Rita è una quindicenne che vive in un quartiere periferico di Vienna, insieme ai suoi genitori, di rigida educazione cattolica. Isolata dai compagni di scuola, ribelle con i professori e incompresa dai genitori, Rita preferisce passare il tempo con un compagno di scuola più piccolo, con il quale pianifica di perdere la verginità. Ma quando il suo programma viene disatteso, Rita decide di attirare l'attenzione dell'autista dell'autobus. Riuscendo solamente ad aumentare il suo isolamento, Rita fa allora una mossa inaspettata.
SCHEDA FILM
Regia: Jessica Hausner
Attori: Barbara Osika - Rita, Christoph Bauer - Fexi, Petr Fiala - Autista Bus, Wolfgang Kostal - Padre Di Rita, Karina Brandlmayer - Madre Di Rita, Agnes Napieralska - Sorella Di Rita, Gabriele Wurm Bauer - Madre Di Fexi, Harald Urban - Padre Di Fexi, Felix Eisier - Fratello Di Fexi
Sceneggiatura: Jessica Hausner
Fotografia: Martin Gschlacht
Montaggio: Karin Martusch
Scenografia: Katharina Wöppermann
Costumi: Tanja Hausner
Durata: 79
Colore: C
Genere: DRAMMATICO FAMILY
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: PRISMA FILM - COOP 99 - ESSENTIAL FILMPRODUKTION
Distribuzione: MIKADO
Data uscita: 2002-07-12
NOTE
GIRATO IN DIGITALE CON ATTORI NON PROFESSIONISTI.
CRITICA
"Il ritratto di una adolescente non felice nell'età più ingrata è interpretato da Barbara Osika e diretto da una regista austriaca trentenne, Jessica Hausner. Storia non originale sentita molte volte, ma buonissima fattura". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 12 luglio 2002)
"Fragile, reticente e privo di voli di regia, 'Lovely Rita' ha tuttavia il pregio di attenersi con coerenza alla chiave prescelta di evocare il quadro di una vita ordinaria e banale. Anche quando la Hausner fa precipitare questa storia erratica e minimalista nella tragedia, lo scarto dalla normalità all'orrore è impercettibile come probabilmente succede nella vita vera. Cosicché il film ci aiuta un poco a capire cosa c'è dietro le tremende cronache familiari di cui leggiamo ormai troppo spesso sui giornali". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 16 luglio 2002)