Diane "Die" Després, un'esuberante giovane vedova, madre di Steve, un turbolento quindicenne affetto dalla sindrome da deficit di attenzione, decide di ritirare il ragazzo dall'istituto cui è stato affidato e di prendere la sua custodia a tempo pieno. Tra scontri e discussioni, la loro convivenza è tutt'altro che semplice, così come far quadrare i conti visto che "Die" ha perso il lavoro. A portare equilibrio tra madre e figlio c'è Kyla, una nuova vicina di casa che si è presa un anno sabbatico dall'insegnamento, e che si rivelerà un inaspettato sostegno per affrontare e superare le crisi e le problematiche di Steve, aiutando Die a mantenere viva la speranza.
SCHEDA FILM
Regia: Xavier Dolan
Attori: Antoine-Olivier Pilon - Steve O'Connor Després, Anne Dorval - Diane "Die" Després, Suzanne Clément - Kyla, Patrick Huard - Paul Béliveau, Alexandre Goyette - Patrick, Michele Lituac - Preside, Viviane Pacal - Marthe, Nathalie Hamel-Roy - Natacha
Sceneggiatura: Xavier Dolan
Fotografia: André Turpin
Musiche: Noia
Montaggio: Xavier Dolan
Scenografia: Colombe Raby
Costumi: Xavier Dolan, François Barbeau
Durata: 139
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: ARRICAM LT/ARRIFLEX 235, (2K)/SUPER 35 (3-PERF), 35 MM/DCP (1:1/alcune scene 1:1.85)
Produzione: XAVIER DOLAN, NANCY GRANT PER METAFILMS
Distribuzione: GOOD FILMS
Data uscita: 2014-12-04
TRAILER
NOTE
- PREMIO DELLA GIURIA (EX AEQUO CON "ADIEU AU LANGAGE" DI JEAN-LUC GODARD) AL 67. FESTIVAL DI CANNES (2014).
- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2015 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
CRITICA
"Il più allegro e impudico, il più disperato e colorato, il più imprevedibile e 'palmabile' dei film visti quest'anno a Cannes (anche se poi si sarebbe 'accontentato' del premio alla regia ex aequo con Godard) si intitola semplicemente 'Mommy': e trattandosi di una storia d'amore, anche se sui generis, giustamente arriva in sala per Natale. Difficile etichettarlo, come vorrebbe la dittatura del marketing (buon segno). Diciamo che è una commedia post-Almodovar e post-Fassbinder (nera? rosa? arcobaleno?), diretta da un regista giovanissimo che ha anche guardato con attenzione i primi lavori di Jane Campion: Xavier Dolan, canadese francofono, 25 anni e già 5 film al suo attivo. Il primo subito premiato a Cannes nel 2009, l'ultimo prima di questo, 'Tom à la ferme', in concorso a Venezia nel 2013 (ma purtroppo mai uscito in Italia). Una produttività fuori dal comune che è anche la cifra del suo cinema eccessivo, spiazzante, oltraggioso come i suoi personaggi. Ma anche molto consapevole e efficace, perché dietro i tipi e i comportamenti più stravaganti ci sono sempre sentimenti assoluti (dunque accessibile a chiunque: 'Mommy' non è il solito film d'autore un po' scostante, al contrario). (...) Attenti allo schermo quasi quadrato, da film muto, che ogni tanto si allarga a sorpresa in un formato panoramico. Anche se non è detto che ve ne accorgiate, tanto sono forti le emozioni che dovrebbe contenere." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 4 dicembre 2014)
"'Enfant prodige' del cinema canadese, il venticinquenne Xavier Dolan è dotato di un ego extralarge, ma di un talento in proporzione. Cannes gli ha attribuito il Gran Premio della giuria, ex-aequo con Godard. Su un soggetto da mélo, Dolan attiva un formidabile armamentario pop che sposa il mélo hollywoodiano col videoclip, il 'muto' e la pausa musicale con l'estetica del cinema di Cassavetes. Regalando ad Anne Dorval una parte che, forse, avrebbe ispirato Anna Magnani." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 4 dicembre 2014)
"A Cannes ci era sembrato che l'ex-aequo della Giuria a 'Adieu au langage' e 'Mommy', consacrando l'84enne Jean-Luc Godard nel suo aureo crepuscolo avesse penalizzato il 25enne Xavier Dolan nel suo irruento emergere. Ma è indubbio che, oltre a rappresentare un onore in sé, il premio a pari merito col maestro della Nouvelle-Vague ha ben sottolineato il carattere sperimentale/spericolato del cinema del regista canadese. Il quale si è sempre dimostrato pronto a osare, esponendosi (è anche attore) in ruoli gay a rischio di kitsch, proponendo personaggi estremi e usando soluzioni formali altrettanto radicali. Cosi, in 'Mommy', il desueto formato 1:1 non è un vezzo, è un modo per stare addosso ai protagonisti (straordinari interpreti), imprigionandone il vitalismo disperato e fuori misura nell'ideale doppia cornice - l'inquadratura e la periferica realtà di Montreal - in cui si muovono (...) questi perdenti sempre pronti a risorgere: ed è emozionante quando Dolan ne accompagna l'occasionale momento di allegria ampliando l'inquadratura a misura del progressivo accendersi di quella effimera gioia." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 4 dicembre 2014)
"Sfibrante dramma canadese, una storia d'ordinario squallore con triplice crisi esistenziale. (...) L'autore cerca comprensione, ma come si fa con personaggi così antipatici e un linguaggio fastidiosamente sboccato?" (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 4 dicembre 2014)