L'uomo che non cambiò la storia

ITALIA 2016
L'uomo in questione è un professore universitario: Ranuccio Bianchi Bandinelli, massimo studioso italiano d'arte romana e tra i padri dell'archeologia moderna. Il che, negli anni trenta, faceva di lui un personaggio di cui il regime fascista andava fiero... Salvo che il professore, era un convinto antifascista. I nodi vengono però al pettine in occasione del famoso viaggio di Hitler in Italia del 1938, quando Ranuccio viene cortesemente invitato ad accompagnare in veste di interprete e cicerone Duce e Fürher, in giro per musei e siti archeologici. A questo punto si ritrova davanti a un bivio: vestire in orbace e scattare sull'attenti davanti ai due odiati dittatori, o compromettere studi, carriera e forse incolumità personale? Insomma: che fare? Quando poi il cortese invito si trasforma in un ordine perentorio che lui non può rifiutare, non ha più scelta. Ma una volta "reclutato" obtorto collo, il professore si rende conto che nessuno lo perquisisce, nessuno lo controlla, che può avere la massima libertà d'azione decidendo tempi e percorsi delle visite guidate... Mettendogli (per quattro giorni di seguito) quei due mostri a meno d'un metro di distanza... La Storia gli sta offrendo un'occasione incredibile: lui potrebbe fermare la loro follia. Potrebbe ucciderli. Il nostro uomo non ci dorme la notte. E nonostante la sua pacifica natura di tranquillo studioso, non solo prende l'ipotesi in considerazione, ma addirittura inizia a pianificarla nei dettagli. Come egli stesso annota minuziosamente su un taccuino che, ritrovato qualche anno dopo, sarà stampato col titolo: "Hitler e Mussolini 1938, il viaggio del Führer in Italia". Come andarono le cose dopo quel 1938, la Storia ce lo ricorda bene. Questo film ci racconta invece dettagliatamente e irresistibilmente come non andarono. E soprattutto quale postuma vendetta di stile è sopravvissuta di quell'indimenticabile lezione tenuta ai due dittatori dal professor Bianchi Bandinelli.
SCHEDA FILM

Regia: Enrico Caria

Attori: Stefano De Sando - Narratore

Soggetto: Ranuccio Bianchi Bandinelli - libro, Enrico Caria

Sceneggiatura: Enrico Caria

Fotografia: Giuseppe Schifani

Musiche: Daniele Sepe, Stefania Graziani, Tony Carnevale, Pivio - anche supervisione, Aldo De Scalzi

Montaggio: Fabrizio Campioni

Durata: 76

Colore: B/N

Genere: DOCUMENTARIO

Tratto da: liberamente tratto da "Il viaggio del Fuhrer in Italia" di Ranuccio Bianchi Bandinelli (ed. E/O)

Produzione: ISTITUTO LUCE-CINECITTÀ

Distribuzione: ISTITUTO LUCE-CINECITTÀ

NOTE
- PRODUTTORE ESECUTIVO: MAURA COSENZA.

- DISEGNI: SPARTACO RIPA.

- MOTION DESIGN: SERGIO GAZZO.

- LA VOCE DI RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI E' DI CLAUDIO BIGAGLI.

- RICERCHE D'ARCHIVIO: NATHALIE GIACOBINO, CECILIA SPANO.

- FILMATI E FOTO DI ARCHIVIO: ISTITUTO LUCE-CINECITTÀ, FONDAZIONE MONTE DEI PASCHI DI SIENA.

- FUORI CONCORSO ALLA 73. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2016), IN COLLABORAZIONE CON LE 'GIORNATE DEGLI AUTORI-VENICE DAYS'.

- CANDIDATO AL GLOBO D'ORO 2017 COME MIGLIOR DOCUMENTARIO.
CRITICA
"Un regista, scrittore e giornalista satirico scopre una storia così bella che sembra inventata e ne fa un grande saggio di divulgazione storica costruito sul recupero di una figura 'laterale' della Storia che illumina meglio di tanti protagonisti il nostro passato. Anche perché trattato con il passo agile di un docu-thriller che mescola filmati dell'Istituto Luce e disegni, documenti d'epoca e un testo che è una vera gemma. Il regista si chiama Enrico Caria. Il film (...) si intitola 'L'uomo che non cambiò la storia' e allude a Ranuccio Bianchi Bandinelli, illustre archeologo senese di nobile schiatta (...), che nel 1938 riceve con stupore un telegramma da Roma. (...) un racconto insolito e appassionante (spiazzanti anche le musiche di Pivio, «Hitler che saluta il re scendendo dal treno con una colonna hard rock ha tutt'altro sapore», sorride il regista). Perché Caria 'usa' i materiali d'archivio con disinvoltura (...). Anche perché tra appunti originali, lettere, lasciapassare, disegni autografi, il film diventa davvero un viaggio nella mente di questo personaggio coltissimo e tormentato." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 25 agosto 2016)

"(...) Caria drammaturgicamente tiene fede al titolo che s'è scelto, travasando il 'vorrei ma non posso' di Bianchi Bandinelli in una cornice thriller, utilizza bene le musiche, dal pianoforte all'hard rock, e accosta all'archivio una graphic novel poco intrusiva quanto elegante. Ma dove 'L'uomo che non cambiò la storia' si fa davvero apprezzare non è nell'attentato che già sappiamo mancato e qui scopriamo solo abbozzato se non puerile (e buonissimo escamotage per mettere in cantiere il documentario), ma nelle immagini che lo soccorrono: l'alzarsi delle braccia all'arrivo di Hitler in stazione come in un slapstick, l'ignoranza crassa e tronfia del Duce, la cartapesta e i mezzucci - mutuati dalla neonata Cinecittà - per abbellire Roma e le mire predatorie di Hitler sul nostro patrimonio artistico. Su tutto, un puzzo di morte che nessuno ancora intendeva e però già ammorbava il destino mondiale: la situazione, al solito, era grave ma non seria." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 10 maggio 2017)