Johan e Alma, marito e moglie, si sono ritirati in un'isola pressoché disabitata. Lui, un pittore un tempo famoso, sta attraversando una profonda crisi depressiva e soffre di violente allucinazioni e Alma, preoccupata per la sua salute, ha finito per assecondarlo e per immedesimarsi anche lei nei peggiori incubi di suo marito. Giorno dopo giorno, le angosce che Johan ha annotato sul suo diario notturno, prendono corpo, creando una serie di personaggi inquietanti che popolano l'isola. Un giorno, la coppia accetta un invito del barone von Merkens, ma ben presto la festa si trasforma in un incubo: Johan, ubriaco, viene preso di mira dagli altri invitati, tra cui c'è anche la sua amante. Di ritorno al cottage, Alma gli confessa di non sentirsi più sicura accanto a lui. Ormai a Johan non rimangono che le "sue" creature...
SCHEDA FILM
Regia: Ingmar Bergman
Attori: Liv Ullmann - Alma Borg, Max von Sydow - Johan Borg, Erland Josephson - Barone von Merkens, Gertrud Fridh - Corinne von Merkens, Bertil Anderberg - Ernest von Merkens, Gudrun Brost - La vecchia signora von Merkens, Ingrid Thulin - Veronica Vogler, Georg Rydeberg - L'archivista Lindhorst, Ulf Johansson - L'assistente sociale Heerbrand, Naima Wifstrand - Vecchia signora col cappello, Lenn Hjortzberg - Il direttore d'orchestra Kreisler, Mikael Rundquist - Il ragazzo nel sogno, Folke Sundquist - Tamino nello spettacolo 'Il flauto magico', Agda Helin - Domestica dei von Merkens, Mona Seilitz - Il cadavere nella camera mortuaria
Soggetto: Ingmar Bergman
Sceneggiatura: Ingmar Bergman
Fotografia: Sven Nykvist
Musiche: Lars Johan Werle
Montaggio: Ulla Ryghe
Scenografia: Marik Vos-Lundh
Costumi: Mago
Altri titoli:
Hour of the Wolf
Durata: 90
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: SVENSK FILMINDUSTRI (SF)
Distribuzione: DEAR UA - DVD: DOLMEN HOME VIDEO (2010)
NOTE
- PRIMA PROIEZIONE 19 FEBBRAIO 1968.
CRITICA
"L'autore sembra ricostruire la propria autobiografia degli ultimi anni in un caleidoscopio, spesso disarticolato, di simbolismi e di fantasmi che popolano con la loro cupa e fumosa presenza il suo mondo poetico. Qui vengono riproposti alcuni temi già precedentemente trattati, ma tale ripetizione è troppo insistita ed eccessivamente personalizzata per essere soddisfacente e per rivelare tutte le sue sfumature. Questi limiti si riflettono di conseguenza sull'intera tessitura del film, che non riesce a penetrare pienamente e lucidamente nei più tortuosi labirinti della psiche umana." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 66, 1968)