L'impero del mitra

Guns Don't Argue

USA 1955
Antologia di vicende che hanno come protagonisti alcuni tra i più famosi criminali americani. Il massacro di Kansas City, in cui pretty Boy Floyd e Adam Richetti, per liberare il bandito Frank Nash, uccisero molti agenti e per errore, lo stesso Nash. La storia di Mamma Barker, la nonna dei gangster, e dei suoi quattro figli da lei avviati alla delinquenza. La vicenda di Alvin Karpis, che cercò invano di farsi fare da un chirurgo una nuova faccia e di alterare le proprie impronte digitali. La violenta storia di Clyde Barrow e della sua amica Bonnie Parker, che commisero insieme diciotto omicidi in cinque settimane. Infine le tappe criminali percorse da John Dillinger e dai suoi 'gunmen', che furono tutti uccisi o si uccisero fra di loro.
SCHEDA FILM

Regia: Richard Kahn, Bill Karn

Attori: Myron Healey - John Dillinger, Jean Harvey - 'Ma' Barker, Paul Dubov - Alvin Karpis, Richard Crane - Homer Van Meter, Sam Edwards - Frank Barker, Tamar Cooper - Bonnie Parker, Baynes Barron - Clyde Barrow, Doug Wilson - Charles Arthur 'Pretty Boy' Floyd, Aline Towne - Shirley, Ralph Moody - Arthur 'Pa' Barker, Sydney Mason - Agente Bill Baxter, Jeanne Carmen - Paula, Regina Gleason - Hope, Lyle Talbot - Dott. William Guellfe, Jim Davis - Capitano Stewart, Robert Kendall - Baby Face Nelson, Bill Baldwin - Agente speciale Fenton, Lash La Rue - 'Doc' Barker

Sceneggiatura: William Faris, Phillips Lord

Fotografia: Clark Ramsey, Guy Roe, William H. Clothier - non accreditato

Musiche: Paul Dunlap

Montaggio: Robert Sparr

Arredamento: Theodore Driscoll

Durata: 88

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Produzione: WILLIAM FARIS PER VISUAL DRAMA

Distribuzione: UNIDIS

CRITICA
"Il film che prende le mosse da storie criminose tratte dagli archivi della polizia statunitense, rievoca alcune figure famose del gangsterismo americano con il condimento delle loro drammatiche gesta. Il film perde l'interesse che avrebbe potuto avere per le evidenti e ingenue forzature con cui vengono raccontate le storie e per la debole forza persuasiva degli interpreti che ce le presentano e del regista." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 52, 1962)