A Roma il giovane professore universitario di letteratura Dodo ha un morboso rapporto con la consorte Silvia che sembra sfuggirgli sempre e desiderare altri uomini, pur se, nei loro incontri saltuari, non disdegna di avere rapporti con il marito. Costui ha conosciuto la donna guardandola spogliarsi alla finestra di fronte e da allora la sua è divenuta un'ossessione in cui il voyeurismo ha il sopravvento sul rapporto fisico vero e proprio. Silvia scompare un giorno misteriosamente, e Dodo ripensa spesso ai loro primi incontri con relativi giochi erotici. Ha il fondato sospetto che ella sia divenuta amante di suo padre Alberto, docente universitario, a letto per una frattura, e noto per la sua sfrenata voglia di sesso, che egli esercita valendosi di attributi sopra la norma, con compiacenti amanti, come la contessa coinquilina, attempata ma ancora vogliosa, ma soprattutto con la cameriera-infermiera Fausta, che lo accudisce in abiti assai succinti e gli prodiga cure ed attenzioni particolari. Dodo é attirato dalle grazie di Fausta, che non avrebbe difficoltà a compiacerlo, ma si limita a spiare i giochi della giovane col padre, che sembra ricevere, di notte, misteriose visite. Un'allieva di colore, Pascasie, invita un giorno Dodo a casa sua, e gli propone un triangolo con la sua amichetta, ma il professore si limita a guardare e andarsene. Ossessionato dal pensiero di Silvia, attraverso i ricordi Dodo finisce per ricostruire la verità: il padre ha avuto un rapporto con sua moglie durante i festeggiamenti del suo matrimonio, e la tresca continua fin da allora, e la moglie è incapace di liberarsi. Incerto se perderla per sempre o adattarsi, Dodo sceglie la seconda ipotesi, rappacificandosi con Silvia: i due si rimetteranno insieme e vivranno nell'appartamento attiguo a quello paterno, ceduto dal compiacente genitore.
SCHEDA FILM
Regia: Tinto Brass
Attori: Katarina Vasilissa - Silvia, Francesco Casale - Dodo, Cristina Garavaglia - Fausta, Raffaella Offidani - Pascasie, Eleonora De Grassi - Toni, Lulu (III) - Gesuina, Matteo - Bartolomeo, Osiride Pevarello - Barbone, Paolo Murano - Dodo bambino, Gabry Crea - Madre, Franco Branciaroli - Alberto, Enzo Turrin - Fiore, Martine Brochard - Contessa
Sceneggiatura: Tinto Brass
Fotografia: Massimo Di Venanzo
Musiche: Riz Ortolani
Montaggio: Tinto Brass
Scenografia: Maria Luigia Battani
Costumi: Millina Deodato
Durata: 105
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Tratto da: tratto dal romanzo di Alberto Moravia
Produzione: RODEO DRIVE - ERRE CINEM.CA - CARMINE PARMIGIANI
Distribuzione: D.A.R.C. - PANARECORD
NOTE
- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 1994
- LUNGHEZZA METRI 2813
CRITICA
L'esposizione di nudità e l'illustrazione sessuale sono ormai un genere, le relative immagini si vedono e rivedono in edicola, nelle videocassette, sulle copertine dei settimanali, nottetempo pure alle tv. Non bastano più a se stesse, non sono più trasgressive: e ne "L'uomo che guarda" appaiono debolmente pretestuose le lezioncine su voyeurismo e scopofilìa, la storia della rivalità tra un padre vincente, brutale, sessualmente vorace e un figlio perdente, intellettuale, portato alla contemplazione più che all'azione. Katarina Vasilissa è una bella bionda sul genere di Valeria Marini, Francesco Casale è invece del tipo Barbareschi; Franco Branciaroli è del tutto inattendibile come anziano padre. (La Stampa, Lietta Tornabuoni, 5/2/94)
Da qualche anno, Brass fa sempre lo stesso film, indossando con narcisistica debolezza i panni del porcellone con la creatività in mezzo alle gambe. Ormai sembra quasi un vezzo intellettuale che asseconda un imperativo del mercato, ma dispiace lo stesso che un talento visivo così acuto e personale si disperda nella fabbricazione di questi filmetti a prova di stroncatura. Tra fondali di cartapesta, stravaganze architettoniche (quell'"occhio" composto dalla tromba delle scale) e giarrettiere d'ogni foggia, il feticismo erotico di Brass si trasforma in un priapismo strabico che fa solo sorridere. (L'Unità, Michele Anselmi, 5/2/94)