unico interlocutore è il computer della base, Gerty, che non offre però grandi spunti di conversazione. Fortunatamente, il suo contratto sta per scadere e Sam farà presto ritorno da sua moglie Tess e dalla loro figlioletta Eve, con cui in questi anni ha avuto contatti solo attraverso messaggi registrati. Tuttavia, un improvviso deterioramento della sua salute, un incidente quasi fatale e un misterioso clone di lui stesso, ma più giovane, catapulteranno Sam in un drammatico incubo...
SCHEDA FILM

Regia: Duncan Jones

Attori: Sam Rockwell - Sam Bell, Dominique McElligott - Tess Bell, Kaya Scodelario - Eve, Benedict Wong - Thompson, Matt Berry - Overmeyers, Malcolm Stewart - Tecnico, Robin Chalk - Clone di Sam Bell, Adrienne Shaw - Bambinaia, Rosie Shaw - Piccola Eve

Soggetto: Duncan Jones

Sceneggiatura: Nathan Parker

Fotografia: Gary Shaw

Musiche: Clint Mansell

Montaggio: Nicolas Gaster

Scenografia: Tony Noble

Costumi: Jane Petrie

Effetti: Cinesite

Durata: 95

Colore: C

Genere: THRILLER DRAMMATICO FANTASCIENZA

Specifiche tecniche: PANAVISION, SUPER 35 (3-PERF) STAMPATO A 35 MM (1:2.35) - DE LUXE

Produzione: LIBERTY FILMS UK, LUNAR INDUSTRIES, XINGU FILMS

Distribuzione: SONY PICTURES RELEASING ITALIA - DVD E BLU-RAY: SONY PICTURES HOME ENTERTAINMENT (2010)

Data uscita: 2009-12-04

TRAILER
NOTE
- NELLA VERSIONE ORIGINALE LA VOCE DI GERTY E' DI KEVIN SPACEY.
CRITICA
"Girato con gusto retrò alternando modellini e CG e scritto ispirandosi ai classici da, '2001' a 'Solaris', 'Moon' ambienta nello spazio un dramma a porte chiuse che paria di emozionalità, profonde e identità spezzate. Insomma dell'essere vano, come sempre la fantascienza quando vale." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 04 dicembre 2009)

"Curioso che a dirigere questo angoscioso dramma dell'identità, sotto lo pseudonimo di Duncan Jones, sia i1 figlio di una rockstar che deve molto del suo successo a una canzone indimenticabile e metaforica su un lancio spaziale. La canzone era 'Space Oddity'. Il suo nome David Bowie. Iniziamo a ricordare anche quello di Duncan Jones." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 04 dicembre 2009)