Maledimiele

2/5
Storia di Sara, o dell'anoressia: la mdp di Marco Pozzi sale sulla bilancia, con qualche limite

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ITALIA 2010
Sara ha 16 anni ed è una ragazza come tante altre: brava a scuola, simpatica, carina e intelligente. Ma, come tante altre coetanee, è ossessionata anche lei dall'ideale di femminilità proposto dalla società contemporanea e senza che se ne accorga il numero 38 diventa la chiave di lettura della sua vita...
SCHEDA FILM

Regia: Marco Pozzi

Attori: Benedetta Gargari - Sara, Gian Marco Tognazzi - Il papà di Sara, Sonia Bergamasco - La mamma di Sara, Isa Barzizza - La nonna

Sceneggiatura: Paola Rota

Fotografia: Alessio Viola

Musiche: Claudio Pelissero

Montaggio: Claudio Bonafede

Scenografia: Valentina Pavan

Costumi: Sabina Maglia

Suono: Roberto Mozzarelli

Altri titoli:

Male di miele

Durata: 106

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: 3PER

Distribuzione: MOVIMENTO FILM (2012)

Data uscita: 2012-04-19

TRAILER
CRITICA
"Chiamando il causa Santa Teresa, il filosofo Giorgio Agamben afferma che l'anoressia non è disprezzo, ma una forma di valorizzazione di sé. Dolorosa, naturalmente, come dimostra anche questa piccola opera severa e sincera di Marco Pozzi, già studente dell'olmiana Ipotesi Cinema. (...) Sara è una ragazza 'normale', con famiglia 'normale' e amiche 'normali'; però nessuno, intorno a lei, si avvede di quel che sta accadendo. Pozzi non lo spiega a parole, ma con le immagini: basta guardare gli ambienti freddi, impersonali, silenziosi di ogni luogo (casa inclusa) frequentato dalla ragazzina, per avvertire una totale mancanza di calore, un deficit di affetti sufficiente a rendere quella vita così normale un inferno quotidiano. Brava la giovanissima protagonista; limitati dai ruoli i genitori Sonia Bergamasco e Gianmarco Tognazzi. Alla grande Isa Barzizza tocca la parte della nonna moribonda." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 20 aprile 2012)

"Sembra un film francese ambientato a Milano con lsa Barzizza. Perché 'francese'? Perché rende vivi pensieri astratti. Come ci riesce? Visivamente. Intaglia i dettagli, che contano più dei piani di insieme, dei primi piani, dei contropiani. Mani, piedi, bocca sporca di vomito, fessure delle porte, pennarello che traccia strani segni sul lenzuolo, mani si poggiano sul muro nervose, occhi verdi spauriti, stivali... Sono gli sguardi a fare la narrazione, a permetterci di collegare condotte istintive, fantasie e gesti funzionali a un campo di coscienza emozionale colto impressionisticamente. E non le parole che spiegano l'ovvio, i contorti sentieri della pubertà, e affogano i nostri copioni di frasi fatte e gesti meccanici. I migliori film francesi tolgono, asciugano, non sovraccaricano mai. Pensiamo a Bresson. Via tutto. Eppure che insostenibile pienezza di dramma. (...) Marco Pozzi e la sceneggiatrice Paola Rota, concentrati su Truffaut, riempiono di carezze di luce (Alessio Viola ha il compito di cromatizzarle) il doppio viso di Sonia: ragazza studiosa, anche di shopping, e sensibile, da una parte. Inesorabile masochista che nel chiuso della cantina-laboratorio da scienziata pazza sottopone il corpo al decalogo material-spirituale di autorestringimento, dall'altra. Finché quando alla fine si sentirà 'sua', grazie al dolore, non avrà più bisogno di flirt, nonna, cani, party, voti, gin, eros. Tardi, per prendere la parola. Sviene, sparisce..." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 20 aprile 2012)

"Come soffre la quindicenne Sara, che pure sembra una ragazzina normalissima. Né papà oculista Enrico (Gianmarco Tognazzi), né mamma impegnata nel sociale Anna (Sonia Bergamasco) si accorgono che rifiuta il cibo. Perché si comporta così? Un amaro dramma social-familiare, ambientato nella Milano dei quartieri medio-alti, che s'interroga sul male insidioso dell'anoressia. Bravi i genitori, un po' troppo distratti, ma ancora di più la giovanissima, dotata esordiente Benedetta Gargari." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 20 aprile 2012)

"'Maledimiele' di Marco Pozzi affronta senza inutili voyeurismi il difficile tema dell'anoressia." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 20 aprile 2012)

"Il focus è sul progressivo, ineluttabile cadere in questo male: alla luce del sole, Sara è una ragazza diligente e spensierata, ma il suo dark side ha le regole ferree dell'irraggiungibile peso ideale. Né i genitori (Sonia Bergamasco e Gianmarco Tognazzi), né le amiche sembrano accorgersi dei digiuni forzati, i bagni ghiacciati, i pasti che finiscono nell'immondizia, e non è finita: Sara ha una camera dei segreti e un lenzuolo, dove segue con un pennarello il suo corpo che scompare. È dunque il racconto di una schiavitù decisa e protetta a proprie spese, retto sulle giovani spalle di Benedetta (brava, e coraggiosa) e inframmezzato da inserti onirici con l'eco della nonna, dell'infanzia e dell'affetto che non c'è stato. Pozzi giudica (su tutti, la madre) e non giudica, mettendo la macchina da presa (2k) sulla bilancia: ci sono eccessi enfatici, qualche incursione simbolica di troppo, ma questa esemplarità ha il merito di essere terapeutica." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 19 aprile 2012)