Mamma Roma

ITALIA 1962
Mamma Roma, una prostituta non più giovane, in seguito al matrimonio del suo protettore Carmine, con una contadina, decide di abbandonare il mestiere. Desiderosa di cominciare una nuova vita insieme a suo figlio Ettore, cresciuto in campagna, compra una casa alla periferia di Roma e si aggiudica un banco al mercato rionale. Per Ettore, però, lei non è altro che un'estranea e a nulla valgono i suoi sforzi per garantirgli un lavoro e un avvenire sicuro. Mentre Carmine la spinge di nuovo sul marciapiede, minacciandola di raccontare la verità a Ettore, questi, che è venuto a sapere da tempo del passato di sua madre, lascia il lavoro per dedicarsi a piccoli furti con conseguenze che si riveleranno fatali per tutta la famiglia.
SCHEDA FILM

Regia: Pier Paolo Pasolini

Attori: Anna Magnani - Mamma Roma, Ettore Garofalo - Ettore, figlio di Mamma Roma, Franco Citti - Carmine, Silvana Corsini - Bruna, Luisa Loiano - Biancofiore, Paolo Volponi - Il prete, Luciano Gonini - Zacaria, Piero Morgia - Piero, Vittorio La Paglia - Signor Pellisier, Franco Ceccarelli - Carletto, Marcello Sorrentino - Tonino, Sandro Meschino - Pasquale, Franco Tovo - Augusto, Pasquale Ferrarese - Lino, Leandro Santarelli - Begalo, il "Roscio", Emanuele Di Bari - Gennarino 'o trovatore, Antonio Spoletini - Un pompieretto, Nino Bonci - Un pittoretto, Roberto Venzi - Un aviaretto, Nino Venzi - Un cliente, Maria Pia Bernardini - La sposa, Santino Citti - Il padre della sposa, Lamberto Maggiorani - Un malato, Elena Cameron - Una prostituta, Loreto Ranalli - Un peripatetico, Mario Ferraguti - Un peripatetico, Renato Capogna - Uno dei tre papponi, Fulvio Orgitano - Uno dei tre papponi, Renato Troiani - Uno dei tre papponi, Mario Cipriani - Un coatto, Paolo Provenzale - Un coatto, Umberto Conti - Un malato, Sergio Profili - Un malato, Gigione Urbinati - Un malato, Enzo Fioravanti - Infermiere, Renato Montalbano - Infermiere, Luisa Orioli

Soggetto: Pier Paolo Pasolini

Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti - coll. ai dialoghi

Fotografia: Tonino Delli Colli, Franco Delli Colli - operatore

Musiche: Carlo Rustichelli - coordinamento

Montaggio: Nino Baragli

Scenografia: Flavio Mogherini

Arredamento: Massimo Tavazzi

Aiuto regia: Carlo Di Carlo

Durata: 105

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Produzione: ALFREDO BINI PER ARCO FILM

Distribuzione: CINERIZ - DOMOVIDEO, NUOVA ERI, MONDADORI VIDEO

NOTE
- PRESENTATO ALLA 23. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (1962).

- LA VERSIONE RESTAURATA IN 4K, PROMOSSA DALLA CINETECA DI BOLOGNA E DA CSC-CINETECA NAZIONALE, E' STATA PRESENTATA AL 72. FESTIVAL DI BERLINO (2022) NELLA SEZIONE 'BERLINALE CLASSICS'.
CRITICA
"Pasolini ha voluto ricordare che il tema dell'amor materno, assente dai suoi romanzi, non lo è nella sua poesia; e che in questo film (...) c'è un'effusione autobiografica (come c'è, del resto, nella vibrante passione con cui Anna Magnani ha interpretato il suo ruolo). Alcuni difetti di logica (...) diventano 'maniera', urtano contro la inesorabilità dell'impostazione ideale, la raffrenano e la smorzano . (...) Pur essendo centrato su fatti più commoventi e su una visione più ampia e aperta della realtà, noi troviamo che 'Mamma Roma' rimane artisticamente indietro ad "Accattone" [...]". (Ugo Casiraghi, 'l'Unità', 1 settembre 1962).

"Ebbene, questa volta Pasolini in tutte le parti che riguardano Ettore è riuscito a fare di solito gli riesce soltanto nelle poesie: ha parlato di se stesso con la sua voce più autentica e più intima. Fino alla morte mantegnesca di Ettore nella quale, con un po' di narcisismo, ha vagheggiato la propria morte. Tutt'altro discorso va tenuto per la parte che riguarda la madre di Ettore. Dispiace dirlo, ma questa parte appare poco necessaria sia perché qui la poesia di Pasolini tace e ci troviamo di fronte ad un film neorealista di normale fattura; sia perché, costruita per completare il dramma di Ettore, questa parte non aggiunge niente al personaggio già perfettamente definito dalla pietà con la quale il regista ha saputo inventarlo e contemplarlo. A riprova si veda per esempio l'errore di una scena come quella del ricatto; e il carattere generico della descrizione della vita delle prostitute ben diverso dalla precisione dell'analoga descrizione in 'Accattone'. Anzi si ha l'impressione che per quest'aspetto Pasolini abbia utilizzato in 'Mamma Roma' una materia già sfruttata nel suo primo film. Mentre gli avrebbe convenuto darci qualche cosa dissolutamente nuovo, come nelle sequenze di Ettore suoi amici. In senso spettacolare la parte delle prostitute si regge soprattutto sulla interpretazione di Anna Magnani, al tempo stesso tempo misurata, vigorosa e commovente. Ma resta confermato che questa nostra grande attrice ha bisogno di film tagliati su misura per lei, e male si amalgama con l'impasto dei film di regia interpretati da attori presi dalla strada. Ettore Garofalo pur non avendo la forza di Franco Citti in 'Accattone', ha una sua patetica autenticità di cui Pasolini ha saputo servirsi fino in fondo. Abbiamo rivisto con piacere Franco Citti nel personaggio del pappone, secondario ma pieno di autorità. Efficaci tutti quanti gli attori delle parti minori tra i quali vogliamo ricordare Luisa Loiano, Silvana Corsini, Paolo Volponi, Luciano Gonini, Vittorio La Paglia, Piero Morgia." (Alberto Moravia, 'L'Espresso', settembre 1962)

"(...) stavolta Pasolini cerca di fondere la recitazione di Anna Magnani con quella dei suoi ragazzi di vita. La poetica pasoliniana ha le sue crepe: la costante ripetizione dei motivi suburbani ingenera a tratti monotonia, la saldatura di tante intuizioni figurative e musicali non è sempre perfetta. Per esempio, la Magnani rimane un'attrice, anzi un grande personaggio, uguale a se stesso, la palma a ventaglio sul petto, la testa arrovesciata e la risata rauca. Il regista non è riuscito a trasformarla, né a imbrigliarla, né a farla recitare come gli altri. Mamma Roma ha scompensi, zone grigie, intemperanze verbali provocatorie. Ma è un film come non se ne vedono tutti i momenti: si potrà non amare la vicenda, sopportarne male i personaggi, sperare che Pasolini autore di romanzi e di film rivolga la sua attenzione a un mondo diverso. Eppure sarà difficile dimenticare gli antichi misteriosi ruderi della sua periferia, i carrelli a procedere sui lunghi monologhi della Magnani, la beccatissima battuta della ragazza che segue i suoi violentatori con la passiva rassegnazione di un animale, il giovane che serve i pasti in trattoria quasi danzando. Insomma tutta l'osservazione minuta, attenta, felicissima, che si traduce in punte stilistiche di straordinario vigore: e, dietro, il dolore autentico, severo, compatto, che è la tremenda vocazione di Pasolini, il porto infernale da cui partono e al quale arrivano tutte le sue esperienze."
(Tullio Kezich, 'Il cinema degli anni sessanta (1962-1967)', Edizioni Il Formichiere, 1979)

"Il film vuole essere qui, in questa presa di coscienza, da parte della donna, della propria parte di responsabilità e della incapacità di comunicare la propria angoscia. Pasolini procede su un doppio binario: nel denunciare le colpe della società borghese e nel condannare, giustificandolo con la pietà, il salto di classe al quale aspira Mamma Roma, alla quale sembra voler far colpa di mirare troppo in alto, dal sottoproletariato alla piccola borghesia, di ignorare le "norme del suo destino". Poiché ovviamente le cause di questa confusione sono ancora da cercare nell'ambiente in cui la donna è nata e vissuta, il cerchio si chiude: è la società che ha ucciso Ettore, ma nella protesta di Mamma Roma, nel suo chiedersi chi è responsabile della ferocia della vita, c'è già un barlume di coscienza morale. (...) Mamma Roma è un personaggio espresso in modi romantici e pensato con un suo reale calore artistico. In un romanzo avrebbe avuto un bellissimo rilievo. Portato sullo schermo convince meno, fors'anche perché l'esuberanza della Magnani un po' lo soffoca, e per contrasto fa pensare che il vero protagonista del film avrebbe potuto essere il figlio (...) Molte scene sono trite, non necessarie, raramente suscitano un'emozione. I personaggi non hanno più la funesta evidenza di 'Accattone', e l'impegno lirico-figurativo di Pasolini minaccia di risolversi in esercitazioni di bello stile (...) Quanto agli altri attori, l'ombra della Magnani li oscura: il debuttante Ettore Garofalo non è simpatico ma riesce a esprimere la selvatichezza del ragazzaccio, Franco Citti è troppo azzimato per la parte dello sfruttatore di donne, Silvana Corsini, la sgualdrinella del quartiere, recita davvero male. Il malato al quale Ettore ruba la radiolina è Lamberto Maggiorani, il deluso eroe di Ladri di biciclette. Dice appena una battuta." (Giovanni Grazzini, 'Eva dopo Eva. La donna nel cinema italiano', Laterza, 1980)