La bruciante passione di un'attrice teatrale colta e raffinata per un rozzo malavitoso.
SCHEDA FILM
Regia: Jose' Pinheiro
Attori: Stéphane Ferrara - Patrick, Catherine Wilkening - Catherine, Véra Gregh - Il direttore, Véronique Barrault - Clementine, Jacques Castaldo - Jean-Ba, Philippe Manesse - Julien, Jacky Sigaux - Jacky, Mouss Diouf - Mouss, Catherine Mongodin - Signorina Pettycoat, Jean Foulquier - Signor Mariller, François Dunoyer - Simon, Thibauld Castillon Du Perron - L'assistente
Sceneggiatura: Louis Calaferte, Jose' Pinheiro, Sotha
Fotografia: Richard Andry
Musiche: Romano Musumarra
Montaggio: Claire Pinheiro
Scenografia: Théobald Meurisse
Costumi: Delphine Bernard, Frédérique Menichetti, Karlien Nel
Altri titoli:
My True Love, My Wound
Töte, was du liebst!
Durata: 90
Colore: C
Genere: DRAMMATICO EROTICO
Produzione: CANAL+, LA GÉNÉRALE D'IMAGES, ODESSA FILMS
Distribuzione: (1989)
CRITICA
"Né vogliamo prendere sul serio il risvolto drammatico della giovane intellettuale che cerca nel brutalone l'acuta sensibilizzazione fisica che completi la sua personalità, pena la distruzione dell'io artistico. Alberto Moravia, paludato cultore di questi temi, ha scritto che nel film di Pinheiro è la donna a rappresentare i valori dello spirito, contrariamente alla consuetudine. Il giudizio vale in rapporto ai personaggi di Moravia. In realtà Catherine di valori spirituali ne ha pochi, li perde totalmente per andare a vedere, come dice lei stessa, 'ciò che non sappiamo d'essere'. Ma possiamo dire che già avviarsi a un discorso cosi 'alto' dà un credito immeritato a questo mediocre racconto?" (Silvio Danese, 'Il Giorno', 14 Maggio 1989)
"Con risultati pero quasi unicamente deludenti, e non solo per quella pornografia buttata temerariamente in faccia allo spettatore, ma per il velleitarismo di tutte le intenzioni - sia narrative sia linguistiche - che avvilisce l'impresa quasi soltanto al rango di una bravata senza molte possibilità di riscatto. Vi salverei però in mezzo almeno gli interpreti: la bella e smagliante Catherine Wilkening, molto fine nell'esprimere il fuoco sessuale che anche quando la divora non la distrugge fino in fondo e, almeno in certi momenti, Stéphane Ferrara, uno spavaldo che sa cedere però anche alla disperazione: imitando ora Richard Gere ora Gérard Depardieu." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 10 Febbraio 1989)
"Erotismo prepotentemente genitale, linguaggio privo di pudori, storia senza speranza, Mon bel amour mira ad un soft assai hard e a scandalizzare qualche benpensante. José Pinheiro elabora materiale maschilista forte devastandolo di dialoghi diretti e banali. Sorprende. Ma la nudità che conta nel film (nell'edizione italiana tagliato di tre scene piccanti) è quella di Stéphane Ferrara (lui) che pavoneggia col corpo come un moderno Pierrot/Belmondo. Ma per carità; nulla a che vedere con il bandito delle 11 di Godard (con cui Ferrara ha girato 'Detective')." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 10 Febbraio 1989)