Wolfgang ha 10 anni, Michael ne ha 35. Si ritrovano a passare 5 mesi della loro vita insieme.
SCHEDA FILM
Regia: Markus Schleinzer
Attori: Michael Fuith - Michael, David Rauchenberger - Wolfgang, Christine Kain - Madre, Ursula Strauss - Sorella, Viktor Tremmel - Fratellastro, Xaver Winkler - Nipote, Thomas Pfalzmann - Nipote, Gisela Salcher - Christa, Isolde Wagner - Collega ufficio, Markus Hochholdinger - Collega caffetteria, Susanne Rachler - Collega ufficio, David Oberkogler - Sig. Ehrnsberger, Katrin Thurm - Collega ufficio, Martin Schwehla - Collega ufficio, Olivier Beaurepaire - Uomo allo zoo, Samy Goldberger - Bambino allo zoo, Martina Poel - Madre, Mika Sakurai - Figlia
Sceneggiatura: Markus Schleinzer
Fotografia: Gerald Kerkletz
Montaggio: Wolfgang Widerhofer
Scenografia: Gerhard Dohr, Katrin Huber
Costumi: Hanya Barakat
Durata: 105
Colore: C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA
Produzione: NGF - GEYRHALTER GLASER KITZBERGER WIDERHOFER
NOTE
- IN CONCORSO AL 64. FESTIVAL DI CANNES (2011).
CRITICA
"Senza citare casi specifici ma facendovi inevitabilmente allusione, racconta la vita quotidiana di un uomo che tiene sequestrato in cantina un bambino di dieci anni. L'idea è quella di osservarlo con tutta l'oggettività possibile, nei suoi normali rapporti di lavoro (fa l'assicuratore), nelle cure che ha per il piccolo ma senza nascondere le sue pulsioni pedofile. Quello che non funziona è che in questo modo non esce la banalità del male, ma solo la banalità della banalità. Senza nessun punto di vista, il film smarrisce il suo senso e tutto sembra ridursi alla frase che tante volte si sente in casi di questo genere: era una così brava persona... Anche il protagonista del film a volte si comporta come 'una brava persona' ma questo non toglie che abbia rapito un bambino e ne abusi. E invece troppo spesso il film rischia di dimenticarlo." (Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera', 15 maggio 2011)
"Ahiahiahi. Quando un festival seleziona un film austriaco sappiamo cosa ci aspetta. Incesto, sevizie, pedofilia, villini ordinati che nascondono piccoli e grandi orrori, e via rabbrividendo. Insomma tutto un immaginario (con solide radici nella realtà, purtroppo) che spesso si riassume invocando la formula di Hannah Arendt la banalità del male. A rischio di banalizzare quella stessa banalità facendone un passepartout, o peggio un genere. E' un rischio che 'Michael' corre in tutta consapevolezza, tanto più che l'esordiente viennese Markus Schleinzer, classe 1971, ha lavorato con Haneke, Jessica Hausner ('Lourdes') e Ulrich Seidl ('Canicola', altra rassegna di orrori suburbani). Un predestinato dunque, che doveva dar prova non solo di rigore ma di originalità. E soprattutto di necessità. Il centro di 'Michael' - la sua ragione profonda - si riassume infatti in una parola semplice e terribile: normalità. (...) Non se ne esce scossi ma a disagio. Come se tanta insistenza e tanta mediocrità rendesse un poco complici pure noi." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero, 15 maggio 2011)
"Il film sul pedofilo viene accolto dalla platea con applausi non fragorosi e fischi isolati. Soprattutto, non piace il finale di 'Michael', troppo sbrigativo. E' l'opera prima di Markus Schleinzer (...), viennese di 40 anni, ex direttore del casting per Michael Haneke. (...) Il dominio totale che il carnefice impone alla sua piccola vittima è esattamente quello che nella sua stessa città, a Vienna, è successo per otto anni a Natascha Kampusch." (Valerio Cappelli, 'Il Corriere della Sera', 15 maggio 2011)
"L'obiettivo del film è quello di raccontare la normalità della vita di un 'mostro', questo è evidente, ma il film non prende mai una posizione chiara, come a dire che il giudizio spetta ai tribunali. Ed è troppo ambiguamente disturbante per poterlo giudicare con serenità." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 15 maggio 2011)
"La serie dei bambini maltrattati continua. (...) 'Michael' è la provocatoria opera d'esordio dell'austriaco Markus Schleinzer, già assistente di Haneke, il primo film che ha suscitato 'buu' e fischi del pubblico del festival e l'abbandono della sala di qualche spettatore. (...) Non certo in difesa, ma dal punto di vista di Michael, rappresentato non come 'mostro', ma come una persona qualunque. (...) L'idea di lasciare i fatti all'immaginazione rende il film durissimo. L'irritata contestazione del pubblico era nelle previsioni del regista che ha ricevuto solo un tiepido applauso di cortesia." (Maria Pia Fusco, 'La Repubblica', 15 maggio 2011)
"Applausi, contestazioni, e anche un diffuso senso di nausea (qualcuno abbandona la proiezione) hanno salutato ieri 'Michael', esordio alla regia dell'austriaco Markus Schleinzer. Il tentativo è insieme ambizioso e pericoloso, raccontare il male nella cornice della più assoluta normalità, un andirivieni di gesti quotidiani intervallati dalla violenza più abietta." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 15 maggio 2011)