LETTERE AL VENTO

ITALIA 2002
Niko - cinquantenne ex professore albanese ed ex segretario del Partito Comunista del suo paese - deve trovare i soldi per raggiungere l'Italia e scoprire che fine ha fatto suo figlio Mikel, partito via mare anni prima, di cui non ha avuto più notizie ma che regolarmente manda i soldi per mantenere la famiglia. Uno strano evento lo spinge ad imbarcarsi in questa impresa: a scuola, sua figlia viene rapita per essere avviata alla prostituzione, ma quando i carcerieri scoprono che si tratta della sorella di Mikel la liberano immediatamente. Cosa è diventato Mikel in Italia? E perché tutti lo temono?
SCHEDA FILM

Regia: Edmond Budina

Attori: Edmond Budina - Niko, Bujar Asqeriu - Gon Doji, Violeta Trebicka Banushi - Lela, Flavio Bucci - Kastriot, Ermela Teli - Amica Di Goni, Yllka Mujo - Goni, Lulzim Zeqja - Roberto, Naun Shundi - Fatmir, Adele Budina - Eda, Gerti Ferra - Caku, Eriona Kakeli - Arianna, Blendi Petriti - Zarce, Lirjon Mille - Dini, Vitmar Basha - Uomo Piffero

Soggetto: Edmond Budina

Sceneggiatura: Edmond Budina

Fotografia: Tommaso Borgstrom

Musiche: Fatos Qerimi

Montaggio: Fiorella Giovanelli

Scenografia: Antonio Farina

Costumi: Grazia Colombini

Durata: 84

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: DONATELLA PALERMO PER A.S.P., ERAFILM (TIRANA)

Distribuzione: LUCKY RED

Data uscita: 2003-06-13

NOTE
PRESENTATO AL TAORMINA BNL FILM FESTIVAL 2003.
CRITICA
"C'è un nuovo paese sulla mappa del cinema europeo: l'Albania. Lo diciamo dopo aver visto 'Lettere al vento' di Edmond Budina, un ex-protagonista della scena culturale e teatrale di Tirana che da una decina d'anni è arrivato in Italia, dove aveva parenti, e oggi fa l'operaio assemblatore di turbine idrauliche a Bassano del Grappa. (...) A render prezioso il film più che la storia è lo stile. Improntato, finché Budina resta in patria, a una specie di 'realismo magico' con echi felliniani (il Fellini balcanico reinventato da Kusturica) che mescola sogno e realtà con contagiosa semplicità. Le carte svolazzanti del titolo vanno infatti prese alla lettera. Sono quelle che Budina sogna ossessivamente. Sono le lettere che il figlio gli scrive, e che non riesce a leggere. Sono le carte che mulinano nell'aria al passaggio dei soldati. Ma sono anche le banconote gettate sulla sposa durante una festa nuziale da un trafficante che si è arricchito trasportando clandestini di là dell'Adriatico, e che avrà un ruolo chiave in tutta la vicenda. In questi momenti, nell'alternarsi di grottesco e quotidiano, di tragico e assurdo, sta il meglio di un film che per altri versi ci riporta al vasto filone del cinema capace di ridisegnare, parlando di lavoro o di emigrazione, la mappa dei sentimenti contemporanei. Non è poco per un esordiente-operaio ormai cinquantenne". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 14 giugno 2003)

"E' un film cui voler bene per la sincerità con cui affronta fin troppi temi, cercando un equilibrio delicato tra il pubblico e il privato". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 14 giugno 2003)

"La storia di Edmond Budina la raccontò Antonella Barina sul 'Venerdì' del 2 novembre 2001. E' una storia un po' speciale e vedendo ora il suo film 'Lettere al vento' non puoi non chiederti se essa non induca a una benevolenza superiore ai meriti dell'opera. La risposta è no. Con le sue evidenti debolezze o ingenuità, è un film assolutamente degno". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 14 giugno 2003)

"Budina, ex direttore dell'Accademia di Arte drammatica di Tirana e oppositore del regime, da operaio nel Triveneto racconta l'Albania del post-Hoxa abbagliata dal miraggio occidentale e in cui il racket ha preso il posto del corrotto potere politico. Nico, professore idealista, ridotto a vendere banane al mercato, parte per l'Italia in cerca del figlio Keli il cui nome terrorizza le due sponde dell'Adriatico. Spietato con i suoi. E con noi. Bravo". (Paola Piacenza, 'Io Donna', 28 giugno 2003)