Medianeras - Innamorarsi a Buenos Aires

Medianeras

ARGENTINA 2011
Nello scenario di una Buenos Aires disordinata e sconclusionata, anche dal punto di vista architettonico, vivono Martín e Mariana. Lui è un web designer le cui nevrosi e fobie lo costringono a vivere barricato nel suo appartamento, schiavo di una realtà virtuale. Lei, una vetrinista vittima di turbamenti e ossessioni, è appena uscita da una lunga relazione. I due, sebbene vivano in due edifici vicini, nella stessa strada e frequentino gli stessi luoghi, non si sono mai accorti l'uno dell'altra e non si sono mai incontrati. Tuttavia, ciò che li separa è proprio ciò che farà sì che i due si incontrino.
SCHEDA FILM

Regia: Gustavo Taretto

Attori: Pilar López de Ayala - Mariana, Javier Drolas - Martín, Inés Efrón - Ana, Carla Peterson - Marcela, Rafael Ferro - Rafa, Adrián Navarro - Lucas, Romina Paula - Ex fidanzata

Sceneggiatura: Gustavo Taretto

Fotografia: Leandro Martínez

Musiche: Gabriel Chwojnik

Montaggio: Pablo Mari, Rosario Suárez

Scenografia: Luciana Quartaruolo, Romeo Fasce

Costumi: Flavia Gaitán

Effetti: Mariano Santilli

Altri titoli:

Sidewalls

Durata: 95

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: S-35 MM/S-16 MM, 35 MM (1:1.85)

Produzione: EDDIE SAETA S.A., PANDORA FILMPRODUKTION, RIZOMA FILMS, TELEVISIÓ DE CATALUNYA (TV3), ZARLEK PRODUCCIONES

Distribuzione: BOLERO FILM (2012)

Data uscita: 2014-10-02

TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL SUPPORTO DELL' INSTITUTO NACIONAL DE CINE Y ARTES AUDIOVISUALES (INCAA).

- PRESENTATO AL 61. FESTIVAL DI BERLINO (2011) NELLA SEZIONE 'PANORAMA'.
CRITICA
"Che cosa ci rende più soli? Le fobie e i dolori della vita che spingono a rinchiuderci in noi stessi o l'anonimato e la disumanizzazione delle città che finiscono per impedire ogni comunicazione interpersonale? 'Medianeras - Innamorarsi a Buenos Aires' dell'argentino Gustavo Taretto si interroga su questi temi con la leggerezza della commedia e lo stile del film d'autore raccontando la storia di due single che vivono praticamente uno di fronte all'altra ma non si conoscono. (...) il terzo protagonista del film è proprio la capitale argentina, il suo sviluppo urbanistico spropositato («una citta sovrappopolata in un paese sottopopolato»), le sue ambizioni architettoniche, le pareti a specchio e i muri scrostati, i mega-appartamenti per la borghesia ricca e potente e i mini-locali dove si fa fatica a muoversi e ci sente inquilini di passaggio. (...) E se un finale di speranza è praticamente obbligato, non altrettanto è il modo con cui il regista - esordiente nel lungometraggio dopo alcuni corti - conduce per mano lo spettatore, preoccupato soprattutto di trovare uno stile adatto a coniugare la voglia di commedia e lo sguardo da urbanista antropologo. Soluzione che Taretto trova in uno stile classico e piano, come di chi osserva la realtà da un postazione nascosta (un metaforico buco nel muro?) che si apre all'improvviso su scorci en plein air, dove si mescolano le passioni architettoniche di Mariana, le ossessioni abitative di Martin e il gusto visivo del regista, che se da una parte guarda a Woody Allen come maestro di ironia e di «complicazioni sentimentali» dall'altro sembra preoccupato di nascondere il suo passato pubblicitario con un rigore autoriale molto «europeo». Trovando alla fine una strada personale e interessante." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 30 settembre 2014)

"Dovrebbe piacere soprattutto a un pubblico di venti-trentenni 'Medianeras', primo lungometraggio dell'argentino Gustavo Taretto a suo tempo ospite di vari festival importanti, da Berlino a Karlovy-Vary. Anche tra i registi c'è chi acquista le idee già pronte al supermercato e chi se le confeziona da sé, artigianalmente; attività più faticosa, ma spesso più redditizia. Taretto appartiene alla seconda categoria. Nato a Buenos Aires, sa che il nome della sua città è un bluff bello e buono: non-luogo per eccellenza, la metropoli è un concentrato di milioni di solitudini, un habitat asfittico e irrespirabile in cui web, telefonini, fibra ottica e tutte le altre innovazioni non fanno che separare la gente, fingendo di avvicinarla. I protagonisti Mariana (la bella Pilar Lopez de Ayala) e Martin (Javier Drolas) vivono come hikikomori giapponesi: lei, che è architetto ma non può costruire case, si cura i lividi di una relazione finita e arreda vetrine (altri non-spazi di perfetta alienazione); lui disegna siti, esce di casa solo per andare dall'analista, vegeta nel ricordo della ragazza che lo ha piantato per andare a New York, lasciandogli il suo cagnolino. (...) Per tutto il film (...) Martin e Mariana si sfiorano inconsapevolmente; anche se vivono in minuscoli appartamenti vicinissimi, separati da muri ciechi (le 'medianeras' del titolo ). Poiché la sceneggiatura li destina l'una all'altro, e il film, prima amarognolo, vira verso la commedia sentimentale, variante 'indie' americano, ma del migliore: tipo '(500) giorni insieme'. Altro ispiratore di Taretto è, dichiaratamente, Woody Allen: come si vede dal prologo alla Manhattan su gli edifici della città e da una scena dello stesso film (... ), che Mariana e Martin guardano in solitudine, commuovendosi. Bisogna soppesare un certo moralismo di fondo, quando il film demonizza le piattaforme digitali come agenti di solitudine e alienazione (salvo poi, in una delle scene più carine, far colloquiare i due in chat); però questo prodotto dell'emergente cinema argentino ha un grosso pregio: disegna in piani nitidi ed eleganti le architetture della città, gli interni, le strutture urbane mettendoli sempre in relazione con i personaggi e le loro azioni. (...) Negli affollati deserti metropolitani il destino, o 'serendipity' che sia, va colto al volo." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 2 ottobre 2014)

"Ex pubblicitario, un gusto visivo sicuro e pronunciato, Taretto pedina queste due vite in trappola catalogando tutto senza sosta. Come se solo dall'accumulo nascesse la soluzione. Così ogni pensiero, sentimento, edificio, ogni mania, fobia, idiosincrasia dei suoi protagonisti, viene censita e mappata. Non nuovissimo ma sottile, insinuante, intelligente. E malgrado la nota di speranza, mai banale o rassicurante." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 2 ottobre 2014)

"In 'Medianeras', esordio di Gustavo Taretto (...) che già aveva realizzato un corto con lo stesso titolo, troviamo una sintesi moltiplicata all'ennesima potenza degli stessi stati d'animo, equamente suddivisi tra i due protagonisti Martin e Mariana: ipocondria, malinconia, attacchi di panico, insicurezza, fobie. (...) Ma cosa significa «medianeras»? Gli edifici hanno un lato inutile, non il fronte né il retro, ma quello laterale. Quello si chiama medianera, e ricorda lo sporco e lo smog della città, «riflette le contraddizioni, il lerciume che nascondiamo sotto il tappeto» è utilizzato dalle pubblicità, ma ricordano anche la crisi economica. Ma ecco che proprio in tempo di crisi da quelle mura compatte e inutili si aprono illegalmente piccole finestre che fanno entrare finalmente il sole nei piccoli appartamenti «scatole da scarpe» di 40 mq. Ed ecco che a cominciare da due di quelle finestre i due protagonisti inevitabilmente si incontreranno a dispetto delle chat, delle nevrosi, delle fobie e della insipienza dei costruttori moderni. Va via semplicemente la luce e il computer si spegne. Qualcos'altro deve esseri, oltre alla comunicazione virtuale. Film geometrico, limpido, di ironia perfino calorosa." (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 2 ottobre 2014)

"Un film argentino reduce dal Festival di Berlino 2011. Ovvero un'occasione per restare a casa. Sbagliatissimo. La commedia dell'esordiente Gustavo Taretto è un piccolo gioiello di romanticheria e umorismo. Con una fotografia da restare abbagliati." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 2 ottobre 2014)