La vivace compagnia del Davaï Theìâtre gira di città in città, con appresso il loro tendone, mettendo in scena Cechov. Tutti loro portano sogno e disordine: sono orchi, giganti, e hanno mangiato teatro e chilometri. Una turbolenta tribù di artisti in cui lavoro, legami familiari, amore e amicizia si mescolano con veemenza, scavalcando i confini tra la finzione del palcoscenico e la vita reale. Tuttavia, l'arrivo improvviso di un bambino e il ritorno di una ex amante farà riaprire ferite che essi credevano oramai dimenticate. Ma la festa avrà inizio...
SCHEDA FILM
Regia: Léa Fehner
Attori: Adèle Haenel - Mona, Marc Barbé - Mr Déloyal, François Fehner - François, Marion Bouvarel - Marion, Inès Fehner - Inès, Lola Dueñas - Lola, Philippe Cataix - Chignol, Christelle Lehallier - Mireille, Thierry de Chaunac - de Chaunac, Nathalie Hauwelle - Krista, Jérôme Bouvet - Pierrot, Simon Poulain - Il giovane, Ibrahima Bah - Joss, Daphné Dumons - La cavalletta, Florian Labriet - Régis, Patrick d'Assumçao - Amante di Marion, Eva Ordonez-Benedetto - Gisèle, Melanie Leray - Marie, Anthony Bajon - Giovane della carovana, Margot Ballay, Cerise Ballay, Lucien Ballay, Adèle Dauriac, Altarik Labriet, Naïm Chigot, Léonie de Chaunac, Capucine Labriet
Sceneggiatura: Léa Fehner, Catherine Paillé, Brigitte Sy
Fotografia: Julien Poupard
Musiche: Philippe Cataix
Montaggio: Julien Chigot
Scenografia: Pascale Consigny
Costumi: Caroline Delannoy, Sylvie Heguiaphal
Durata: 144
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: SCOPE, DCP (1:2.35 LETTERBOX IN 1.85)
Produzione: BUS FILMS, IN CO-PRODUZIONE CON FRANCE 3 CINÉMA, IN ASSOCIAZIONE CON PYRAMIDE, INDÉFILMS 3
Distribuzione: CINECLUB INTERNAZIONALE (2017)
Data uscita: 2017-01-26
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: CANAL+, FRANCE TÉLÉVISIONS; CON IL SOSTEGNO DELLE REGIONI: AQUITAINE, LANGUEDOC-ROUSSILLON E MIDI PYRÉNÉES; IN PARTNERSHIP CON IL CENTRE NATIONAL DU CINÉMA ET DE L'IMAGE ANIMÉE; CON LA PARTECIPAZIONE DEI DIPARTIMENTI DELL'AUDE ET DEL LOT-ET-GARONNE; CON IL SOSTEGNO DI: PROCIREP, SPEDIDAM, SACEM.
CRITICA
"Concepito come una torrenziale full immersion in questo mondo parallelo, 'Les ogres' ('Gli orchi') ci porta nel cuore di una delle ultime utopie possibili. Il teatro, quel tipo di teatro, visto come un modo per vivere senza integrarsi nella società e insieme per non rinnegarla del tutto, lavorando sui suoi punti nevralgici con gli strumenti dello spettacolo. Nessuna utopia però è senza rischi, e per rifiutare le regole borghesi questi girovaghi eternamente su di giri che discutono sempre ogni cosa tutti insieme appassionatamente, affrontano problemi personali giganteschi. Anche se naturalmente nulla può essere davvero personale, tutto finisce in piazza, anzi in scena. (...) Tutto genera discussioni interminabili, a volte violente ma sempre imprevedibili e alla lunga anche molto emozionanti. Perché dietro tutto quel chiasso, in scena e dietro le quinte, quelle sparate, quelle dichiarazioni di principio, palpita ostinata e irragionevole quella cosa informe e un po' sporca che da sempre cerchiamo di rinchiudere dentro pagine, palcoscenici e schermi, come le vacche che un giorno invadono l'accampamento. Insomma, la vita." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 gennaio 2017)
"L'antica faccenda di vita e arte che si confondono è al centro dei legami tra i membri della compagnia teatrale itinerante, al tempo stesso famiglia nomade, impegnata nel replicare una rielaborazione cechoviana un po' zingara e un po' circense mentre divampano passioni e delusioni, recriminazioni e vendette. (...) realtà e scena vivono in simbiosi. Curioso, ma imperdonabile alla regista Léa Fehner il troppo istinto di conservazione al montaggio. La cura delle forbici avrebbe fatto benissimo al film." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 26 gennaio 2017)
"Malinconico e riottoso, bohémien e scanzonato, il film - troppo lungo - mette in scena gli immaginifici orchi del titolo, senza dimenticare il primo ingrediente della finzione: la vita. Stranamente poco fighetta nonostante la formazione a La Fémis, la Fehner prende dalla propria biografia e, anche gli attori, dalla propria famiglia, e con qualche originalità segue la strada già percorsa da illustri cineasti, su tutti il nostro Fellini." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 26 gennaio 2017)
"Con la cinepresa immersa nel caos insolente, allegro, disturbante e insieme rivelatore della compagnia di teatro viaggiante Fehner (...) fa il diario di una messinscena (...) e di una tournée come diagnosi a cuore aperto di una cultura zingara (...). A rischio, a volte, di esibire l'anarchia dell'artista come valore fondante, con ritmo e sane scelte di montaggio riesce invece a scuotere lo sguardo composto e perbene della norma, non solo al cinema. Notevoli i faccia a faccia d'amore. Il cast si gioca la vita, con scarsa protezione della finzione. Una sorta di 'All That Jazz' circense, dove però la 'scena' della famiglia è sia l'incubo che la cura." ('Nazione-Carlino-Giorno', 26 gennaio 2017)