Alpi bavaresi, primavera 1942. In un castello isolato in cima ad una collina avvolta nelle nebbie Eva Braun accoglie ospiti importanti: il 'suo' Adolf Hitler, il consigliere Martin Bormann con il segretario, Joseph Goebbels con la moglie Magda. Poco dopo l'arrivo, Hitler si mette a letto: è convinto di avere il cancro, ma Eva con decisione gli fa capire che non è vero. Quando sono a tavola per il pranzo, Hitler dice che si dovrà dichiarare guerra all'Italia, poi si addormenta. Più tardi arriva un sacerdote e a lui il Fuhrer comunica il proprio pensiero: quelli che adorano un uomo morto in croce non vogliono morire. In un salone attiguo Hitler va subito dopo a vedere un filmato a 16 mm. sulle operazioni di guerra contro l'URSS e le riprese di un concerto sinfonico. Arriva così l'ora di cena, e tutti si siedono di nuovo a tavola. Si parla di donne e di altro. Ad un certo punto, Magda saluta e va a dormire. Lo stesso fa Hitler poco dopo. In stanza c'è anche Eva, che gli dice: "E' per timore della banalità che sei diventato così duro". E poi gli confessa i propri tradimenti. La mattina dopo Hitler e il suo seguito ripartono.
SCHEDA FILM
Regia: Aleksandr Sokurov
Attori: Elena Rufanova - Eva Braun, Leonid Mozgovoy - Il Fuhrer, Leonid Sokol - Joseph Goebbels, Elena Spiridonova - Magda Goebbels, Vladimir Bogdanov - Martin Bormann, Antoli Schwederski - Il prete
Soggetto: Yuri Arabov, Marina Koreneva
Sceneggiatura: Yuri Arabov, Marina Koreneva
Fotografia: Anatoli Rodinov, Aleksei Fyodorov
Montaggio: Leda Semyonova
Scenografia: Sergei Kikovkin
Costumi: Lidija Krjukova
Effetti: Ljudmila Krasnova, Andrei Malyshev
Durata: 102
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: LEN FILM, ZERO FILM (RUSSIA), FABRICA (ITALIA)
Distribuzione: ISTITUTO LUCE (2000)
CRITICA
"La vacuità dei discorsi, l'orribile pretesa di eliminare la paura della morte, la strana luce opaca e glauca degli ambienti, la qualità pittorica delle immagini, gli attori teatrali russi benissimo scelti, l'egoismo domestico del tiranno, danno un'idea inedita e insieme singolarmente familiare del mostro divinizzato avido di sacrifici umani, appunto Moloch o Hitler. Sokurov raggiunge l'altezza espressiva del suo precedente bellissimo 'Madre e figlio'; il film è prodotto anche da Fabrica di Luciano Benetton, con la sovrintendenza di Marco Muller". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 maggio 2000)