Trelkovsky, modesto impiegato polacco da poco naturalizzato francese, si reca a visitare un appartamento che vorrebbe affittare. Guidato con diffidenza dalla portiera, trova adatto l'ambiente e contratta l'affitto con il signor Zy che gli fa una serie di raccomandazioni per la tranquillità degli inquilini e l'onorabilità dello stabile. L'affare, tuttavia, non si può ancora concludere poiché l'inquilina precedente, una certa Simone Choule, che si è gettata dalla finestra, è all'ospedale in fin di vita. Recatosi all'ospedale per informarsi, Trelkovsky fa amicizia con Stella, giovane amica della suicida. Quando Simone muore, Trelkovsky prende possesso dell'appartamento e diviene centro di una serie di ingiuste e incomprensibili persecuzioni. Un poco alla volta cade in uno stato di prostrazione sino a che, mascheratosi da Simone, si suicida a sua volta, buttandosi per ben due volte dalla medesima finestra.
SCHEDA FILM
Regia: Roman Polanski
Attori: Roman Polanski - Trelkovsky, Isabelle Adjani - Stella, Melvyn Douglas - Monsieur Zy, Jo Van Fleet - Madame Dioz, Bernard Fresson - Scope, Lila Kedrova - Madame Gaderian, Claude Dauphin - Marito nell'incidente, Claude Piéplu - Un vicino, Rufus - Georges Badar, Romain Bouteille - Simon, Jacques Monod - Proprietario del caffè, Patrice Alexsandre - Robert, Jean-Pierre Bagot - Poliziotto, Josiane Balasko - Impiegata, Michel Blanc - Vicino di Scope, Florence Blot - Madame Zy, Louba Guertchikoff - Moglie nell'incidente, Jacky Cohen - Amica di Stella, Bernard-Pierre Donnadieu - Barista, Héléna Manson - L'infermiera, Shelley Winters - La custode
Soggetto: Roland Topor
Sceneggiatura: Roman Polanski, Gérard Brach
Fotografia: Sven Nykvist
Musiche: Philippe Sarde
Montaggio: Françoise Bonnot
Scenografia: Pierre Guffroy
Costumi: Jacques Schmidt
Effetti: Jean Fouchet
Altri titoli: The Tenant, L'inquilino del 3 piano
Durata: 125
Colore: C
Genere: DRAMMATICO PSICOLOGICO
Specifiche tecniche: 35 MM, EASTMANCOLOR
Tratto da: romanzo omonimo di Roland Topor
Produzione: MARIANNE PRODUCTIONS S.A.
Distribuzione: CIC
CRITICA
"Che si tratti di un film di Polanski è dimostrato non tanto dalla triplice presenza quale regista-cosceneggiatore-protagonista, quanto dall'evidenza dei ritmi ricorrenti nelle sue opere più classiche ('Repulsione', 'Cul de sac' 'Rosemary's Baby': solitudine, mania di persecuzione, disagio sociale, inadattamento psichico e sessuale, turbe mentali, incubi e angosce, claustrofobia, eccetera. Efficace interprete, l'autore ha raccolti attorno a sé nomi sin troppo vistosi per le parti di contorno a loro affidate; si è garantito il bergmaniano Nykvist per la raffinata fotografia; ha creato scenografie e climi di indubbia forza emotiva. Ciò nonostante, la pellicola dà l'impressione di fredda esercitazione, o peggio, di spettacolo ambiguamente giostrato per turbare la psiche degli spettatori. Infatti, al di là di una troppo scontata polemica contro la xenofobia francese o di qualsiasi altro gruppo etnico, le fin troppo numerose citazioni letterarie e cinematografiche si legano ai climi kafkiani solo esteriormente e senza chiarire contro quali oppressori si scagli la fobia di Polanski. Anche il ripetuto accenno a elementi esoterici, anziché rinforzare la chiave di lettura psicanalitica, si aggancia al demoniaco, la superstizioso, conferendo al film un senso di protesta irrazionale." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 81, 1976)