Il neonato Haru, abbandonato su una spiaggia giapponese, viene raccolto e allevato da una comunità che insegna ai giovani l'antica arte del dojo. Crescendo, il giovane diventa grosso e impacciato ma segue insieme a tanti altri le lezioni al termine delle quali il vecchio capo proclama i nuovi ninja. Haru dapprima è escluso ma poi, per una fortunata circostanza, riceve dalla bella Alison l'incarico di pedinare il proprio uomo, va a Los Angeles e si trova coinvolto in una girandola di intrighi e disavventure dalle quali esce dimostrando il carattere del vero ninja. Sventa i loschi affari in cui Alison era stata trascinata, i due si innamorano e lui può tornare in Giappone e ricevere finalmente la spilla del vero ninja e sentirsi come gli altri.
SCHEDA FILM
Regia: Dennis Dugan
Attori: Chris Farley - Haru, Nicolette Sheridan - Alison, Robin Shou - Gobei, Nathaniel Parker - Tanley, Oh Soon-Tek - Sensei, Keith Cooke - Nobu, Chris Rock - Joey, François Chau - Izumo, Da Ming Chan - Capo Kobudosai, Burt Bulos - Signor Ozaru, Dale Ishimoto - Anziano Giapponese, Tom Bailey - Padre Di Billy, Curtis Blanck - Billy, Richard Kline - Autista
Soggetto: Mitch Klebanoff, Mark Feldberg
Sceneggiatura: Mitch Klebanoff, Mark Feldberg
Fotografia: Arthur Albert
Musiche: George S. Clinton
Montaggio: Jeff Gourson
Scenografia: Ninkey Dalton
Durata: 90
Colore: C
Genere: COMICO
Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI
Produzione: BRAD KEVOY & STEVE STABLER - MOTION PICTURE CORPORATE OF AMERICA
Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILM ITALIA (1997) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO
NOTE
REVISIONE MINISTERO LUGLIO 1997
CRITICA
"'Mai dire Ninja' è un filmetto piccolo piccolo che però ha almeno l'onestà di avere scarse pretese, film che avrebbe comunque diritto a essere sfruttato al massimo delle sue possibilità. Certo a dire il vero queste possibilità sono molto scarse. La regia è televisiva, la struttura narrativa da telefilm: ci sono una serie di tormentoni che vengono ripetuti ciclicamente, come se il film fosse diviso negli 'atti' del telefilm, la scansione pensata per le interruzioni pubblicitarie. (...) Meglio sembrano le scene secondarie, quei tormentoni di cui dicevamo, tipicamente televisivi (splendidi i travestimenti di Gobei, da quello da finta statua di bronzo alla commensale tutta rossetto e gonna corta quando Haru si sostituisce al cuoco di un ristorante giapponese), che dovrebbero essere il pepe del film, ma risultano essere pressoché l'unico ingrediente. Insomma se 'Mai dire Ninja' testimonia quel che resta della gloriosa slapstick comedy del muto è ora che gli si dia una fiera sepoltura (al film non alla slapstick)". (Alessandro Paesano, 'Film')