L'IPPOCAMPO

ITALIA 1943
Un giovane e fortunato compositore ama riamato la propria moglie alla quale mostra un particolare attaccamento tanto da essere paragonato da un amico libertino ad un ippocampo, simbolo ittiologico della fedeltà coniugale. Ma un insieme di circostanze fa sì che l'armonia coniugale si rompa e il protagonista, per far tornare il sereno in famiglia e riacquistare l'amore della moglie, deve ammettere di averla tradita mentre in realtà ha rifiutato, per il suo innato senso di fedeltà, i favori di una avventuriera incapricciatasi di lui.
SCHEDA FILM

Regia: Giampaolo Rosmino

Attori: Vittorio De Sica - Pio Sandi, Lída Baarová - Elena Sergati, Maria Mercader - Donata Sandi, Enrico Viarisio - Camillo, Clelia Matania - Francesca, Olga Vittoria Gentilli - Sabina, Silvia De Bettini - Chiara Monica, Guido Morisi - Il Paroliere, Gianni Bonos - Un Acrobata, Irene Betti - Una Soubrettina, Lina Marengo - Claretta, Vittorio Bonos - Un Acrobata, Gigi Bonos - Un Acrobata

Soggetto: Sergio Pugliese

Sceneggiatura: Cesare Zavattini, Vittorio De Sica, Sergio Pugliese, Adolfo Franci, Margherita Maglione

Fotografia: Leonida Barboni

Musiche: Felice Montagnini

Scenografia: Piero Filippone

Durata: 70

Colore: B/N

Genere: COMMEDIA

Tratto da: TRATTO DALLA COMMEDIA OMONIMA DI SERGIO PUGLIESE

Produzione: ARNO FILM - IRIS

Distribuzione: E.N.I.C. (1945)

NOTE
IL FILM E' STATO GIRATO NEGLI STABILIMENTI SCALERA. IL PUBBLICO HA POTUTO VEDERLO SOLTANTO NEL FEBBRAIO 1945.
SUPERVISIONE ALLA REGIA, NON ACCREDITATA, DI VITTORIO DE SICA.
CRITICA
"Gli sceneggiatori si sono lasciati sfuggire, a nostro parere, un'ottima occasione per fare un film molto divertente: quella di dare sviluppo alla paradossale situazione in cui viene a trovarsi il protagonista. Invece gli sceneggiatori si sono indugiati su situazioni scontate senza andare oltre, senza farne il perno di una girandola di trovate accontendandosi di ammannirci una pietanza casalinga invece di un gustoso manicaretto. In ogni modo il film è scorrevole e riesce a strappare qualche risata." (Pier Luigi Melani, "Il Messaggero", 9/2/1945)