Lo chiamavano Verità

ITALIA 1972
Verità, Yesael, Miserere e Gigante sono gaglioffi che vivono di espedienti tra Sacramento e San Antonio. Approfittando della confusione provocata dalla guerra di secessione, rivestono opportunamente le diverse divise e si professano eroi. Fallito il travestimento, cadono nelle mani dei sudisti, che li condannano a morte e quindi li lasciano liberi perché la guerra è finita. Squattrinati e maldestri, i quattro rubacchiano un pranzo e i somari ai frati di un convento, poi finiscono sguatteri nel locale ove serve Paquita; da questa riescono a sapere dove un corrotto ufficiale ha nascosto l'oro. Mettono a punto un piano per eludere la sorveglianza della guardia del corpo del militare e per derubare quest'ultimo. Il colpo riesce: l'oro viene caricato su un carro. Ma quando stanno per prendere il volo, vengono a loro volta beffati da un misterioso personaggio. Verità, ammirato, gli chiede il nome: si tratta di Will James, autore del libro "Come arricchirsi nel West", al quale si era sinora ispirato senza troppo successo. Vista l'efficacia dell'azione di James, Verità riprende il suo ottimismo e lo infonde ai compagni.
SCHEDA FILM

Regia: Luigi Perelli

Attori: Gigi Bonos, Pietro Ceccarelli, Maria D'Incoronato, Mark Damon, Pat Nigro, Franco Garofalo, Enzo Fiermonte, Giorgio Dolfin, Stefano Oppedisano, Corrado Annicelli

Soggetto: Oreste Coltellacci

Sceneggiatura: Oreste Coltellacci

Fotografia: Mario Capriotti

Musiche: Manuel De Sica

Montaggio: Sergio Nuti

Altri titoli:

They Call Him Veritas

Durata: 91

Colore: C

Genere: WESTERN

Specifiche tecniche: TECHNISCOPE TECHNICOLOR

Produzione: R.T.R. MEDUSA

Distribuzione: MEDUSA

CRITICA
Un western privo di idee, in cui le modeste trovatine non sono sufficienti a colmare i vuoti narrativi, l'inconsistenza dei personaggi e l'inadeguatezza del ritmo, per cui lo spettacolo si svolge con notevole pesantezza. Anche se imperniato sulle fallimentari prodezze di quattro banditelli da strapazzo, il film è un "divertimento" privo di indicazioni etiche ed esula da giudizi pastorali. Soltanto alcune banalità nei dialoghi meritano qualche appunto. (Segnalazioni Cinematografiche, vol.73, p.113).