Bachir Lazhar è un algerino di 50 anni rifugiato in Canada. Dopo aver letto su un giornale che un'insegnante delle scuole elementari è venuta a mancare, Bachir si propone come sostituto ed entra così in contatto con una classe di bambini fragili e scossi, ma pieni di risorse. Il nuovo insegnante riuscirà pian piano a conquistare la fiducia di alunni e corpo docenti, ma nessuno sa che da un momento all'altro potrebbe essere espulso dal Paese...
SCHEDA FILM
Regia: Philippe Falardeau
Attori: Mohamed Fellag, Sophie Nélisse, Émilien Néron, Brigitte Poupart, Danielle Proulx, Francine Ruel, Louis Champagne
Soggetto: Évelyne de la Chenelière - testo teatrale
Sceneggiatura: Philippe Falardeau, Évelyne de la Chenelière
Fotografia: Ronald Plante
Musiche: Martin Léon
Montaggio: Francesca Chamberland
Scenografia: Emmanuel Fréchette
Altri titoli:
Bachir Lazhar
Durata: 94
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: HD (1:2:35)
Tratto da: pièce teatrale di Évelyne de la Chenelière
Produzione: MICRO_SCOPE
Distribuzione: OFFICINE UBU (2012)
Data uscita: 2012-08-31
TRAILER
NOTE
- IN PROGRAMMAZIONE AL 64MO FESTIVAL DI LOCARNO (2011) IN 'PIAZZA GRANDE'.
- CANDIDATO ALL'OSCAR 2012 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
CRITICA
"Le trasmigrazioni, gli spostamenti da un continente all'altro sono uno dei temi sottesi a molti dei film che stanno riempiendo schermi e occhi a Locarno. E dal Canada è in Piazza Grande un titolo atteso 'Bachir Lazhar', regia di Philippe Falardeau. Atteso perché in patria la pièce teatrale di Evelyne de la Chenelière ha ottenuto un successo travolgente. Inevitabile, in qualche modo, l'approdo cinematografico per la regia a Philippe Falardeau. (...) Una storia perfettamente congegnata e rodata che arriva dritta al cuore degli spettatori grazie anche a una messa in scena sobria ma molto efficace. I ragazzini sono davvero fantastici nel ricostruire le emozioni che devono comunicare poi c'è Fellag, il maestro bugiardo col cuore grande e devastato come il suo volto segnato e sofferente. Una delle regole del cinema commerciale dice che bisogna stare alla larga da barche, animali e bimbi. Stupidaggini, per informazioni rivolgersi a James Cameron e al suo 'Titanic'. Qui poi non c'è intenzione di far vibrare il botteghino, ma solo quella di raccontare sentimenti, sensazioni e regole di un mondo sempre più disumano nel suo porre steccati e mura talvolta neppure metaforiche. E da questo punto di vista 'Bachir Lazhar' è un gioiellino che con intelligenza porta il suo piccolo contributo per scalfire quel muro di ottusità e egoismo che i paesi ricchi hanno eretto nei confronti dell'umanità. Mettendo a nudo tutte le contraddizioni della cosiddetta civiltà occidentale." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 10 agosto 2011)
"(...) la vicenda, derivata da un testo teatrale di Evelyne de la Chenelière rappresentato anche in Francia con successo, è svolta da un noto regista canadese, Philippe Falardeau, con tocchi fini. (...) Psicologie studiate con garbo, climi affettuosi anche nei momenti più difficili, con un linguaggio piano e disteso che porta avanti l'azione quasi senza scosse. Anche se lì tutti ne sono stati turbati. Uno dei punti fermi è l'interpretazione di un attore algerino, Fellag, che quella stessa parte l'aveva già recitata in teatro. Un viso duro e segnato, traversato spesso però da quella stessa tenerezza di cui la vicenda è pervasa. La cifra vera del film." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 24 agosto 2012)
"Sta giusto per cominciare l'anno scolastico, prima però - insegnanti soprattutto - vediamo questo film appassionato e appassionante del canadese (Quebec) Philippe Falardeau candidato all'Oscar come miglior film straniero. È un film che entra nel mondo della scuola, in una classe media di Montréal, non fermandosi alle lezioni, ai curriculum, alla disciplina, peraltro sempre più difficile da ottenere, agli intoppi burocratici e quant'altro. Qui la scuola, come si dice della Storia, testimonia i tempi, è maestra di vita. (...) I volti di questi ragazzi, ripresi spesso in primi piani, già turbati ma con tutta la vita davanti, li portiamo a casa, e ci ritornano in mente, belli come sono." (Franco Colombo, 'L'Eco di Bergamo', 31 agosto 2012)