Il tassista 'Cupido' è testimone di una serie di situazioni amorose:
"Giovinezza" - l'avvocato Roberto sta per convolare a nozze con la sua fidanzata Sara, ma l'incontro con l'affascinante e misteriosa Micol gli farà scoprire una realtà fuori dal tempo.
"Maturità" - Fabio, affermato conduttore televisivo e marito fedele per 25 anni, decide di vivere un'avventura extraconiugale con l'intrigante Eliana, ma difficilmente riuscirà a liberarsi di lei.
"Oltre" - Adrian è un professore americano di Storia dell'Arte che vive a Roma da quando ha divorziato dalla moglie. Riservato e solitario, il professore vedrà sconvolta la sua esistenza dall'incontro con Viola, la figlia del portiere Augusto.
SCHEDA FILM
Regia: Giovanni Veronesi
Attori: Robert De Niro - Adrian, Carlo Verdone - Fabio, Riccardo Scamarcio - Roberto, Monica Bellucci - Viola, Michele Placido - Augusto, Laura Chiatti - Micol, Donatella Finocchiaro - Eliana, Valeria Solarino - Sara, Emanuele Propizio - Cupido
Soggetto: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Andrea Agnello
Sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Andrea Agnello
Fotografia: Tani Canevari
Montaggio: Patrizio Marone
Scenografia: Luca Merlini
Costumi: Gemma Mascagni
Durata: 100
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Produzione: AURELIO DE LAURENTIIS & LUIGI DE LAURENTIIS PER FILMAURO
Distribuzione: FILMAURO - DVD E BLU-RAY: FILMAURO HOME VIDEO
Data uscita: 2011-02-25
TRAILER
NOTE
- CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2011 PER: MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (DONATELLA FINOCCHIARO, CANDIDATA ANCHE PER "SORELLE MAI" DI MARCO BELLOCCHIO) E CANZONE ORIGINALE.
CRITICA
"Come volevasi dimostrare. Verdone fa sempre ridere, De Niro è sempre professionale e la Bellucci sempre bella. La nuova puntata del 'Manuale d'amore' di Veronesi scivola via sui binari previsti e prevedibili del film a episodi 'made in De Laurentiis', ormai diventato un brand, un marchio di fabbrica: un cast sontuoso, messo insieme pensando più al marketing che alla sceneggiatura; una storia 'generazionale' - anzi tre - per attirare fasce di pubblico differenti; una regia molto incentrata su primi e primissimi piani per 'vendere' al meglio i volti delle star. Niente di cui vergognarsi, ma anche niente di cui veramente vantarsi. (...) Sceneggiato dal regista Giovanni Veronesi, da Ugo Chiti e da Andrea Agnello, il film declina, nel primo e nel terzo episodio, l'amore come equivoco (...), ma senza davvero crederci o comunque fare uno sforzo per andare oltre le più scontate apparenze. Con tanto di 'redenzione' finale buonista, sia per la Chiatti che si confessa meno peccatrice dell'annunciato, sia per la Bellucci, più materna che trasgressiva. Per non parlare dei maschi, che vogliono solo il calore della famiglia. Discorso un po' diverso per Carlo Verdone, l'unico che tenta ancora la strada della commedia di costume (...) e l'unico che sappia liberarsi dalla routine che soffoca il resto del film per regalare più di una risata. Anche per merito di una simpatica Donatella Finocchiaro e delle sue inedite doti 'leggere'." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 23 febbraio 2011)
"Quando nel titolo di un film compare una cifra, in genere diffidiamo. I numeri 2 superano di rado gli originali, e con i numeri 3 è anche peggio. La forma diventa formula, se non format. La ripetizione non è più un rischio, è una vocazione. Naturalmente ci sono le eccezioni, ma 'Manuale d'amore 3' conferma la regola. (...) Il terzo episodio in compenso cavalca il più deliberato sentimentalismo sfruttando il carisma di De Niro, professore americano cardiotrapiantato che dà una lezione di stile, di etica e di sentimento al portiere Michele Placido, sessuomane, tombarolo e anche cattivo genitore. Anche qui però tutto è scontatissimo e i legami con gli altri episodi sono labili o pretestuosi, così come restano appena abbozzati personaggi secondari che con un minimo di buona volontà potevano essere interessanti (...). Peccato, la struttura del film a episodi sarebbe l'ideale per accumulare spunti e trovate e l'ingresso di De Niro nel cast sembrava promettere aria nuova. Ma non è affatto così." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 23 febbraio 2011)
"Come conquistare il 67enne mansueto accademico in pensione Bob De Niro? Basta stendere i panni su tacco 15. Questo ci insegna la prof. di spogliarellismo Monica Bellucci, figlia del maestro di coattismo Michele Placido. E se ancora l'avvocato Scamarcio versa lacrime di coccodrillo gonfiabile per aver lasciato la finta 'trigresse' Chiatti a sventura propria, peggio se la passa il vate del tele giornalismo Verdone punito da un parrucchino e dalla psycho Finocchiaro. Il 3° Manual di pene d'amore secondo Veronesi affronta senza guizzi il cupido trans generazionale e non ci illumina su qualcosa che tutti sappiamo: il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce. Il tutto in infiniti 125 per 700 copie e, per fortuna, qualche risata di verdoniana espressione. Il consiglio? Riprendiamoci Pascal." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 24 febbraio 2011)
"Si vede che Michele Placido gode come un riccio a mettersi sotto Robert De Niro, prendendolo a pugni perché gli si porta a letto la figlia (non sarà attempata Monica Bellucci, per avere il canuto Placido come papà gelosone?). E si vede che Carlo Verdone non sta nella pelle, perché in una scena riesce a sbattere - per puro caso, ovviamente - la porta in faccia a De Niro. E' l'effetto-marchetta, così il grande interprete Usa, che ci ha fatto sognare in tanti film illuminati dal suo carisma, ora sembra un professionista fuori ruolo, strapagato da Aurelio De Laurentiis. Perciò gli attori di casa nostra tentano di sopraffarlo almeno per finzione. Perché, se no, servire al nostro star-system all'amatriciana un divo come Bob, qui professore americano a Roma, capelli grigi e pronuncia italoamericana inclusi? Vabbè, tutti devono campare ed ecco l'ultimo prontuario sentimentale della ditta Veronesi & Co, fidanzata Valeria Solarino compresa." (Cinzia Romani, 'Il Giornale', 25 febbraio 2011)
"Spiacerà a chi ormai dà i primi segni d'insofferenza per una formula (quella della commedia a episodi) che ha inflazionato il mercato. E non riesce a entusiasmarsi per l'accidiosa marchetta di De Niro o per un Verdone che perde vistosamente i colpi di film in film." (Giorgio Carbone, 'Libero', 25 febbraio 2011)
"C'è qualcosa di suadente e rassicurante nei racconti a puntate che fanno sentire sempre presente a se stesso lo spettatore: è una regola che discende dal cinema delle origini e che De Laurentiis ha saputo adattare all'attuale disorientamento di produzione, distribuzione ed esercizio. Arrivato al terzo capitolo, in effetti, 'Manuale d'amore' non intende strafare e batte il ferro dove è caldo, sciorinando situazioni, recitazioni e gag sulla basilare prospettiva inerente al sentimento umano n 1 ovvero l'età in cui lo stesso si sogna, si sperpera, si rimpiange o si recupera. (...) Il terzo episodio, al quale prende parte anche il buffo cupido tassinaro interpretato dall'habitué Emanuele Propizio, è incardinato sull'omaggio tuttotondo a De Niro che a esclusione di uno striptease su cui è meglio sorvolare - si conferma disponibilissimo, professionale e duttile come solo chi vola ad altezza d'immaginario sa fare a beneficio di chi resta seduto in sala. Uno dei flash che i secondi sicuramente e giustamente memorizzeranno (lo slapstick è fatto di maniere forti) è, non a caso, quello dell'uscita a ritroso dall'ascensore del divo yankee con il conseguente capitombolo con contorno di vaffa toccato al parigrado romano." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 25 febbraio 2011)
"A questo punto del 'franchising', è lecito abbozzare un bilancio: il terzo 'Manuale d'amore' è meno compatto del primo ma è notevolmente migliore del secondo. (...) Il terzo episodio, quello coni super-divi - De Niro Bellucci & Placido - è paradossalmente il più debole. La trama non è particolarmente avvincente (...) e De Niro, pur bravo nel recitare in italiano, sembra abbastanza spaesato. Forse la storiella poteva diventare interessante trasformandosi in storia, cioè in lungometraggio, scavando maggiormente nel passato di questo yankee ritiratosi sulle rive del Tevere. La verità è che tutto il potenziale comico dell'episodio è sulle spalle di Placido, bravissimo come sempre in un ruolo da 'coatto', e De Niro sembra ogni tanto relegato a fargli da spalla (per Placido, comunque, un grande onore). (...) 'Manuale d'amore' è una serie che raccoglie un'eredità pesante, quella dei film a episodi che hanno fatto grande la commedia all'italiana. Al terzo capitolo, è forte la sensazione che tutti, da Veronesi in giù, la vivano come un laboratorio in fieri, una zona franca in cui sperimentare situazioni, tic, gags che nei film lunghi incontrerebbero maggiori difficoltà. È ad esempio evidente che Verdone, in questi film, 'osa' vertici di grottesco e di buffoneria che nei suoi lavori da regista tiene più sotto controllo. Ed è in questo senso che De Niro, abituato a costruire i personaggi con cura maniacale, sembra a disagio." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 25 febbraio 2011)
"Per questa terza puntata del suo festeggiatissimo 'Manuale d'amore', Giovanni Veronesi ha scelto con molta furbizia le tre età dell' amore, la giovinezza, la maturità e ...oltre, suscitando in ognuna le situazioni più consone, anche se, spesso, abilmente imprevedibili. (...) La serietà dell'insieme, compreso un finale da idillio familiare, si lascia però anche attraversare da momenti aperti al sorriso, specie quelli che si fanno sostenere dalla recitazione di Placido, sempre in attento equilibrio fra le note alte e quelle sommesse, pronte, le une e le altre, ad aiutarlo a confrontarsi con la presenza autorevole di De Niro, contrassegnata da una mimica per nulla preoccupata dei segni dell'età, anzi accentuandoli. Insomma ancora un film all'altezza della lunga, fortunata carriera di Veronesi, destinato anche questo, come gli altri, al successo." (Gian Luigi Rondi, '25 febbraio 2011')