MARCIA O CREPA

ITALIA 1962
Il capitano Leblanc della Legione Straniera, al comando di dodici uomini dal passato burrascoso ma dal saldo coraggio, esegue l'ordine di catturare il capo algerino ribelle Ben Ballad. Costui deve essere condotto al comando per essere sottoposto ad esemplare condanna. La controffensiva algerina insidia la marcia di ritorno del manipolo, a cui si sono aggiunti una ragazza francese ed un piccolo orfano arabo. Tutti i soldati perdono la vita: anche la ragazza muore. E quando Leblanc giunge al comando con il prigioniero, si diffonde la notizia dell'armistizio tra Francia e FLN. Leblanc rimane con il bambino arabo, che gli è divenuto amico.
SCHEDA FILM

Regia: Frank Wisbar

Attori: Maurizio Arena - "Tout Paris", Ivo Garrani - Col. Dionne, Riccardo Garrone - Paolo, Stewart Granger - Capitano Lablanc, Dorian Gray - Nora, Fausto Tozzi - Brescia, Carlos Casaravilla - Ben Bled, Peter Garsten - Barbarossa, Luis Rafael Calvo, Alfredo Mayo, Leo Anchóriz, Dietmar Schonherr, Hans von Borsody - Fritz

Soggetto: Arturo Tofanelli

Sceneggiatura: Mino Guerrini, Franz Wysbar, William Demby, Giuseppe Mangione

Fotografia: Cecilio Paniagua

Musiche: Angelo Francesco Lavagnino

Montaggio: Mario Serandrei

Scenografia: Enrique Alarcón

Altri titoli:

MARCHA O MUERE

Durata: 106

Genere: GUERRA

Produzione: TEMPO FILM, FI.C.IT., GALATEA FILM (ROMA), MIGUEL ECHARRI PER MIDEGA FILM (MADRID), MONACHIA ZEYN FILM (MONACO)

Distribuzione: PARAMOUNT

NOTE
IL TEMA "CONCERTO DISPERATO" DI ANGELO FRANCESCO LAVAGNINO E NINI ROSSO E' ESEGUITO ALLA TROMBA DA NINI ROSSO. - TITOLO IN SPAGNA "MARCHA O MUERE".
CRITICA
"[...] Prendendo a pretesto la guerra d'Algeria, si trasforma in uno di quei prodotti cari alla cinematografia d'oltre Atlantico. Vi si ritrovano, infatti, le medesime costanti: l'ufficiale tutto d'un pezzo [...] la solita schiera di legionari disperati [...] la prostituta che si redime [...]. Con siffatti intrugli è difficile che la storia si regga in piedi [...] tanto è vero che nei momenti più drammatici [...] viene voglia di ridere per la banalità e la incredibilità della loro posizione umana [...]". (Tamel, "Cineforum", 19/11/1962).