Il giovane Vincent, reduce di guerra e provato da tristi esperienze, trova lavoro come assistente in una clinica per malati mentali. Fra le persone ricoverate viene colpito dalla bellezza e dal fascino sottile di Lilith Arthur, una singolare creatura che considera l'amore fonte universale di gioia e che non si sottrae quindi alle più diverse esperienze, anche le più innaturali. Vincent non ha il coraggio di reagire ai propri sentimenti finché, un giorno, non s'accorge che Lilith prova un nuovo interesse per un altro paziente. Geloso, Vincent spinge il rivale al suicidio. Il fatto provoca irrimediabilmente la rottura del precario equilibrio psichico di Lilith, la quale cade nel baratro della pazzia furiosa. Vincent, a sua volta, invoca i suoi colleghi di salvarlo dalla follia che sente insinuarsi nella propria mente.
SCHEDA FILM
Regia: Robert Rossen
Attori: Warren Beatty - Vincent Bruce, Jean Seberg - Lilith Arthur, Peter Fonda - Stephen Evshevsky, Kim Hunter - Dr. Bea Brice, Anna Meacham - Sig.ra Yvonne Meaghan, Gene Hackman - Norman, James Patterson (II) - Dr. Lavrier, Robert Reilly - Bob Clayfield
Soggetto: J.R. Salamanca - romanzo
Sceneggiatura: Robert Rossen
Fotografia: Eugen Schüfftan
Musiche: Kenyon Hopkins
Montaggio: Aram Avakian
Scenografia: Richard Sylbert
Arredamento: Gene Callahan
Costumi: Ruth Morley
Effetti: Film Optical
Altri titoli:
La dea dell'amore
Durata: 112
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: romanzo di J.R. Salamanca
Produzione: ROBERT ROSSEN PER COLUMBIA PICTURES
Distribuzione: CEIAD
NOTE
- GIRATO NEL MARYLAND (USA), A GREATS FALLS E ROCKVILLE.
- CANDIDATURA AL GOLDEN GLOBE 1965 COME MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA PER JEAN SEBERG.
CRITICA
"Il film, non privo di qualità formali, ha il difetto di non penetrare a sufficienza nel difficilissimo mondo della pazzia, limitandosi ad una presentazione estetizzante e perciò falsa. Anche il tono risente di una mancanza di fusione tra alcuni elementi simbolici ed il realismo che guida l'intera vicenda. Nonostante l'impegno, i protagonisti non riescono a dare sostanza drammatica ai loro personaggi." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 52, 1965)