Jeanne è un'attrice che sta preparando, insieme al suo fidanzato, un importante spettacolo teatrale. Il giorno del suo compleanno sua madre la mette a conoscenza della verità sulla sua nascita. Il padre che la ragazza non ha mai conosciuto è un indiano, precisamente un "intoccabile", da lei incontrato durante un viaggio in India. Sconvolta dalla notizia, Jeanne decide di abbandonare tutto, anche lo spettacolo, per andare a cercare suo padre. Dopo aver accettato un ruolo cinematografico che prima aveva sdegnosamente rifiutato, Jeanne parte per l'India, decisa a conoscere le sue origini.
SCHEDA FILM
Regia: Benoît Jacquot
Attori: Isild Le Besco - Jeanne, Bérangère Bonvoisin - Madre di Jeanne, Marc Barbé - Regista, Louis-Do de Lencquesaing - Amante di Jeanne, Jérémie Elkaïm
Sceneggiatura: Benoît Jacquot
Fotografia: Caroline Champetier
Musiche: Monu Rao, Vijay Jaiswal
Montaggio: Luc Barnier, Marion Monnier
Durata: 82
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: SANGHSO PRODUCTIONS, ARTE FRANCE CINEMA
NOTE
- PREMIO MARCELLO MASTROIANNI A ISILD LE BESCO ALLA 63MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2006).
CRITICA
"Non ha convinto il film francese 'L'intoccabile' diretto da un praticone del cinema come Benoît Jacquot e interpretato da Isild Le Besco spesso presente nei suoi film. Scoperto che ha un padre indù, una ragazza lascia Parigi e va in India a cercarlo. Ma non gli si rileva. Lo schema che più vorrebbe imporsi è quello del viaggio, con la possibilità di documentare turisticamente anche le cremazioni sul Gange, a Benares. Molti scompensi, narrativi e di linguaggio, le implicazioni psicologiche quasi inespresse. Un film inutile." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 7 settembre 2006)
"Il cinema francese ha esibito, invece, il suo versante più indecoroso con 'L'intouchable' di Benoît Jacquot. Il regista parigino - tristemente noto ai festivalieri - vi stipa gli andirivieni transcontinentali senza capo né coda di un'attrice che ha appena scoperto di essere figlia di un indiano. Psicologia zero, pretensione ciclopica, femminismo prêt-à-porter, ritualità indù ridotta al lumicino turistico." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 6 settembre 2006)