Ritratto del celebre calciatore argentino Diego Armando Maradona di cui seguiamo le vicende straordinarie dalle origini umili nella sua città natale, Buenos Aires, alla rapidissima ascesa nell'olimpo del calcio (è giocatore professionista a quindici anni), e poi da Napoli, fino a Cuba, sua patria d'elezione e al momento della sua rinascita. Il regista ci mostra i due volti di Maradona, quello pubblico dell'icona del calcio, divenuto ora anche politicamente impegnato nell'opposizione alla globalizzazione e amico di leader come Fidel Castro, ma anche, per la prima volta, il Maradona privato, la sua vita familiare, le sue speranze, le sue paure. Attraverso i documenti dell'epoca, si rivivono i momenti di felicità che il 'Pibe de Oro' ha regalato a tutti nel corso degli anni, compreso il gol segnato 'dalla mano di Dio' che fece vincere la Coppa del Mondo all'Argentina contro l'Inghilterra nel 1986.
SCHEDA FILM
Regia: Emir Kusturica
Attori: Diego Armando Maradona - Se stesso, Manu Chao - Se stesso
Soggetto: Emir Kusturica
Fotografia: Rolo Pulpeiro
Musiche: Stribor Kusturica, No Smoking Orchestra
Montaggio: Svetolik Miæa Zajc
Effetti: Virginie Wintrebert
Altri titoli:
Maradona par Kusturica
Maradona - El Pibe de Oro
Durata: 90
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: (1:1.85)
Produzione: ESTUDIOS PICCASO, EXCEPTION WILD BUNCH, PENTAGRAMA FILMS S.L.
Distribuzione: BIM (2008)
Data uscita: 2008-05-30
NOTE
- 'SÉANCES DE MINUIT' AL 61. FESTIVAL DI CANNES (2008).
CRITICA
Dalle note di regia: "La mia decisione di utilizzare il documentario è stata dettata dalla necessità di realizzare un ritratto di quest'uomo, un ritratto che racconti la verità. Quello che critico rispetto ad altri film su Maradona è che lo usano per raccontare qualcos'altro. Non colgono l'impatto che la sua presenza ha avuto in tutto il mondo. Maradona è una storia vera, non c'è bisogno di aggiungere finzione. (...) La vita di Maradona è così ricca, così sfumata, che non cambierei nulla, anche se facessi un film di fiction. (...) Maradona è diventato ciò che è diventato anche perché giocava a calcio e non a un qualsiasi altro sport e poi perché giocava negli anni '80, il decennio in cui lo sport è diventato molto popolare, soprattutto in televisione. L'era di Maradona è stato l'apice dell'individuo nel football."
"Napoli c'è una volta sola. Quando Diego ritorna nel giugno 2005 e la folla lo acclama al grido di 'Chi non salta, Ferlaino è'. Più precisamente, nel docu-film 'Maradona by Kusturica' c'è poco o nulla che riguardi l'orgasmo magico dei giorni radiosi e tutto è calibrato sulle riletture di un rabbioso senno di poi. (...) Il film sterza decisamente e secondo noi abusivamente sulla politica, ricostruendo l'identità di Maradona quasi soltanto sulle prese di posizione degli ultimi anni, una sequela di parate e proclami anti-Usa e pro-Cuba scatenate, purtroppo, tra un arresto per droga e un ricovero di massima urgenza, un pianto in diretta tv, una cura disintossicante e una crisi cardiaca. Il cineasta, in realtà, osa paragonarsi all'idolo e non solo si mette in scena «da pari a pari», ma aggiunge, a mò di verifica di alcuni tratti della sua personalità, gli spezzoni dei propri film. Ora, che l'ego debordante del protagonista sia arrivato a includere la simpatia per i dittatori e l'adesione ai vari caudilli dell'estrema sinistra sudamericana, è un fatto rilevante ed interessante; che Kusturica, però, si metta in posa con lui vomitando fiele non tanto contro gli americani quanto contro gli inglesi, la Nato, la globalizzazione e chi più ne ha più ne metta, non è un dato che meriti metri su metri di pellicola (per di più sgranata). Ciò detto, restano i passaggi più sorprendenti ed estrosi, come quelli dedicati alle esilaranti cerimonie dei fan argentini della Chiesa Maradoniana o quelli in cui il reduce se la prende con quelli che conosce sul serio e sul serio lo hanno perseguitato, dal mafioso Matarrese alle squadre italiane del Nord o s'intenerisce tornando nella favela natia o abbracciando le figlie. Stringi stringi, però, dal magma del narcisismo kusturichiano, a fuoriuscire sono solo e sempre i bagliori infuocati dell'arte del n°10 per antonomasia." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 21 maggio 2008)
"Scontro fra titani. Sarà più egocentrico Maradona o Kusturica? Nel dubbio il regista di 'Underground' mette il suo nome nel titolo del ritratto dedicato al pibe de oro: 'Maradona By Kusturica', e non se ne parli più. Poi naturalmente la palla la tiene quasi sempre Diego Armando, anche se quando l'amico Emir gli fa visitare lo stadio di Belgrado le due star si concedono un bel palleggio di testa. Il resto rivisita il personaggio Maradona dribblando quasi del tutto l'Italia ma calcando la mano sul mito in Argentina c'è perfino una chiesa maradoniana che celebra matrimoni e sul suo meno sfruttato versante rivoluzionario. (...) Anche nel film di Kusturica volano colpi bassi, altro che pallonetti. Matarrese è un altro mafioso, che aveva già combinato la finale Italia-Germania. Di qui le accuse di doping. 'Come se la cocaina nel calcio italiano la prendessimo solo io e Caniggia...'. Ma Kusturica in Maradona vede anche un poeta e quasi un fratello, come dimostrano le coincidenze fra i film dell'uno e le vicende o le parole dell'altro (la partita nella nebbia in La vita è un miracolo, parallela agli allenamenti notturni di Diego bambino). E dove non arriva il poeta, ecco il ribelle che arringa le folle a Mar del Plata con Chavez e Morales poco prima che la città argentina sia teatro di violenti scontri anti-globalizzazione. Il Sud contro il Nord, insomma, come sempre. Come quando 'infilammo 6 gol alla Juve: ehi, Emir, ma tu lo sai cosa vuol dire in Italia fare 6 gol all'avvocato Agnelli?'" (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 maggio 2008)
"Un'agiografia che andrebbe benissimo finché si parla di Maratona, un genio nel suo settore, ma non va affatto quando Kusturica si mette in scena in modo invadente e narciso, tanto da aprire il film con lui che, in concerto, strimpella due note alla chitarra e un esagitato presentatore che lo definisce 'Il Maratona del cinema'. Emir, ti sei bevuto il cervello? Al massimo sarai lo Dzajic o lo Stojkovic del cinema, e citiamo due fra i più grandi giocatori jugoslavi di sempre." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 21 maggio 2008)