L'ordine delle cose

3.5/5
Tra ragioni del cuore e senso del dovere, il cul de sac di un soldato italiano in missione in Libia: il rigore morale (e formale) di Andrea Segre a Venezia 74

Leggi la recensione

FRANCIA 2017
Corrado è un alto funzionario del Ministero degli Interni italiano specializzato in missioni internazionali contro l'immigrazione irregolare. Il Governo italiano lo sceglie per affrontare una delle spine nel fianco delle frontiere europee: i viaggi illegali dalla Libia verso l'Italia. La missione di Corrado è molto complessa, la Libia post-Gheddafi è attraversata da profonde tensioni interne e mettere insieme la realtà libica con gli interessi italiani ed europei sembra impossibile. Corrado, insieme a colleghi italiani e francesi, si muove tra stanze del potere, porti e centri di detenzione per migranti. La sua tensione è alta, ma lo diventa ancor di più quando infrange una delle principali regole di autodifesa di chi lavora al contrasto dell'immigrazione, mai conoscere nessun migrante, considerarli solo numeri. Corrado, invece, incontra Swada, una donna somala che sta cercando di scappare dalla detenzione libica e di attraversare il mare per raggiungere il marito in Europa. Come tenere insieme la legge di Stato e l'istinto umano di aiutare qualcuno in difficoltà? Corrado prova a cercare una risposta nella sua vita privata, ma la sua crisi diventa sempre più intensa e si insinua pericolosa nell'ordine delle cose.
SCHEDA FILM

Regia: Andrea Segre

Attori: Paolo Pierobon - Corrado Rinaldi, Giuseppe Battiston - Luigi Coiazzi, Valentina Carnelutti - Cristina, moglie di Corrado, Olivier Rabourdin - Gérard, Fabrizio Ferracane - Terranova, Yusra Warsama - Swada, Roberto Citran - Grigoletto, Fausto Russo Alesi - Il Ministro, Hossein Taheri - Mustafa Abdelladib

Soggetto: Marco Pettenello, Andrea Segre

Sceneggiatura: Marco Pettenello, Andrea Segre

Fotografia: Valerio Azzali

Musiche: Sergio Marchesini

Montaggio: Benni Atria

Scenografia: Leonardo Scarpa

Costumi: Silvia Nebiolo

Suono: Alessandro Zanon, Alessandro Palmerini

Aiuto regia: Alessandra Gori

Altri titoli:

The Order of Things

Durata: 112

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: DCP

Produzione: FRANCESCO BONSEMBIANTE, ANTOINE DE CLERMONT-TONNERRE PER JOLEFILM, CON RAI CINEMA, IN COPRODUZIONE CON MACT PRODUCTIONS, SOPHIE DULAC PRODUCTIONS

Distribuzione: PARTHÉNOS IN COLLABORAZIONE CON ZALAB

Data uscita: 2017-09-07

TRAILER
NOTE
- FILM RICONOSCIUTO DI INTERESSE CULTURALE CON CONTRIBUTO ECONOMICO DEL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO-DIREZIONE GENERALE CINEMA; SVILUPPATO CON IL SOSTEGNO DEL FONDO BILATERALE PER LO SVILUPPO DI COPRODUZIONI DI OPERE CINEMATOGRAFICHE ITALO-FRANCESI; OPERA REALIZZATA CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE DEL VENETO-FONDO REGIONALE PER IL CINEMA E L'AUDIOVISIVO E CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE LAZIO-FONDO REGIONALE PER IL CINEMA E L'AUDIOVISIVO; CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE SICILIANA E DELLA SICILIA FILM COMMISSION; REALIZZATO NELL'AMBITO DEL PROGRAMMA SENSI CONTEMPORANEI CINEMA; CON LA PARTECIPAZIONE DI: AIDE AUX CINÉMAS DU MONDE CENTRE NATIONAL DU CINÉMA ET DE L'IMAGE ANIMÉE INSTITUT FRANÇAIS; IN ASSOCIAZIONE CON COFINOVA 14; CON LA COLLABORAZIONE DI BANCA ETICA.

- FILM PATROCINATO DA: AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA, MEDU, NAGA.

- PROIEZIONE SPECIALE ALLA 74. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2017), HA OTTENUTO LA MENZIONE SPECIALE DEL PREMIO HUMAN RIGHTS NIGHTS AL CINEMA DEI DIRITTI UMANI.

- CANDIDATO AL GLOBO D'ORO 2018 COME MIGLIOR FILM.

- CANDIDATO AI NASTRI D'ARGENTO 2018 PER IL MIGLIORE SOGGETTO.
CRITICA
"Segre sceglie (...) un (...) registro, più in sintonia con le sue origini da documentarista: uno stile lineare, quasi scabro nella sua essenzialità, ma efficacissimo per spiegare i fatti. (...) Un caso come ce ne sono tanti, che costringe il funzionario italiano a fare i conti con la disumanità delle regole e l'impotenza dei singoli e che il film racconta con una lucidità cartesiana, quella di un regista che cerca con coraggio e onestà di non confondere mai i due piani, quello della politica e quello dell'accoglienza, ma che non vuole neppure privilegiarne uno a scapito dell'altro." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 1 settembre 2017)

"Gli avvenimenti delle ultime settimane hanno reso ancor più attuale il film di Andrea Segre, 'recuperato' come evento speciale dalla selezione veneziana. Per fortuna: perché si tratta di un film bello e importante, che parla di migranti, profughi e hotspot in maniera precisa, emozionante, senza retorica e senza colpi bassi, costruendo sapientemente una vicenda ma dimostrando soprattutto che, al di là della cronaca, il cinema di finzione può avere i mezzi per andare in profondità, per cercare il filo di un discorso intrecciando vicende individuali e collettive. (...) Segre aveva già raccontato personaggi di immigrati in due lungometraggi di finzione, 'lo sono Li' e 'La prima neve', ma questo è il suo film migliore. La morale non è consolatoria, i dilemmi e il contesto vengono spiegati in maniera non semplicistica. Il protagonista, ben interpretato da Paolo Pierobon, i suoi andirivieni con la Libia (ricostruita per lo più in Sicilia e in parte in Tunisia ), sono raccontati con credibilità, e la regia rende visibile la sua crisi personale inserendolo in inquadrature eleganti, composte, che vengono poi incrinate leggermente con l'uso della macchina a mano. Come accompagnando il vacillare del protagonista e delle sue certezze." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica' , 1 settembre 2017)

"Come tutti i film di questo giovane ma già estremamente rigoroso cineasta anche 'L'ordine delle cose' mescola documentario etnografico (ma attenzione: Segre osserva la vita italiana gelidamente altolocata di Rinaldi con addirittura più intensità rispetto alle sue missioni all'estero). I soldi sono al centro di tutto, nella Padova del poliziotto (dove in passato bastava pagare per avere una statua in città) come in quella nazione africana nostra ex colonia dove Rinaldi percepisce una serpeggiante diffidenza nei nostri confronti (...). Pierobon, reduce da una grande prova come Berlusconi nella serie tv '1993', conferma di essere un attore di grande classe. E il film non è da meno." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 1 settembre 2017)