Peppino, un uomo troppo piccolo, Valerio, un ragazzo troppo grande, e Deborah, una ragazza con le labbra rifatte, si incontrano per caso. Sembra un incontro destinato a non avere conseguenze invece ne scaturirà un amore tormentato. Peppino fa l'imbalsamatore, Valerio è un cameriere, Deborah passa da un lavoro all'altro. Hanno sogni e bisogni diversi ma tutti e tre sono naufraghi che tentano di attaccarsi alle certezze di un amore che dia tregua al loro male di vivere.
SCHEDA FILM
Regia: Matteo Garrone
Attori: Ernesto Mahieux - Peppino, Valerio Foglia Manzillo - Diego, Elisabetta Rocchetti - Deborah, Lina Bernardi - Madre di Deborah, Pietro Biondi - Padre di Deborah, Bernardino Terracciano - Boss, Marcella Granito - Manuela, Giuseppe Arena - Proprietario dell'officina, Vincenzo Puocci - Scagnozzo, Renato Puocci - Scagnozzo, Valentino Puocci - Scagnozzo, Antonella Lori - La moglie del boss, Aldo Leonardi - Datore di lavoro di Deborah, Nadia Carlomagno - Prima amica di Peppino, Rita Brugnoli - Seconda amica di Peppino, Livia Rasetti - Terza amica di Peppino, Salvatore Felaco - Primo morto, Ferdinando Iannucci - Secondo morto, Rosario J. Gnolo - Imprenditore del caseificio, Carlo del Sorbo - Becchino
Soggetto: Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
Sceneggiatura: Matteo Garrone, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso
Fotografia: Marco Onorato
Musiche: Banda Osiris
Montaggio: Marco Spoletini
Scenografia: Paolo Bonfini
Costumi: Francesca Leondeff
Effetti: Fabrizio Pistone, Paolo Ricci, Sergio Stivaletti, Fabrizio Storaro, Proxima Srl
Aiuto regia: Adriano Chiarelli, Gianni Di Gregorio - assistente
Altri titoli:
The Embalmer
Durata: 101
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: rielaborazione di un fatto di cronaca nera
Produzione: FANDANGO
Distribuzione: FANDANGO - DVD: FANDANGO HOME VIDEO (2003)
Data uscita: 2002-09-06
NOTE
- PRESENTATO ALLA QUINZAINE DES REALISATEURS, FESTIVAL DI CANNES 2002.
- DAVID DI DONATELLO 2003 PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA E MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA (ERNESTO MAHIEUX).
CRITICA
"Già campioncino del cinema indipendente, il 34enne Garrone firma il quarto lungometraggio, ma dal precedente cinema 'casuale' passa a un disegno più complesso (...) Garrone ha saputo tenere insieme un film di atmosfere e un film d'intreccio. Ha vinto la sfida". (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 22 maggio 2002)
"Garrone, malgrado il gusto perfino eccessivo per l'ellissi, gioca a meraviglia sui sottintesi, sull'implicito, sull'incredibile capacità di manipolazione di Peppino alla quale segue un'irrefrenabile disperazione. Ben servito dalla sensazionale performance del piccolo grande Ernesto Mahieux, vecchio attore di teatro e di molto cinema popolare napoletano. Che dà un'umanità, una profondità, una sofferenza vera a un personaggio altrimenti odioso, finendo per arricchire di sottigliezza anche il lavoro di Elisabetta Rocchetti e dell'esordiente Valerio Foglia Manzillo. Dopo tanti inutili film-cronaca, eccone finalmente uno che si accontenta di copiare la realtà, ma la reinventa e la illumina". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 maggio 2002)
"E' un fatto di cronaca, ma la regia di Garrone ('Estate romana'), con la fotografia di Marco Onorato, lo scardina dal suolo e lo innalza a mezz'aria nel mondo dei destinati al tragico, tra i personaggi di Testori e Pasolini. Anche se si sente 'l'operazione', il piacere dell'immagine è alto. La prova degli attori è emozionante. Prodotto da Procacci, è un successo della Quinzaine di Cannes, tra i migliori italiani della stagione". (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale', 13 settembre 2002)
"Parte da un fatto di cronaca ma subito prende direzioni iperrealistiche la quarta bellissima prova nel lungometraggio di Matteo Garrone. Se in 'Terra di mezzo', 'Ospiti' ed 'Estate romana' le storie erano, innanzitutto, questioni di geografia, di urbanistica applicata ai confini territorialmente e sociologicamente di frontiera, ne 'L'imbalsamatore' Garrone si inoltra nelle strade perdute della psiche, nelle contaminazioni chimiche (...). Non a caso l'ambientazione galleggia nello spettrale Villaggio Coppola del litorale casertano: una specie di 'incubo inurbano', dove l'architettura è un optional e gli uomini ombre stagliate all'orizzonte. Più che David Lynch, ritornano in mente Fassbinder e i suoi ambigui dolori. Quei dolori, quegli scarti, quell'ovvia incomprensione che impediscono a un uomo troppo piccolo, a un giovane troppo alto e a una ragazza con la bocca rifatta di interagire, di parlarsi e di vivere se non in forma di violenza". (Aldo Fittante, 'Film Tv', 10 settembre 2002)
"Finale a sorpresa, sentimenti gotici, e una tenuta narrativa che davvero stupisce e ti regala emozioni forti e diverse anche per la bravura strepitosa di un attore di sceneggiate, Ernesto Mahiuex, tra due giovani bravi e belli, Valerio Foglia Manzillo ed Elisabetta Rocchetti". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 14 dicembre 2002)