TRAMA BREVE
1968: una famiglia texana si riunisce per i funerali del patriarca. E' l'occasione in cui tornano in mente ricordi e scandali, stranezze e rivalità economiche. Il filtro di tutto è il nipotino al quale appare il fantasma del nonno, che gli racconta le leggende familiari, ripercorrendo la storia della famiglia fino alla guerra civile americana. Agli occhi del bambino il funerale e la riunione di famiglia assumono aspetti magici, mentre all'interno dei rapporti familiari il sentimento prevalente è la rivalità.
TRAMA LUNGA
Texas, fine anni '60. Gli Whit si stanno radunando per il funerale del vecchio della famiglia, nonno Sparta. Nella camera ardente il piccolo Little Sparta, 6 anni, guarda nella bara il corpo inerte del nonno. Nella stanza accanto i genitori, Zach e Mary Joan, discutono sul da farsi in quella giornata. Dalla porta Little vede poi la nonna Murtis che all'improvviso succhia il lobo del defunto marito con passione e poi lo incide con forza. Il piccolo non sa che si tratta di un gesto nato in famiglia tantissimi anni prima. Quindi, tra passato e presente, arriva il resto della famiglia. Miranda, sorella di Zach, dopo avere creato scompiglio per aver accettato un appuntamento con un Cherokee, era stata dichiarata squilibrata e internata in manicomio. Fatta uscire per l'occasione, la tensione tra lei e Mary Joan riesplode quasi subito. In casa ci sono anche il cugino di Zach, Clinton, e sua moglie Charlotte. Fra Clinton e Zach c'è rivalità: da quanto fu scoperto il petrolio sulla terra venduta dal nonno al padre di Clinton, il quale ora è ricco, mentre Zach deve lavorare sodo per mantenere la famiglia. Di lì a poco, nella stalla Zach interviene per calmare le furie di Robert E., il cammello amato dal nonno. Little, che ha osservato, rimane nella stalla e lì arriva a visitarlo il fantasma del nonno, che gli racconta storie sugli antenati e sulle leggende di famiglia. Anche Walter, giovane di colore, arriva a rendere omaggio al morto. Walter ha finito i soldi per studiare medicina e ora è tuttofare, proprio come il padre, che aveva lavorato per gli Whit tempo addietro, prima di morire in un misterioso incidente. Finalmente si apre il testamento, e l'avvocato legge una dichiarazione del nonno, che spiazza tutti e serve solo a rimettere l'uno contro l'altro. Per gli Whit, la maledizione dell'orecchio continua.
SCHEDA FILM
Regia: W. Blake Herron
Attori: Jane Adams - Mary Joan, Olivia d'Abo - Charlotte, Quinton Jones - Little Sparta, Chris Noth - Clinton, Robert Patrick - Zach Whit, Martin Sheen - Nonno Sparta, Isaiah Washington - Walter, Joanne Whalley - Miranda, Grace Zabriskie - Murtis
Soggetto: W. Blake Herron
Sceneggiatura: W. Blake Herron
Fotografia: Michael Bonvillain
Musiche: James Legg
Montaggio: Paul Trejo
Scenografia: James Hinkle
Costumi: Marie France
Effetti: Margaret Johnson
Durata: 98
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Produzione: DRAGON PICTURES - TF PRODUCTIONS
Distribuzione: LUCKY RED (2000)
NOTE
- PRESENTATO ALLA SETTIMANA DELLA CRITICA A VENEZIA 1999.
CRITICA
"L'orecchio dei Whit è la versione texana dei drammi sul Sud, da Faulkner a Williams: famiglie scollate, sensualità repressa, nidi di vipere nascoste nel ranch. Però ha anche accensioni visionarie che fanno un film compiuto. William Blake Herron è un regista vero, e questo suo esordio merita assolutamente una visita. Nella squadra degli attori spicca Joanne Whalley, che partita da ruoli da vamp arriva a disegnare una zia Miranda di potente, doloroso erotismo. Ma la vera sorpresa è Robert Patrick: lo riconoscerete subito, era il cyborg cattivo, l'antagonista di Schwarzenegger in 'Terminator 2'. Qui fa un ruolo 'normale', e nonostante quegli occhi chiari e gelidi da robot, risulta incredibilmente umano". (Alberto Crespi, 'L'Unità, 6 maggio 2000)
I temi sul tappeto potrebbero facilmente inscriversi in un ideale capitolo faulkneriano. Però lo scheletro drammatico dell' 'Orecchio dei Whit' è rimpolpato con robuste cariche di humour e con un senso di ironia dovuto alla presa di distanza temporale. Herron sostiene che la saga dei Whit è basata su quella della sua stessa famiglia, una 'lunga stirpe di falliti che sognavano di andare oltre le loro capacità'. Un modo come un altro, ma parecchio più divertente della media, di esorcizzare la propria mitologia familiare". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica, 9 maggio 2000)