Assan, un senegalese naufrago sull'isola di Lampedusa, in sei mesi risale l'Italia passando per Napoli, Firenze e Torino, cambiando di volta in volta lavoro. Quando finalmente riesce a ottenere il permesso di soggiorno, viene quasi linciato in una rissa fuori da una discoteca ed entra in crisi. Decide allora di tornare a Cap Skiring, in Senegal, e una volta tornato al suo villaggio, di fronte alle insistenze del suo vecchio maestro, racconta la sua esperienza.
SCHEDA FILM
Regia: Vittorio De Seta
Attori: Marco Baliani, Claudia Muzzi, Djbril Kebe - Assane, Paola Ajmone Rondo
Sceneggiatura: Vittorio De Seta
Fotografia: Antonio Grambone
Musiche: Ismaël Lô
Montaggio: Marzia Mete
Durata: 123
Colore: C
Genere: DRAMMATICO DOCUMENTARIO
Produzione: DONATELLA PALERMO PER A.S.P., METAFILM
Distribuzione: ISTITUTO LUCE
Data uscita: 2006-09-01
NOTE
- FILM REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI.
- EVENTO SPECIALE ALLA 63MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2006).
CRITICA
"Dopo molti anni di silenzio, torna a riproporci un lungometraggio per il cinema Vittorio De Seta, premiato negli anni Sessanta a Venezia per la sua celebrata opera prima, 'Banditi a Orgosolo', largamente applaudito in televisione nei Settanta con 'Diario di un maestro', in seguito molto attivo (e apprezzato) negli Ottanta con alcuni suoi cortometraggi. Sempre attento alla realtà, specialmente dal punto di vista sociologico, anche adesso, con questo film, la affronta con l'intenzione aperta di documentarla dal vivo, pur ricostruendola secondo meditate e precise linee drammaturgiche. (...) Tutto asciutto, autentico, svolto con una progressione drammatica che però non sembra dover mai nulla alla finzione: tanto gli ambienti sono reali e i personaggi, tutti i personaggi, sembrano colti lì all'improvviso da una macchina da presa che, per merito anche del digitale, dà ad ogni gesto, ad ogni reazione, persino ad ogni dialogo scopertamente improvvisato, una sensazione splendida di immediatezza. Come, anche in passato, accadeva sempre nel cinema di De Seta, teso a raggiungere, ad ogni svolta, gli equilibri più attenti fra il documento e la cronaca. Con il sussidio qui anche di interpreti, per la maggior parte non professionisti che, esprimendosi spesso, soprattutto i senegalesi, nella loro lingua, aumentano quell'effetto dal vero cui il film tende dal principio alla fine. Con una forza civile che sa diventare cinema." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 18 settembre 2006)