Figlia di una prostituta bellunese, la ballerina Mimì Bluette è l'idolo dei parigini. Corteggiata da ministri e ricchi industriali sta fìnalmente per sposare uno di questi. Nel bar malfamato dove ha i suoi più veri amici, una sera incontra un misterioso giovanotto, che diventa l'uomo della sua vita. Dopo tre giorni d'amore, però, lo sconosciuto scompare. Disperata, Mimì abbandona il teatro e gli agi, dei quali non le importa più nulla, e raggiunge l'Africa, perché le è stato detto che il suo uomo - mezzo spia e mezzo avventuriero - si è arruolato nella Legione Straniera. Egli però sembra scomparso nel nulla: forse è disperso, forse morto. Rientrata a Parigi, Mimì torna al teatro. Ma è una donna molto diversa, ora, quella che i parigini salutano con immutato entusiasmo.
SCHEDA FILM
Regia: Carlo Di Palma
Attori: Monica Vitti - Mimì Bluette, Shelley Winters - Sua madre Caterina, Tommy Tune - Jack, coreografo ballerino, Hella Petri - Lucky, Vania Villers - Silles, Gianrico Tedeschi - Maurice, il maggiordomo, Luisa De Santis - Linette, Jackie Basehart - David Rolls, Gilles Milinaire - Castillo, lo sconosciuto, Antonio Casagrande - Ministro degli Interni, Maurice Poli - Philippe Julien, Fabio Gamma - Sanderini, Franca Stoppi - Portinaia, Albert Michel - Pittore-fotografo
Soggetto: Guido Da Verona
Sceneggiatura: Barbara Alberti, Amedeo Pagani
Fotografia: Alfio Contini
Musiche: Riz Ortolani
Montaggio: Amedeo Salfa
Scenografia: Francesco Vanorio, Francesco Bronzi, Dominique André
Costumi: Corrado Colabucci
Effetti: Eugenio Ascani
Durata: 105
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: VISTAVISION TECHNICOLOR
Tratto da: Romanzo omonimo di Guido da Verona
Produzione: ALBERTO ADAMI PER P.I.C. (ROMA) P.E.C.F. (PARIGI)
Distribuzione: PIC
NOTE
- REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1994.
CRITICA
"Lussuosa ricostruzione liberty che adatta, con una vena di ironia, l'omonimo romanzo di Guido da Verona, datato bestseller dell'epoca." (P.Mereghetti - Dizionario dei film).
"È la traduzione sullo schermo di un romanzo di Guido da Verona. Confinati i risvolti erotici della vicenda soprattutto in alcune immagini ispirate a un certo tipo di cartoline licenziose in voga agli inizi del secolo, il regista ha puntato sul ritratto della protagonista, descrivendone l'evoluzione dal libertinaggio alla fedeltà, anche oltre la morte, a un solo uomo. Malgrado il mestiere della Vitti, però, gravano sul suo personaggio, rendendolo assai poco incisivo, le stesse incertezze di tono che costituiscono il maggior limite del film: ora grottesco, ora ironico, ora intriso di un sentimentalismo da fumetti, in un impasto che non riesce mai ad amalgamarsi." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 81, 1976)