In Italia esistono 6 OPG, comunemente chiamati manicomi criminali, all'interno vi sono rinchiuse circa 1500 persone. Il racconto in prima persona di un attore, ex-internato in uno di questi ospedali, si intreccia con le riprese effettuate, senza preavviso, in questi luoghi "dimenticati" anche dallo Stato. Queste istituzioni sono rimaste sostanzialmente estranee e impermeabili alla cultura psichiatrica riformata, e il meccanismo di internamento non è stato interessato dalla legge del 1978 che prevedeva la chiusura degli ospedali psichiatrici. Una commissione parlamentare d'inchiesta ha fatto luce sullo stato di abbandono, degrado e non cura degli internati e ha fatto approvare una legge che ne prevede la chiusura. Il film intende accompagnare, e far vivere lo spettatore, in questi luoghi dove le persone, fin dagli inizi del '900, sono relegate e disumanizzate dal trattamento farmacologico, dall'abbrutimento delle celle di isolamento e dei letti di contenzione. Il documentario porta alla luce lo stato di abbandono delle strutture psichiatriche e la privazione dei più elementari diritti costituzionali alla salute, alla cura, alla vita di tanti malati mentali.
SCHEDA FILM
Regia: Francesco Cordio
Attori: Luigi Rigoni
Sceneggiatura: Francesco Cordio, Leonardo Angelini, Diego Galli
Fotografia: Mario Pantoni
Musiche: Gianluca Misiti
Montaggio: Giacobbe Gamberini, Michele Castelli
Suono: Paolo Fontana
Durata: 72
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: HDV 16/9
Produzione: FRANCESCO CORDIO IN ASSOCIAZIONE CON TEATRI DI NINA E INDEPENDENT ZOO TROUPE
Distribuzione: OWNAIR SRL (2014)
TRAILER
CRITICA
"Non in carcere, peggio, in un Opg. È così che si chiamano i luoghi in cui si viene dimenticati da Dio e dagli uomini: Ospedali psichiatrici giudiziari, un'istituzione pensata 80 anni fa col Codice Rocco e rimasta lì. Immutabile, immobile, immortale come la puzza (...) che riempie le celle. Perché di questo si tratta: della peggiore delle galere mascherata da luogo di cura. Sbarre, guardie, muri che non ti fanno vedere oltre perché tanto il mondo va avanti senza di te e non sai quando e se uscirai. La misura di sicurezza è prorogabile, basta una firma e di sei mesi in sei mesi ti fai l'ergastolo bianco, anche se non hai ucciso nessuno, anche se magari hai solo spaccato due slot perché sei ludopatico. E lo Stato, anziché curarti, ti imbottisce di antidepressivi e ti dimentica a Barcellona Pozzo di Gotto. Gli Opg vanno chiusi il 31 marzo 2013, ha sentenziato il Senato nel gennaio 2012 (col parere contrario di Lega e Giovanardi). Prima proroga di un anno, perché le Regioni squattrinate sti poveracci non sanno dove metterli. E poi? Nuova proroga, 2017, tanto per stare tranquilli. Eppure quanto sdegno avevano provocato quelle immagini girate all'interno dei 6 Opg dalla commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale presieduta da Ignazio Marino. Immagini di morti viventi, di cloache a cielo aperto e di farmaci-caramelle; grida di aiuto, perché "l'uomo è un animale che può provare ad abituarsi, ma qui viene messo a dura prova". Passata la festa, gabbato lo sdegno. Ora a ricordare agli onorevoli e, perché no, a Strasburgo che tanto ci bacchetta l'inferno dei manicomi criminali gira per le sale (info sulla pagina Facebook) un documentario, 'Lo stato della follia', realizzato da Francesco Cordio, che per conto della commissione ha girato quelle immagini e che ha ricevuto una menzione speciale al Premio Ilaria Alpi 2011. Quel raccapriccio è diventato un racconto, guidato dalla voce attoriale di Luigi Rigoni, che da quella follia è passato e ne è uscito, per fortuna, quasi indenne. Non possono dire altrettanto i 1051 disperati rinchiusi negli Opg al 31 dicembre 2013." (Silvia D'Onghia, 'Il Fatto Quotidiano', 27 marzo 2014)