Gabriele Rossetti torna in Puglia per dare l'estremo saluto a suo padre Ernesto, ex capostazione della ferrovia locale con qualche frustrato talento per la pittura. Sarà in quell'occasione che Gabriele rievocherà la sua infanzia trascorsa tra le incomprensioni con il padre, la dolcezza severa della madre Franca, insegnante di lettere, e la fascinazione dello zio Pinuccio, arrivando finalmente a comprendere Ernesto.
SCHEDA FILM
Regia: Sergio Rubini
Attori: Sergio Rubini - Ernesto Rossetti, padre di Gabriele, Valeria Golino - Franca Rossetti, madre di Gabriele, Riccardo Scamarcio - Pinuccio, zio di Gabriele, Fabrizio Gifuni - Gabriele Rossetti, Guido Giaquinto - Gabriele bambino, Anna Falchi - Donna Valeria Giordano, Margherita Buy - Anna adulta, Vito Signorile - Venusio, Maurizio Micheli - Avvocato Pezzetti, Vittorio Ciorcalo - Tonino Zucca, Mario Maranzana - Direttore Dalò, Mariolina De Fano - Signorina Lo Turco, Adelaide Di Bitonto - Zia Graziella, Pierluigi Corallo - Nonno di Gabriele, Nicoletta Carbonara - Dora Spadella, Isabella Ragno - Melina Spadella
Soggetto: Domenico Starnone, Carla Cavalluzzi, Sergio Rubini
Sceneggiatura: Domenico Starnone, Carla Cavalluzzi, Sergio Rubini
Fotografia: Fabio Cianchetti
Musiche: Nicola Piovani
Montaggio: Esmeralda Calabria
Scenografia: Luca Gobbi
Costumi: Maurizio Millenotti
Suono: Tullio Morganti - presa diretta
Durata: 117
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: DONATELLA BOTTI PER BIANCA FILM IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION - DVD: 01 DISTRIBUTION HOME VIDEO (2010)
Data uscita: 2009-12-04
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON APULIA FILM COMMISSION, CON IL SOSTEGNO DELL'UNIONE EUROPEA, DELLA REGIONE PUGLIA ASSESSORATO AL TURISMO E INDUSTRIA ALBERGHIERA-ASSESSORATO AL MEDITERRANEO.
- CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2010 PER: MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (VALERIA GOLINO) E MIGLIORI COSTUMI.
CRITICA
"In filigrana, 'L'uomo nero' è una riflessione sulla creatività popolare e diffusa e sul disprezzo che per essa hanno gli intellettuali. Ce n'è anche per noi critici, in un certo senso, e faremmo bene ad ascoltare con attenzione: Rubini vuole ricordarci che dietro ogni sforzo creativo ci sono amore e sudore (come diceva quel tale? Al 10% ispirazione, al 90% traspirazione) e che molti esperti faticherebbero a distinguere un Cezanne vero da uno finto. E il secondo livello di lettura, per un film che in primis è una commedia umana azzeccatissima, con ottimi attori, bella fotografia (Fabio Cianchetti), brillantissimo montaggio (Esmeralda Calabria). Stona un po' solo la musica di Nicola Piovani, che ricorda veramente troppo 'La vita è bella'." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 04 dicembre 2009)
"L'evocazione presenta apparizioni del passato nelle memorie della madre; Sergio Rubini è il padre, Valeria Golino è fuori parte come insegnante e moglie piccolo borghese." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 04 dicembre 2009)
"Rubini fa dire con fare sprezzante al critico che giudica la sua copia di Cezanne: 'tra il quadro originale e chi guarda c'è 'l'aria', sensazione che Ernesto coi suo quadri non sa dare'. 'Aria' intesa come genialità, magia, sospensione del piacere del vedere. Solo che Rubini maneggia il concetto come una delle tante battute comiche del film, scambiando filosoficamente l'aria per sincerità. Nel senso che 'L'uomo nero', come parecchi film di Rubini dall'estetica 'vorrei ma non posso', sono film sinceri, personali, intimi, ma non per questo geniali. Una moratoria, infine, per obbligare Nicola Piovani a prendersi una pausa. Da 'La vita è bella' in avanti sta depositando sui poveri film che incrocia le stesse identiche variazioni melodiche. Ne 'L'uomo nero' il suo improvviso apparire è insostenibile." (Davide Turrini, 'Liberazione', 04 dicembre 2009)
"Dire che 'L'uomo nero' è il 'Baarìa' di Rubini è davvero sbagliato. Lui a differenza di Tornatore non ha la prosopopea di volerci parlare della Storia con la esse maiuscola di cui le vicende familiari sono specchio. No, la storia di Rubini è tutta personale, non si scomodano per opportunismo le grandi trami e l'immaginario, cosa che gli permette la libertà della commedia, i primi amori, la farsa con sorpresa finale (da non svelare) quasi gogoliana. Il gioco del cinema sono i sogni visionari del ragazzino Gabriele Rubini, gli arlecchini nascosti negli armadi, i fantasmi dei nonni vestiti da sposi, l' uomo nero che è il carbonaio del treno e con la mano sporca getta caramelle scintillanti ai bimbi dell'orfanotrofio, omaggio affettuosamente esplicito e personalissimo a Federico Fellini. Ci piace pensare allora che quel padre di Rubini sia anche lui, l'altro padre che lo ha reso famoso con 'L'intervista' (le musiche sono di Piovani), che nell'ultimo periodo della sua vita venne non trattato male dalla critica ma messo fuori dal cinema e attaccato da Berlusconi quando si schierò contro la pubblicità nei film in tv. Un padre grande e difficile di cui non si rivendica l'eredità ma il ricordo col sapore dolce di un sentimento quasi infantile." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 04 dicembre 2009)
"Per raccontarlo un'ora basterebbe. Rubini ne prende due. Interpreti (la Golino in testa) e montaggio salvano lo spettatore e la cassiera." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 04 dicembre 2009)
"Rubini, che debuttò ne 'La stazione', viene da un babbo pittore/ferroviere (i quadri in scena sono i suoi), da un film dov'era un cinico critico d'arte e da molti altri in cui ha dipinto la sua Terra con rabbioso odio/amore sudista. Luoghi dove l'immobilismo uccide e la vita non è sempre bella, anche se qui Nicola Piovani ripropone musiche benigne. Rubini cerca la sua 'Baarìa', il suo 'Amarcord': colori e caramelle dal treno della memoria. Trova un autoritratto di Cézanne, gradevoli bozzetti, lampi horror e ovvio tono didascalico. Fin quando, alla fine, (ci) ribalta lo sguardo." (Alessio Guzzano, 'City', 04 dicembre 2009)